Si è conclusa la terza puntata del Festival di Sanremo 2023, e tra i momenti più belli ricordiamo il monologo di Paola Egonu, la pallavolista della nazionale italiana. Ha aperto il suo cuore al pubblico seduta sugli scalini dell’Ariston e dopo tante chiacchiere su di lei e le sue reazioni, da qualcuno ritenute vittimistiche, ha lasciato la sua storia. Una storia di coraggio e determinazione e fatta di tanti perché. Leggiamo insieme il testo del suo monologo.
Il monologo di Paola Egonu sul palco di Sanremo
Paola Egonu è nata il 18 dicembre del 1998 a Cittadella, in provincia di Padova. È prima di tre figli, i suoi genitori sono persone semplici. Paola è figlia di migrati nigeriani, il padre Ambrose era un camionista di Lagos, mentre la madre Eunice era un’infermiera a Benin City. Ecco il testo del monologo:
“Che emozione, spero di trasmettervi amore ed empatia. Questa sera non sono qui a dare lezioni di vita, sono più le cose che posso imparare di quelle che posso insegnare. Cerco di ascoltare, e l’ho fatto anche in queste settimane. In passato sono stata definita ermetica e così ho provato ad aprirmi, ma alcune frasi sono state estrapolate come titoli per far rumore. Ho capito che ogni pensiero, quando viene condiviso, non è di chi ha pronunciato quelle parole.
Sono la prima di tre fratelli e devo tutto a mamma e papà. Sono loro che mi hanno permesso di vivere una infanzia felice, insegnandomi che se vuoi qualcosa devi guadagnartelo, senza temere sacrifici. Mi hanno aiutata a trovare il mio percorso, anche se questo per loro ha significato vedermi andare via di casa a 13 anni. Non sono madre, ma sogno di diventarlo un giorno. Grazie mamma, grazie papà, avete rinunciato a me per amore. Mi sono mancate le vostre carezze e le vostre attenzioni, ma sapevamo che questa era la mia strada. Da piccola ero fissata con i ‘perché’, poi sono diventata grande, ma i perché sono continuati. Mi chiedevo perché mi sentivo diversa, perché mi punivo. Poi ho capito che la mia diversità è la mia unicità.
La maggior parte della gente sceglie il bicchiere trasparente, ma se provate a prendere un altro bicchiere, capirete che siamo tutti uguali oltre le apparenze. Lo sport mi ha dato tanto, ma credo che la sconfitta non sia solo quando perdi una partita. Vengo criticata, le critiche non mancheranno mai, alcune sono costruttive, altri sono veri macigni. Sta a noi dare il giusto peso alle cose. Amo l’Italia, vesto con orgoglio la maglia azzurra, per me la più bella del mondo. Ho un senso profondo di responsabilità nei confronti di questo paese, spesso ho fallito gli appuntamenti decisivi della mia carriera, ma questo non fa di me una perdente. Così come non è perdente chi prende un voto basso o chi non riesce a realizzare il suo sogno o chi arriva ultimo a Sanremo. Su questo palco Vasco Rossi è arrivato penultimo”.