Tante sono le novità che Mondadori ci riserva anche in chiusura del mese di Novembre 2024. Tra nuovi romanzi e vecchi ma intramontabili classici, la casa editrice continua ad accompagnarci con sempre nuove e gradite sorprese. Ecco tutti i dettagli!
Mondadori e la narrativa straniera
Identità sconoscita di Patrizia Cornwell
Le autopsie possono rivelare i segreti dei defunti. E questa vittima sta inviando a Kay Scarpetta un messaggio. Mentre è impegnata nel caso di omicidio di una bambina, la anatomopatologa Kay Scarpetta viene convocata in un parco a tema abbandonato per recuperare un cadavere, ed è sconvolta nell’apprendere che la vittima è l’astrofisico Sal Giordano, vincitore di un premio Nobel e collaboratore della Casa Bianca, ma soprattutto l’uomo di cui Kay un tempo era innamorata. Quando insegnava a Roma agli inizi della sua carriera, Scarpetta aveva avuto con lui un’intensa storia d’amore, sfociata in un’amicizia durata tutta la vita.
La scena del delitto è bizzarra, con un cerchio di petali di fiori di melo intorno al corpo di Giordano, la cui pelle è stranamente arrossata. Proprietario dell’inquietante luna park è Ryder Briley, il padre della bimba uccisa. C’è forse un collegamento tra le due morti? Lucy, la nipote di Scarpetta, crede che Giordano sia caduto da un mezzo volante non identificato. Scarpetta sa che l’autopsia può rivelare molti segreti relativi al defunto, ma è scioccata nel constatare che l’amico sembra averle lasciato deliberatamente un indizio.
Gli investigatori sono combattuti tra ipotesi che coinvolgono forze ultraterrene e sospetti su Giordano stesso, ma Scarpetta individua una traccia più vicina a casa, e molto più temibile. Dando vita a colpi di scena inconfondibili e a personaggi indimenticabili, Patricia Cornwell in Identità sconosciuta regala ai lettori un nuovo emozionante capitolo della serie crime migliore di tutti i tempi.
Sogni fragili di Ava Reed
Paura. Collera. Disperazione. L’impulso indomabile di non accettare la realtà. Lo conosco bene. È una sensazione che avvelena. Io l’ho superata, ma non me ne sono mai liberata. Un veleno che mi riempie, mi compenetra e mi piega le ginocchia. Che mi mostra l’abisso senza mai gettarmici. Mi trasforma in una persona che non riconosco e che non ho mai voluto essere. Giorno dopo giorno.
Quando Jane Miller inizia a lavorare al Whitestone Hospital come medico specializzando sente finalmente di aver trovato qualcosa di bello a cui aggrapparsi, qualcosa in grado di farle scoprire una forza che mai avrebbe pensato di avere in sé. Un fatto gravissimo che la vede suo malgrado protagonista e vittima, però, rischia di allontanarla dall’ospedale, la sua ancora. Provvidenziale è l’intervento della dottoressa Abby Clark che le permette di trascorrere il tempo necessario alla completa guarigione nel reparto di ginecologia che lei dirige.
Vivere giorno dopo giorno accanto alla donna, inizia a smuovere qualcosa in Jane. Abby riesce in qualche modo misterioso a “sentirla” e a vedere dietro le apparenze, indovinando persino quelli che sono i suoi aspetti più cupi e nascosti. E questo non può che far sentire Jane meno sola, finalmente. Ma dopo una vita intera passata a nascondere i suoi sentimenti a chiunque avesse intorno, può davvero permettersi di aprire il proprio cuore e i propri Sogni fragili a qualcuno?
I classici Mondadori di fine novembre
L’opera in versi e in prosa di Dino Campana
Da Il più lungo giorno – primo manoscritto inviato a Papini e Soffici in vista di una possibile pubblicazione e poi a lungo disperso – ai taccuini, fino ai testi contenuti in fondi divenuti col tempo irreperibili, il Meridiano, a cura di Gianni Turchetta, offre per la prima volta a lettori, studiosi e appassionati la possibilità di leggere per intero, con un ampio apparato di commento, l’opera in versi e in prosa dell’autore dei Canti Orfici.
Intorno a questo libro – ricorda Turchetta – si concentra infatti l’«ossessione variantistica» di Campana, non solo attribuibile alla vicenda biografica, ma specchio di quella «tensione verso la verità e la perfezione dello stile […] per definizione irraggiungibile». Il volume raccoglie inoltre, in ordine cronologico, tutte le lettere, comprese quelle indirizzate a Sibilla Aleramo, con la quale il poeta intrattenne una tormentata e ormai celeberrima storia d’amore.
Orazio: Odi vol. 1 (Libri I-II)
Orazio è il più grande dei poeti lirici che la letteratura latina abbia prodotto, l’unico che si possa paragonare a Pindaro tra i greci, come egli stesso fa più d’una volta, naturalmente sminuendosi davanti al «cigno tebano». «Un lirico greco senza musica», è stato detto di lui: ma quella musica, interiorizzata, romanizzata e portata sui colli della Sabina, la senti risuonare sin dai primi versi della prima ode:
Maecenas, atauis edite regibus, / o et praesidium et dulce decus meum, «Mecenate, che fosti generato da famiglia di re / e sei per me difesa e dolce titolo di gloria», e soprattutto negli ultimi, che proclamano: «Io, per l’edera che è premio alla fronte dei sapienti, / son vicino agli dèi; un fresco bosco, danze leggere / di Ninfe e Satiri mi tengono lontano dalla folla, / se Euterpe non impedisce al flauto di suonare, / se non rifugge Polimnia di trarre accordi dalla lira di Lesbo. / E se tra i lirici vati tu vorrai annoverarmi, / mi sembrerà di toccare il cielo con il capo».
Aveva ragione Emilio Pianezzola, iniziatore di questa edizione e squisito traduttore delle Odi, a concludere la sua splendida Introduzione con le parole di Nietzsche nel Crepuscolo degli idoli: «Non ho mai provato […] in nessun poeta, lo stesso rapimento artistico che mi dette, fin da principio, un’ode di Orazio. […] Questo mosaico di parole in cui ogni parola come risonanza, come posizione, come concetto fa erompere la sua forza a destra, a sinistra e sulla totalità, questo minimum nell’estensione e nel numero dei segni, questo maximum, in tal modo realizzato, nell’energia dei segni – tutto ciò è romano e, se mi si vuol credere, nobile par excellence».
Orazio, che fa poesia «autobiografica», che confessa le sue aspirazioni e le sue delusioni, dichiara di non esser stato colpito da Argo, Micene, Delfi o Atene, quanto «dalla dimora di Albùnea risonante, / dalle cascate dell’Aniene, dal bosco di Tiburno, / dai frutteti umidi per l’acqua viva dei ruscelli»: inventa un nuovo paesaggio della lirica, che vivrà per due millenni con la sua voce particolare, il suo tono apparentemente dimesso ma in realtà squisitamente delicato.
I due volumi che la Fondazione Valla dedica alle Odi di Orazio sono il frutto del lavoro che una squadra padovana guidata prima da Emilio Pianezzola, poi da Gianluigi Baldo, ha compiuto nel corso degli anni: si avvale di un testo critico e di una Nota metrica approntati da Lorenzo Nosarti, e di un commento approfondito e capillare dovuto a Gianluigi Baldo stesso e Antonella Duso.