Caro Lettore, le mie letture sono spesso orientate su temi che riguardano la psicologia o l’auto aiuto. Attraverso questi libri cerco delle risposte e proseguo nel mio percorso di crescita personale.
Il libro che voglio proporti oggi è Mi dicevano che ero troppo sensibile di Federica Bosco.
Federica Bosco ha scritto numerosi romanzi rosa: ha pubblicato con Newton Compton la trilogia composta da Innamorata di un angelo, Il mio angelo segreto e Un amore di angelo (2011). Con Garzanti: Ci vediamo un giorno di questi (2017) e Il nostro momento perfetto (2018). Con questo libro ha invece toccato il tema dell’ipersensibilità mettendosi in gioco in prima persona.
Questo tema mi è molto caro, già in passato avevo letto Il dono delle persone sensibili di Nicoletta Travaini scoprendo finalmente di “non essere strana ma speciale”.
Ma nelle parole di Federica Bosco mi ci sono ritrovata completamente. Ho sottolineato dalla prima all’ultima parola e davvero non mi sono sentita più sola né diversa, perché, appunto, parte di un gruppo di persone che condividono le stesse caratteristiche, date da un particolare modo di funzionare del cervello.
Studi scientifici hanno infatti dimostrato che il cervello di una Persona Altamente Sensibile funziona in modo diverso rispetto agli altri.
Ciò è dovuto principalmente alla genetica, ma dipende anche dall’educazione ricevuta che nel caso degli ipersensibili ha un impatto molto forte nel plasmarne il carattere, più di quanto succeda per la maggior parte degli altri bambini.
Innanzitutto la Persona Altamente Sensibile ha neuroni specchio molto più attivi, quindi sono molto più empatici degli altri; provano emozioni estremamente vivide in risposta a ciò che sta accadendo intorno a loro.
Quindi sentono le cose in maniera più forte di altre persone e raccolgono segnali emotivi anche molto sottili e impercettibili ai più, per questo relazionarsi ad altre persone non è sempre facile per una Persona Altamente Sensibile. Inoltre, sono meno guidate da ricompense esterne e per questo anche meno attratte da situazioni altamente stimolanti che il più delle volte finiscono per travolgerle.
Mi dicevano che ero troppo sensibile
Ho sempre saputo di essere troppo sensibile. Fin da quando ero piccola mi accorgevo di non percepire le cose come gli altri bambini, ma di sentirle in maniera molto più profonda, intensa, lacerante, da qualche parte fra il cuore e la pancia. Però non riuscivo a esprimerle in nessun modo…
Federica Bosco parla della sua vita da persona ipersensibile, e ne parla aprendo il suo cuore e lasciando scorrere i suoi ricordi dell’asilo fino all’età adulta. Tutti gli episodi sono raccontati e ripercorsi senza risparmiare particolari o situazioni tanto da permettere di ritrovarsi parola per parola in pensieri, emozioni e sensazioni.
Fa anche diversi riferimenti agli studi di psicologi che hanno affrontato il tema dell’ipersensibilità come Elaine Aron, Jeanne Siaud-Facchin, Elena Lupo ed altri. Inoltre alla fine del libro sono elencati una serie di libri da leggere sull’argomento.
Ho deciso di parlarti di questo libro perché se fai parte di quel 20% di persone che sentono le emozioni così profondamente da rischiare di venirne sopraffatti potrai comprendere perfettamente cosa vuol dire per un ipersensibile vivere in un mondo dove la maggior parte della popolazione non lo è.
E questo libro, oltre a farti rivivere e toccare con mano tutte le esperienze che anche tu hai vissuto e che avrai magari catalogato come fallimenti, potrà darti degli utili consigli per accettare ciò che sei e finalmente trasformare i tuoi punti di debolezza in potentissimi poteri per affrontare le sfide di ogni giorno.
Se non lo sei sicuramente potresti aver incontrato o aver accanto una persona ipersensibile e questo libro ti potrà servire per capire quanto sia diverso il suo modo di sentire e risponderà alle tante domande sul suo a volte non comune comportamento.
Io convivo con questo che a volte mi sembra un dono prezioso altre volte una “condanna”.
Sentirsi diversi ed effettivamente esserlo non è sempre bello soprattutto quando a volte vorresti anche tu lasciare scorrere qualcosa che non va e non pensarci continuamente, non avere sempre la necessità di controllare tutto e quando qualcosa sembra sfuggirti di mano, rischiare di perdere il controllo anche di te stessa.
Con il tempo sono migliorata e ho imparato a gestire queste mie caratteristiche ma è stato ed è un percorso lungo e a volte doloroso.
Ho imparato che posso arrivare con il mio sentire dove altri non possono e per questo cerco di utilizzare al meglio questo dono, anche attraverso la scrittura che è per me un modo per condividere il mio percorso.
Se ti va condividi nei commenti la tua esperienza, perché sapere che non si è soli aiuta tantissimo.
Come sempre buona lettura!