Come farà Mcdonald a diventare la più grande libreria d’Italia? Mettendo libri negli Happy Meal ovviamente.
Dal 4 marzo andando da Mcdonald ed ordinando un Happy meal, il menù appositamente studiato per i bambini, avrai la possibilità di scegliere tra il solito gadget/giochino ed un libro. Scegliendo quest’ultimo ti troverai tra le mani un Happy meal readers con al suo interno “Le avventure dei gemelli Gelsomino“, collana scritta appositamente da Cressida Cowell (autrice della trilogia da cui è ispirato “Dragon trainer” della DreamWorks Animation), che narra le avventure di due coppie di gemelli e della loro macchina del tempo con la quale saltano qua e la nella storia e preistoria. La serie uscirà due numeri alla volta con un ricambio ogni otto mesi, per un totale di dodici libri in quattro anni.
Quindi, dati alla mano, con più di un milione di clienti all’anno, di cui molti sono famiglie con bambini, forse Mcdonald non supererà le vendite delle grandi librerie, ma non sarà nemmeno un fenomeno irrilevante.
Esattamente in questo punto sento qualcosa prudermi dentro.
Perché mi da così fastidio?
Insomma, come lo spiego questo senso di fastidio che provo a leggere questa notizia? Perché dei libri per bambini regalati dove i bambini vanno mi agita qualcosa dentro?
Che sia il senso di sacralità di cui abbiamo rivestito i libri nel tempo?
Andiamo con ordine. L’Italia non è il primo paese in cui l’Happy meal readers viene proposto, infatti nel mondo esiste dal 2001, distribuendo in questa maniera più di quattrocentomila libri; poco più di ventiduemila all’anno. Contando che in Italia nel 2017 sono stati venduti più di ottantotto milioni di libri (dati AIE, associazione italiana editori), senza contare le vendite Amazon che non fornisce dati, difficilmente Mcdonald diverrà la maggiore libreria in Italia; forse quella con più punti vendita, ma non quella con le vendite più alte.
Aaaah, che sollievo! Non sarò mai costretto ad ordinare un Mclibro con patatine e coca grande.
Il fastidio è quasi sparito, il mio immaginario dei libri e della lettura è salvo. Ma non so ancora perché l’ho provato. Insomma, se mi fossi fermato un secondo a pensare, ci sarei potuto arrivare che con due libri ogni otto mesi Mcdonald non può riuscire ad intaccare l’industria editoriale Italiana. Tuttalpiù potrebbe far scoprire la lettura a qualche bambino.
Cosa ci può essere di male?
Probabilmente nulla, anzi trovare delle criticità in un’iniziativa come questa è solo un dare contro a prescindere, ma anche in questo ci deve essere un perché.
Come dicevo prima, questa non è un’iniziativa nuova e prima di noi, tra i tanti paesi che ha toccato, vi è stata la Francia. Grazie a questo possiamo dire due cose: solo il 15% dei bambini sceglierà il libro al posto del giocattolo e gli intellettuali si arrabbiano.
Il primo dato ridimensiona ulteriormente l’impatto sul mercato che avrà questa promozione, mentre l’astio degli intellettuali mi da un indizio sul perché nel leggere la notizia io abbia provato quella sensazione di fastidio.
La sacralità del libro
Come mai gli intellettuali protestano? Perché il libro è sacro.
Cosa ruota attorno ad ogni cosa sacra? Un rituale.
Cosa ho scritto poco sopra?
il mio immaginario dei libri e della lettura è salvo
Cosa intendevo con questo? Intendevo il rituale di entrare in una libreria, di guardare le copertine e sfogliare libri sino a decidere di uscire con molti più libri di quelli che avevo deciso di comprare all’inizio; oppure anche, perché no, semplicemente farmici un giro solo per sentirmi meglio. Forse uno dei confusi timori che si svegliarono in me leggendo la notizia risiedeva nel rischio di barattare il profumo della mia libreria piena di libri letti e da leggere con quello di patatine e BigMc.
Sì, direi che è questa paura di perdere i miei rituali quello ho provato leggendo la notizia.
Tutto bene quindi?
No.
Perché leggo? Per la libreria o per me?
Bene, direi che Mcdonald non spazzerà via l’editoria italiana e nemmeno farà puzzare la mia libreria, ma ora ho un dubbio su me stesso: perché leggo?
Se dovessi dare una risposta che mi piace direi:
Leggo per dialogare con l’autore ed attraverso questo dialogo migliorare me stesso
Bello vero? Mi sento quasi uno di quegli intellettuali con le toppe sui gomiti delle giacche.
Ma sarà vero? Ma sopratutto, che vuol dire?
Vuol dire che, da un po’ di tempo a questa parte, mi sono reso conto di essere un ignorante abissale (sorvoliamo un secondo su quanto l’ignoranza sia una condizione di fatto dell’essere umano sennò non ne vengo più a capo), quindi ho deciso di colmare le mie lacune appassionandomi in particolare alla storia ed antropologia. Oltre a questo scrivo (se non ci credete c’è il link per i miei racconti nella mio Bio qua sotto), quindi ho cercato di leggere autori che mi aiutasse a migliorare. Fino qua tutto bene, ma c’è il lato oscuro in tutto.
In primo luogo, si rischia di far diventare più importante l’oggetto del contenuto, quindi far sopravanzare il libro alla parola scritta, l’esempio classico sono le gare a chi legge di più; sarebbe molto più utile la gara a chi capisce più libri o, meglio ancora a chi viene cambiato di più dai libri letti (il cambiamento è insito nel miglioramento).
In secondo luogo, si rischia di sentirsi in dovere o diritto di ostentare il proprio sapere e quello che si è letto, arrivando a considerare chi non legge un essere umano di serie B. Insomma, si passa dal leggere per migliorarsi a leggere per innalzarsi sugli altri e, magari, porre il proprio trono di libri sulle loro teste.
Questi due modi di vivere la lettura hanno una cosa in comune: essi sono elitari, anche se in maniera differente. Il primo infatti non è competitivo, tutti coloro che si alzano sopra la folla sono con me ed io godo della loro compagnia; mentre il secondo lo è, godo sempre del far parte di quel gruppo di eletti ma il gruppo stesso diviene la concorrenza che mi preclude la vetta.
Perché dico che sono il lato oscuro? Perché spostano il focus da me agli altri, quindi non sarà più un migliorarmi, ma un tentativo di sopravanzare le altre persone. Questo pone due limiti: primo un arrivo e secondo il rischio di non vedere con chiarezza il mondo. Per quanto riguarda “l’arrivo“, intendo il fatto che si possa arrivare a credere di essere ad un punto in cui non si abbia più nulla o nulla di utile da imparare, quindi si smette di crescere ed essendo la crescita il mio obiettivo ciò non è buono. Mentre con “non vedere con chiarezza il mondo” mi riferisco alla tipica miopia di chi è così sicuro della superiorità dell’elite a cui appartiene da non considerare la visione del mondo di chi non ne fa parte, bollando, magari per mezzo di mirabili giri di parole, questi fondamentalmente come inferiori. Chi percorre questa via si dimentica di come ciò che scriviamo sia sempre una semplificazione del mondo, semplicemente perché nessun libro può contenerlo tutto, tutt’ al più può contenere la descrizione esaustiva del mondo per l’autore. Quindi inalzando più del dovuto la sua conoscenza ed, a volte, illudendosi che nessuno che non legga possa aiutarlo nella sua crescita.
Forse qua potrei aver toccato un altro tema, come la crescita non sia veramente paragonabile ad una scala che corre gradino dopo gradino verso l’alto, ma più simile alla chioma che con la sua moltitudine di rami ha numerosi percorsi laterali.
Ma credo che possa bastare, non avrei mai pensato che il Mcdonald un giorno mi avrebbe portato a delle riflessioni sul mio rapporto con la lettura.
Bravo Mc!
Ah, dimenticavo di rispondere alla domanda sul perché leggo. Direi sia per “dialogare con l’autore ed attraverso questo dialogo migliorare me stesso”, ma anche perché mi iace la mia libreria piena, l’odore della carta stampata, poter scrivere a matita sui bordi le mie note e, a volte, mandare a quel paese l’autore quando secondo me dice banalità o fesserie. Mi diverto con poco. Ed ora, grazie a Mcdonald, posso vedere meglio anche i pericoli in cui posso incorrere se la mia passione prendesse l’inclinazione sbagliata.
Bravo Mc!
Quindi?
Direi che sono contento di questa iniziativa e chi la critica lo fa solo per amore di ciò che circonda l’essenza dei libri: copertina rigida, libreria dal buon profumo, ostentazione della conoscenza, tutto ciò che ho descritto sopra ed altro probabilmente…
L’essenza dei libri sono le parole in essi contenute e la loro è il significato che l’autore tenta di dargli. Quello che recepiremo noi sarà il frutto di questo e dei nostri personali filtri culturali. Quello che verrà generato saranno ragionamenti e riflessioni, che a loro volta ci porteranno a piccoli cambiamenti e al nostro essere di domani.
Un’iniziativa come questa credo porterà una maggiore confidenza nella lettura ai bambini che sceglieranno i libri di Cressida Cowell al posto del gioco, questo abbatterà in loro un filtro che gli precluderebbe il mondo letterario e cioè quello della lettura noiosa (non dimentichiamoci che solitamente ad un’elite ne corrisponde un’altra opposta, in questo caso quella dei “non leggo perché è roba vecchia“).
Quindi bravo Mcdonald e buon Happy meal readers a tutti!