Matteo Strukul continua ad emozionami! In verità, dopo aver letto e recensito La Corona del potere aspettavo con ansia di poter leggere altro di lui e presentandosi l’occasione non me la sono fatta sfuggire.
Matteo Strukul racconta il Poeta guerriero
Dante Enigma, il suo ultimo romanzo, lo affermo ormai da fan letteraria, è un altro piccolo capolavoro di letteratura storica. Premetto, quand’anche si fosse dedicato ad un argomento diverso, il suo stile mi avrebbe comunque affascinato, ancor più.
Non voglio certo cadere nella banalità dei complimenti a priori, ho atteso comunque di leggere il libro prima di dare seguito ad eventuali entusiasmi e, chiusa l’ultima pagina, al di là di qualsiasi ragionevole dubbio, il mio pensiero non è cambiato.
Sono molti gli aspetti che mi hanno portato a pensarlo. Prima di qualsiasi cosa l’argomento, attualissimo, Matteo Strukul ci avvicina a Dante in un momento particolare della sua vita. Firenze è dilaniata da faide interne, alla mercé di governanti senza scrupoli, assuefatti all’odio, allo spirito di conquista e di onnipotenza. Gli equilibri politici sono mantenuti da invisibili quanto fragili alleanze che una volta frantumate danno vita a guerre improvvise e vendette fratricide.
È il tempo dei cambiamenti politici delle trasformazioni sociali conquistate con il sangue delle vittime innocenti, la crudeltà dell’inevitabile che spinge i potenti a fare e disfare purché sia fatta la storia. Dante ne è coinvolto, respira l’aria della rivoluzione, ne è attratto e al contempo respinto per la violenza dei costumi. È un aspetto del poeta che lo scrittore evidenzia spesso, in alcuni passaggi in modo eccessivo.
Non si tratta di riconoscere la sua anima poetica quanto di scoprire quella guerriera, reazionaria, in continua sfida tra la ineluttabilità della realtà politica e lo spirito critico che lo spinge ad allontanarsi. In un vortice di sentimenti e sensazioni contrastanti Dante vive il suo enigma maturando nel tempo una graduale consapevolezza letteraria e poetica, da concretezza ai pensieri, delinea i criteri su quale costruire la sua opera più grande al servizio del mondo.
La capacità narrativa dell’autore, in questo caso, rende tutto più comprensibile, disegna con le parole il percorso dei personaggi, il loro evolversi, entra nelle menti e ti costringe a seguirlo, lasciandoti in un angolo a rimirare la bellezza o a inorridire per la crudezza degli eventi..
Dante parò il fendente portato dal nemico. Poi con le ultime forze rimaste colpì l’altro con una gomitata. Al contatto, il naso dell’uom si ruppe, le cartilagini schioccarono, lasciando sangue copioso.
Sul volto, ora il ghibellino pareva avere un piatto di pere marce, cadde in ginocchio davanti a Dante ma egli non ebbe cuore di finirlo.
“Messere” disse ansimante con l’ultimo filo di voce che gli rimane in gola “siete alla mia mercé. Desistete”. L’altro lasciò cadere la spada e alzò le mani in aria. Dante lo guardò. Si sentiva debole e temette che di lì a poco avrebbe potuto avere una crisi. Anzi ne era certo. Ormai di fronte a lui vedeva solo un’unica infinita distesa di cadaveri.
Matteo Strukul racconta Dante e il suo enigma
È un Dante diverso, pronto a buttarsi nella mischia poiché convinto che solo attraverso il vero coinvolgimento c’è comprensione degli eventi, una realtà dalla quale non si può prescindere. Il poeta guerriero vive le sue contraddizioni, è preda di continui timori, dubbi e incertezze del vivere quotidiano. Il male oscuro lo opprime e lo tormenta, l’amore platonico per Beatrice si contrappone all’esigenza di essere amato per quello che è.
Strukul non tralascia nulla. La sua penna è come una lente d’ingrandimento, guarda la realtà per quella che è.
Dante Enigma, la costruzione della Divina Commedia
L’approccio di Dante verso il componimento della Divina Commedia passa attraverso il dolore, la lotta impari tra il bene e il male, la rivoluzione sociale, l’eterna consapevolezza che l’unica cura è l’amore, quello sublime, che eleva, sconvolge ma purifica.
“Avevo la sensazione di non essere tagliato per quel mondo. Di non averlo capito e forse di essere incapace di farlo. E poi c’era il dolore per la morte di Beatrice. Quel senso di abbandono e solitudine che non lo lasciava mai, nemmeno per un istante.
Senza contare la tensione quasi insopportabile tra lui e Gemma che lui tentava in ogni modo di rimuovere ma che, invece era sempre li ,a ricordargli quanto l’orrore di Campaldino l’avesse reso un uomo freddo, instabile, incapace di provare affetto”.
“L’unica cosa che in quel momento gli dava un briciolo di speranza era la poesia. Si aggrappò alle parole come avrebbe fatto un naufrago con un asse di legno mentre la tempesta infuriava attorno a lui. Tornò a quello che aveva concepito, recuperò i suoi scritti, i versi dedicati a Beatrice, il racconto dei suoi sogni, quelle sue confessioni tra prosa e rime.
Ora sapeva come concludere il suo progetto. La morte di Beatrice sarebbe stata il punto di svolta di quel suo componimento perché Beatrice era sempre con lui, gli era rimasta vicino, l’avrebbe celebrata con i suoi versi per farne la propria ispirazione, sceglierla come guida del suo prossimo agire.”
Il romanzo è importante, scritto bene, coinvolge e per quanto abbia affrontato la lettura con spirito critico, Matteo Strukul racconta e vive la storia come pochi. Sono certa che anche Dante approverebbe.