Maria Mollo è un’autrice di origini calabresi molto impegnata nel sociale e nel volontariato. Scrive fin da bambina e ha pubblicato diverse opere il cui ricavato è spesso devoluto in beneficienza. Le parole che ho nel cuore è una sua raccolta di poesie di cui ti presento la recensione.
Oltre a essere il titolo della raccolta di poesie di Maria Mollo, Le parole che ho nel cuore, potrebbe essere l’input di una confessione intima, di quelle cioè che non si fanno tanto facilmente e soprattutto si riservano a chi è depositario di fiducia incondizionata. Le parole riposte dentro al cuore sono quelle più preziose, vere e profondamente sentite, sono quelle che si pronunciano soltanto in occasioni speciali e a persone speciali. Non si sprecano con chiunque.
Ho scritto potrebbe essere l’input di una confessione intima e penso che se Maria Mollo lo ha scelto come titolo per la sua raccolta, probabilmente è perché affida alla poesia, sentita come confessione a cuore aperto, le sue parole e i suoi pensieri più intimi e belli. Il cuore è un posto prezioso, dicevo, è il centro della vita, se si ferma il suo battito si ferma l’esistenza e quindi al suo interno trova posto soltanto ciò cui diamo un valore inestimabile. Se poi il valore intrinseco delle parole che custodiamo in esso è soggettivo e non universalmente uguale, è un altro discorso che dipende dalla sensibilità di ogni singola persona.
Maria Mollo affida ad una raccolta di poesie le sue parole più belle e sentite: prese dalla custodia del suo cuore, dove immagino le conservi gelosamente, le offre alla lettura e le condivide con altre sensibilità (quelle dei lettori) simili alla sua: Le parole che ho nel cuore diventa così una raccolta di poesie di sessantanove pagine dalla veste grafica curata ed elegante, racchiuse in una copertina delicata e pubblicate da Dragonfly Edizioni nell’ottobre 2020.
I temi poetici di Maria Mollo in Le parole che ho nel cuore
La poesia, come ribadisco spesso, è materia che attinge dalla vita a piene mani, cosa che del resto fa anche la prosa. Scrittori e poeti raccontano e interpretano la vita secondo le personali esperienze e la propria sensibilità: ciò che differisce uno scrittore da un poeta è il modo con il quale si interpreta e racconta la medesima esperienza.
Questa è una premessa che sento sia doveroso fare prima di addentrarmi nei particolari di Le parole che ho nel cuore di Maria Mollo: raccolta che ha tematiche consuete ma sempre vive, come ad esempio l’amore che occupa buona parte dell’intero libro. E qui mi fermo e apro una parentesi. L’amore è uno dei temi più inflazionati in poesia, anzi forse c’è pure chi potrebbe pensare che sia solo l’amore il tema principale del poetare.
Ora se è vero che l’amore è quel motore che fa girare il mondo, è anche vero che chi vuole fare poesia deve trovare modalità inusuali accostandole all’usuale per parlare d’amore, in caso contrario si rischia di apparire scontati e di spacciare per poesia ciò che poesia non è. E quanto affermo non significa che, vocabolario alla mano, si debba andare a ricercare di chissà quali termini astrusi o aulici: poesia è anche semplicità ma, attenzione non banalità.
Accanto al tema amoroso in Le parole che ho nel cuore di Maria Mollo, trovano spazio altri temi che definisco standard, in quanto sono tra i più inflazionati a livello poetico: i ricordi, lo scorrere del tempo e delle stagioni ma, a onor del vero, nella raccolta troviamo anche temi di recente attualità: la battaglia spesso impari con la malattia, l’esperienza destabilizzante con l’ormai famigerato covid 19 che volente o nolente è diventato motivo di ispirazione per molti scrittori e poeti, la violenza sulle donne…
Temi standard e temi attuali che Maria Mollo tratta con delicatezza e semplicità, usando un linguaggio comprensibilissimo, emozionale e discorsivo che se da un lato arriva direttamente al lettore, dall’altro mette in crisi chi, come me, è abituato a frequentare versi e affini e in qualche modo ha una piccola e sottolineo “piccola” cultura poetica che mi permette di fare una personale valutazione delle poesie che leggo.
Fermo restando che una recensione è soltanto un parere soggettivo, dettato dalla cultura personale, dalla conoscenza e non ultimo dai gusti, ridico e ribadisco fino alla nausea: al di là delle rime, della metrica, delle figure retoriche non basta andare spesso a capo per definire poesia un brano che, sarà anche scritto bene e sicuramente sgorgherà dal profondo del cuore, ma non ne rispetta le fondamentali regole.
In Le parole che ho nel cuore Maria Mollo esterna il suo sentire in tutte le sfaccettature, lo fa in maniera semplice e prosaica e arriva direttamente al lettore ma il punto è proprio questo: il linguaggio della raccolta non è a mio avviso un linguaggio che può essere considerato poesia. La poesia deve, a prescindere da tutte le regole classiche, necessariamente avere delle caratteristiche di liricità che non ho riscontrato leggendo questa raccolta.
Maria Mollo come Montale e la Merini?
Maria Mollo è la poetessa contemporanea pari ai nomi di Alda Merini e Eugenio Montale, non ha nulla da invidiare a coloro che hanno fatto la letteratura contemporanea.
Ho voluto riportare un passaggio della prefazione, fra l’altro senza nessun nome specifico se non un generico L’Editore, perché mi ha lasciata letteralmente senza parole. Ebbene, caro lettore, so che ognuno ha i suoi gusti e può permettersi in teoria di fare tutti gli accostamenti che vuole, so anche che la prefazione di una raccolta di poesie, al pari di un libro qualsiasi, serve a stimolare la curiosità dell’eventuale acquirente, come so che la poesia è un genere poco frequentato e il richiamo a nomi importanti può servire da specchietto per le allodole, ma ritengo che un certo senso della misura è obbligatorio nel fare determinati nomi.
Non voglio pensare che l’editore abbia fatto i primi nomi che, a caso, ha ricordato, come non voglio pensare che conosca poco la poetica di Montale o della Merini ma, con tutto il rispetto dovuto a Maria Mollo, alla sua scrittura e alla sua poetica, il paragone con due poeti di alta e universalmente riconosciuta levatura, è quanto meno azzardato e per diversi motivi, non ultimo l’umiltà e il senso critico nell’accostare un’autrice dallo stile semplice e prosaico, con chi ha dato alla letteratura mondiale versi immortali e di alto lirismo.
Mi scuso con l’autrice per aver posto l’accento su quanto scritto nella prefazione, ma per onestà intellettuale non ho potuto fare a meno di rimarcarlo. Come mi piace rimarcare che nella raccolta ho trovato grandi sentimenti e grande sensibilità che però da sole non sono sufficienti ad essere definiti poesia. Aggiungo, infine che una critica non proprio positiva ma costruttiva, può fungere da stimolo per rivedere le proprie convinzioni e mettersi un minimo in discussione.