La notizia della morte di Diego Armando Maradona è arrivata al mondo in un giorno speciale, il famoso 25 Novembre dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne e ha lasciato attoniti un po’ tutti, amanti del calcio e non. Diego Armando Maradona è stato un mito, un fuori serie, di quelli che ne vedi soltanto uno ogni secolo.
Cosa c’entra Maradona con una rubrica di poesia? Se stai pensando che l’accostamento calcio-versi sia azzardato e poco compatibile, consentimi di dirti caro lettore, che ti sbagli. Non lo dico io che sono soltanto una dilettante in materia, lo affermano i più importanti poeti. Umberto Saba che non è certo l’ultimo arrivato in materia poetica, ha dedicato al calcio fior di versi pur non essendo un appassionato di calcio.
Nel Canzoniere, una delle sue raccolte poetiche, sono inserite ben cinque poesie dedicate al calcio e, così, tanto per curiosità ti propongo alcuni versi tratti da Tre momenti, una delle cinque poesie contenute nella raccolta:
Di corsa usciti in mezzo al campo, date / prima il saluto alle tribune./ Poi, quello che nasce poi,/ che all’altra parte rivolgete,/ a quella che più nera si accalca, non è cosa/ da dirsi, non è cosa c’abbia un nome./
Il portiere su e giù cammina come sentinella./ Il pericolo lontano è ancora./ Ma se in un nembo si avvicina, oh allora/ una giovane fiera si accovaccia/ e all’erta spia./
Festa è nell’aria, festa in ogni via./ Se per poco, che importa?/[…]
I poeti sono creature strane, sanno trovare ispirazione ovunque: tutte le manifestazioni di questa nostra esistenza possono diventare poesia. Occorre soltanto avere occhio per vederla, coglierla e leggerla fra le cose che ci circondano. Pensi non sia facile? Dipende. Dipende da numerosi fattori, non ultimo quel moto dell’anima e del cuore che risponde al nome di sensibilità.
Diego Armando Maradona, la genialità…
Non ho le competenze tecniche per raccontarti il Maradona genio del pallone, quel poco che ho capito l’ho appreso dai tanti programmi televisivi, dalle telecronache e radiocronache che seguivo con interesse da ragazza: ricordo in quegli anni, gli anni Ottanta, quelli dello yuppismo e del mondo in un bicchiere (la famosa Milano da bere) un ragazzo argentino, moro e basso per essere un calciatore, con tanti ricci neri in testa e una massa muscolare impressionante che, con il suo gioco, faceva letteralmente impazzire i napoletani e l’Italia intera.
Napoli aveva acquisito un altro Re in quel periodo: dopo i Borboni, dopo Masaniello, Napoli osannava Diego Armando Maradona. Lo adorava, lo aveva iconizzato come San Gennaro, come il Presepe, come il Vesuvio, come ‘o sole e ‘o mare. Maradona era il riscatto di una città che trasferiva nelle vittorie calcistiche le tante emarginazioni di una città del sud.
Oh Diego Maradona, re di Napoli,/ quanti spettacoli, quanti miracoli/ c’ha regalato il tuo piede mancino;/ ogni tuo goal, caro “pibe” argentino,/ si trasformava in un grande boato,/e così il tuo nome s’è innalzato.
I versi che hai appena letto sono tratti dal componimento L’ultimo Re di Napoli, di Fabio Sepe, non saranno altissima poesia ma sono l’emblema di un, oso dire, amore incondizionato coltivato per la persona e il personaggio. Non sono di certo gli unici, ti posso assicurare: dedicate a Diego Armando Maradona ci sono decine di poesie, in italiano, spagnolo e inglese.
La genialità calcistica di Diego Armando Maradona aveva ed ha ancora una componente di leggenda, la sua indiscutibile bravura, l’arrivare sul pallone “sempre un secondo prima dell’avversario”, lo stile inconfondibile, ne hanno fatto un mito, un artista del calcio, un “pennellatore” del pallone, un “poeta della giocata” e tale resterà nel tempo. Ne sono testimoni i numerosi murales e “altarini” a lui dedicati in ogni angolo di Napoli; ne sono testimoni i ricordi della gente comune e non, che ha conosciuto ed apprezzato il Pibe de oro, così come è soprannominato.
Maradona non è morto, è solo andato da qualche parte a giocare in trasferta
Questa frase detta dal regista Paolo Sorrentino, napoletano premio Oscar per quel capolavoro cinematografico che è La grande bellezza e che ha dedicato a Diego Armando Maradona un film dal titolo È stata la mano di Dio, dimostra quanto è vero che certi personaggi hanno attorno a sé un alone di immortalità che mai farà tramontare il sole sulla loro vita: idealizzati, leggendari, immortali, saranno per sempre icone di riferimento cui ispirarsi.
Leggenda quella di Maradona che non si è limitata al calcio: la generosità, l’acutezza mentale, la passione politica, assieme alle tante avventure galanti hanno caratterizzato la sua vita che agli occhi di tutti appare come una bella favola.
Diego Armando Maradona, la sregolatezza…
Ogni medaglia che si rispetti ha però il suo rovescio, ogni bel ricamo ha il suo lato ingarbugliato, dove fili e disegni si confondono e appaiono agli occhi come impossibili da capire e decifrare. E in molti di noi c’è un lato nascosto, oscuro che a volte tende ad un’inconscia autodistruzione.
Un auto-annientamento inspiegabile che andrebbe cercato nei meandri della mente, nel background personale, in quel posto incomprensibile e nascosto che è la psiche umana. Diego Armando Maradona si è scontrato spesso con quel suo lato oscuro che ha finito per annientarlo a soli sessant’anni.
Non sono molti sessant’anni: c’è ancora tanto da vivere. Anzi, a sessant’anni si è vissuto abbastanza per capire meglio la vita ed apprezzarla ancora di più. Per morire sono ancora troppo pochi. Diego Armando Maradona, probabilmente è stato vittima di se stesso, vittima di quel lato oscuro che non ha saputo vincere. Quel lato che lo ha fatto cadere nel tunnel dell’alcool e della droga: lui il Re del pallone, il Re di Napoli, vittima di sostanze stupefacenti che hanno vinto sulla sua sua volontà.
Chissà cosa sarei potuto diventare se non avessi avuto la cocaina
La triste fine di un eroe popolare, di uno che lascia il segno nel mondo dello sport e non, di una leggenda che nell’immaginario collettivo si conserverà in secula seculorum, risalta dalla frase che hai letto sopra, pronunciata consapevolmente dallo stesso Diego Armando Maradona in un’intervista. Quando si stringe la mano e si guarda negli occhi il carnefice di se stessi!
… e la poesia
Un personaggio controverso come Diego Armando Maradona è stato e continua ad essere fonte di ispirazione poetica. Quasi per caso, come al solito, fra le tante notizie lette in rete in seguito alla sua morte, ho scoperto che Franco Arminio il poeta paesologo che ho già avuto modo di trattare fra l’altro, ha dedicato alla morte di Maradona i versi che propongo alla tua attenzione, In memoria di Maradona:
Un uomo di piccola statura,/ in apparenza un decaduto,/ ora apre uno squarcio/ tra la terra e il mare/ che corre dall’Italia all’Argentina./ Sembra un poco finta/ tutto il resto della vita in corso,/ sembra vera solo la sua morte,/ e questo vuole dire che aveva ragione lui,/ che il mondo senza ebbrezza/ è una ciurma di cuori bui./
Oggi non sembra neppure un calciatore/ ma un maestro inconsapevole,/ uno che ci indica la via del batticuore/ come un’unica luce in questo/ autunno del pianeta,/ in questa cantina ammuffita/ in cui l’umanità si è rintanata./
Ascoltate il telecronista argentino/ il giorno in cui Diego fu accompagnato da Dio/ verso la porta degli inglesi./ In quella gioia c’è un popolo/ che balla in cielo.
Noi che osserviamo il mito di Diego Armando Maradona, sappiamo che ogni uomo è nudo e solo di fronte alla morte e ciò che resta di lui è il ricordo che lascia nel cuore degli altri.