Malala Yousafzai: una piccola, grande Donna
Lo studio è un diritto che appartiene ad ognuno di noi, lo sappiamo bene, nessuno ne può essere privato. Nostro malgrado, però, non sempre questo rappresenta davvero un diritto per tutti e non in tutti i Paesi. Vi sono Stati, ad esempio, dove i bambini sin da piccoli vengono considerati come forza lavoro piuttosto che come studenti – come in realtà dovrebbe essere -.
Ciò è davvero triste: perché privare – illegittimamente – un bambino del diritto ad imparare? Perché negargli la conoscenza del sapere? Nessuno può arrogarsi questo potere.
Proprio per tale ragione, oggi voglio parlarti di una piccola ma grande donna che, nonostante le minacce – e l’attentato che le è quasi costato la vita -, non ha avuto timore di esprimere a gran voce la propria opinione, battendosi per il diritto all’istruzione di tutti i bambini del mondo.
Malala Yousafzai: conosciamo questa coraggiosa ragazza
Malala nasce in una città del Pakistan nord-occidentale, precisamente a Mingora, il 12 luglio del 1997. I suoi genitori le diedero il nome di una antica eroina. Il fatto di essere nata donna non le è stato d’aiuto, non tanto per i propri genitori che l’hanno sempre appoggiata e sostenuta, quanto piuttosto per i parenti della famiglia e per la rigida e chiusa mentalità vigente a Swat, città ove la ragazza vive.
Il ruolo – e quindi la personalità – delle donne veniva fortemente sminuito, scarsamente considerate, relegate ai lavori domestici, venivano loro proibite numerose attività, fra le quali persino uscire da sole se non accompagnate da figure maschili appartenenti al nucleo familiare, come il padre, i fratelli o il marito.
Per Malala le cose non era diverse, era pur sempre una ragazza: benché il pensiero dei genitori di quest’ultima non collimasse con il sistema e con le Leggi vigenti in Pakistan, loro malgrando non potevano non adeguarsi.
La giovane donna si rese conto ben presto che quello non era l’unico problema che attanagliava il Paese: c’era anche molta povertà e questo impediva a numerosi bambini – come lei – di frequentare regolarmente la scuola: tantissimi suoi coetanei, difatti, non potevano godere dell’istruzione spettante loro.
Questa situazione rattristava parecchio la ragazza: l’idea che non tutti potessero godere degli stessi diritti la rendeva inquieta. Le cose però peggiorarono: nel 2007 un gruppo di talebani invase il Paese imponendo ad ogni abitante le proprie indiscusse regole; nello specifico, le donne non avrebbero dovuto frequentare nessuna scuola ma restare in casa e pensare solo ed esclusivamente ai lavori domestici.
Malala, che aveva insito in sé lo spirito della combattente, decise che avrebbe continuato a frequentare la scuola a dispetto di ciò che i talebani avevano imposto e nonostante gli stessi si aggirassero per la città impuniti ed armati ad imporre loro condizioni in maniera coercitiva.
I genitori l’appoggiarono in questa sua scelta; le sue gesta iniziarono a diffondersi in tutto il Paese tanto da attirare le attenzioni di giornalisti, ed in particolare della BBC – noto canale televisivo inglese – che le propose di scrivere su un blog appartenente alla rete stessa: Malala accettò di buon grado ma per precauzione questa e i suoi genitori si trasferirono in un’altra cittadina.
Malala Yousafzai e l’attentato del 9 ottobre 2012
Nel 2009 la famiglia riuscì a tornare nel proprio Paese natìo, il Governo Pakistano era riuscito a debellare la presenza dei talebani: tuttavia questi ultimi continuavano a farla da padroni, intimando minacce e spargendo morte. Così nel 2012, esattamente il 9 ottobre, accadde l’irreparabile: Malala si trovava sull’autobus che da scuola la riportava a casa, ad un certo punto questo si arrestò e un uomo armato invase il mezzo, ordinò che gli venisse indicata Malala e una volta inquadrata la raggiunse con tre colpi di proiettile.
La ragazza, che versava in gravi condizioni, venne trasportata d’urgenza in ospedale; inizialmente curata presso l’ospedale militare di Peshawar, che prontamente estrasse chirurgicamente i proiettili, fu poi trasferita in una struttura ospedaliera in Inghilterra, esattamente Birmingham, dove decisero di curarla. Sul suo volto campeggiava una vistosa cicatrice ma le azioni della giovane non passarono inosservate: tutto il mondo aveva imparato a conoscerla, sostenerla ed amarla.
Al contempo, il portavoce dei talebani rivendicò l’attentato, la ragazza si palesava come il simbolo della infedeltà e qualora fosse sopravvissuta avrebbero di nuovo tentata di assassinarla; pertanto, per la sicurezza della stessa e della propria famiglia questi rimasero in Inghilterra.
Il 2013 rappresenta per Malala in un anno ricco di avvenimenti, il 12 luglio, in occasione del suo sedicesimo compleanno, la giovane è stata invitata presso il Palazzo di Vetro dell’ONU dove, con addosso lo scialle appartenuto a Benazir Bhutto, ha incitato tutti a sostenere e promuovere l’istruzione per tutti i bambini ma soprattutto per le bambine. Il 9 ottobre, poi, è stata fregiata del Premio Sakharov per la libertà di pensiero. Sempre in questo anno pubblicò il suo libro Io sono Malala, edito da Garzanti.
Malala Yousafzai e il premio Nobel per la pace
Se il 2013 è stato un anno importante per la nostra piccola ma grande Donna, il 2014 lo è ancora di più perché Malala è stata la persona più giovane ad essere stata insignita di uno dei premi Nobel maggiormente pregiati e di alto valore morale: ovvero il premio Nobel per la pace. La motivazione data è stata la seguente «per la lotta contro la sopraffazione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all’istruzione.»
Malala Yousafzai il 19 giugno 2020 ha coronato un sogno: si è laureata ad Oxford in Filosofia, Politica ed Econonia.
Questa giovane, tenace, forte, inarrestabile piccola ma grande Donna ci ha insegnato che nella vita bisogna sempre lottare per i propri ideali, occorre avere il coraggio di combattere per sradicare le ingiustizie e i soprusi: la paura deve essere uno stato d’animo che non può né ostacolare né limitare le nostre azioni quando sono dirette a fare grandi cose, a diffondere veri ideali.
Che il suo valoroso impegno non venga reso vano e che il suo desiderio che tutti possano essere istruiti e frequentare le aule scolastiche divenga realtà e non resti solo e soltanto un’utopia.
«Prendiamo in mano i nostri libri e le nostre penne. Sono le nostre armi più potenti.»
Malala Yousafzai