L’ultima risata di Elena Genero Santoro fa parte a quanto pare di una saga, quella di Futura e Patrick, i due protagonisti principali del romanzo. Attorno a loro ruotano una serie di co-protagonisti e non saprei dirti se sono sempre gli stessi per tutti i libri che compongono la saga, in quanto questo è il primo libro di Elena Genero Santoro che mi sono trovata a leggere.
Che faccia parte di una saga, forse di tipo familiare, è una notizia che ho letto in rete, cercando informazioni su L’ultima risata che, a quanto pare, è la più recente fatica letteraria di Elena Genero Santoro, pubblicata nello scorso Aprile 2020, facente parte della collana Policromia.
A questo punto, prima di addentrarmi nella recensione vera e propria, mi sembra opportuno fornire qualche notizia sull’autrice, Elena Genero Santoro .
Nata a Torino nel 1975 dove risiede con la famiglia, svolge l’attività di ingegnere per l’industria automobilistica. I viaggi e la conoscenza di usi e costumi di altri Paesi sono una delle sue passioni, assieme ai libri di cui è lettrice onnivora. Coltiva il “vizio” della scrittura dall’adolescenza, aveva solo 14 anni quando ha cominciato a scrivere. Le tematiche dei suoi libri pescano nei sentimenti, nelle travagliate storie d’amore, con un occhio speciale sulla realtà e sui temi sociali.
Ha pubblicato con diverse case editrici: L’occasione di una vita (Lettere Animate, 2014), Un errore di gioventù (0111 Edizioni, 2014), Immagina di aver sognato (PubGold, 2016), Perchè ne sono innamorata (Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni, 2017), Diventa realtà (PubGold, 2017), Gli angeli del bar di fronte (Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni, 2017), Il tesoro dentro (Gli scrittori della Porta Accanto Edizioni, 2018) e Ovunque per te (PubMe, 2019).
L’ultima risata, la saga continua
Ultimo capitolo, almeno per il momento immagino, della saga di Futura e Patrick come ho anticipato all’inizio, L’ultima risata di Elena Genero Santoro, è un libro di 270 pagine che si legge piacevolmente e senza grossi punti di domanda ma che lascia lo spazio fra le righe per qualche riflessione. Non conoscendo gli altri libri della saga, non posso dire se questa modalità di scrittura sia nello stile della nostra autrice: mi limiterò al libro che ho letto, com’è giusto che sia.
La scrittura è fluida, corretta, godibile, i discorsi e i dialoghi scivolano e scorrono leggeri agli occhi del lettore: proprio la leggerezza penso voglia essere nelle intenzioni dell’autrice, il filo conduttore di tutto il romanzo. Leggerezza che non è fatuità, attenzione, ma che rappresenta a mio avviso l’approccio migliore per tutti i drammi dell’esistenza.
Di situazioni drammatiche L’ultima risata ne contiene un buon numero, dalla morte del padre di Futura, allo stalkeraggio subito da Patrick, ai ricordi dolorosi per situazioni irrisolte o vaghe che la protagonista si porta appresso dall’adolescenza, al problematico rapporto che ha con la madre e con tutta la famiglia. Famiglia che non si può definire “normale” per tutta una serie di situazioni che non mi sembra il caso di anticipare: vicende, prese dal contesto reale dell’esistenza, di cui ognuno di noi può conoscere la pesantezza e la criticità.
Quella era stata la sua adolescenza: una serie di incontri schivati in una famiglia frammentata, senza mai raggiungere una piena accettazione di quella situazione bizzarra. E ora erano di nuovo tutti lì a pestarsi i piedi a turno…
Elena Genero Santoro ne L’ultima risata fa quasi un’operazione terapeutica di analisi introspettiva: la protagonista si trova a quasi a guarire da un blocco psicologico, trascinato dietro da un’esistenza intera, che aveva reso insicura la sua personalità. La modalità di guarigione interiore che l’autrice immagina e descrive, l’ultimo dialogo fra il padre morente e Futura cioè, mi ha fatto riflettere su quanto sia vero a volte che certi drammi, capaci di segnare un’intera vita, si possano risolvere con una sana risata, accompagnata da una bella dose di ironia.
L’ultima risata, con la quale Futura e il padre concludono un affettuoso dialogo a cuore aperto, non solo la guarisce da un blocco adolescenziale di cui si trascina i segni per lungo tempo e ha condizionato i suoi rapporti con l’altro sesso, ma al tempo stesso le consente di elaborare il lutto per la perdita del padre che la nostra autrice fa avvenire proprio nei giorni seguenti. Futura conserverà nel suo cuore quel dialogo assieme all’amore, alla serenità e all’ironia che il padre le ha regalato fino all’ultimo istante della sua vita. Le serviranno per rilanciare la sua esistenza e il suo matrimonio su altre e più sicure basi.
Non smettere mai e dico mai, di ridere
Questa frase puoi leggerla sulla copertina di L’ultima risata. E visto che l’ho riportata, capirai che un altro elemento non trascurabile, è proprio la copertina del libro: rappresenta un abbraccio carico d’amore e complicità fra un padre e sua figlia. Pur essendo un’immagine che in qualche modo, forse dall’abbigliamento delle due figure, richiama agli anni Cinquanta o Sessanta, a mio avviso, racconta tutto il messaggio che Elena Genero Santoro vuole lanciare nella sua storia.