Luce – L’amore che illumina di Erika Zappoli seconda parte
Caro iCrewer è venuto il momento di Erika Zappoli e Luce – L’amore che illumina uno dei racconti presenti nella raccolta Quando il fine non giustifica i mezzi. In questi giorni, in cui ognuno sta reinventando la propria quotidianità, una storia che profuma dibuono.
Questo racconto vi farà entrare in un’atmosfera di calma e serenità. Non indugio oltre, ti auguro buona lettura!
>>>SECONDA PARTE<<<
Luce continuò a non rispondere e girò il viso verso il finestrino, non voleva che lui si accorgesse che stava sorridendo.
Incredibilmente il viaggio andò bene, Sebastian si rilassò e riuscì, dopo varie insistenze, a far uscire Luce dal suo mutismo e a farle superare l’imbarazzo che provò quando, per alzare il volume della radio, le loro mani si sfiorarono. Luce arrossì visibilmente togliendo la mano come se si fosse scottata. Sebastian fece finta di nulla, portando l’attenzione su altro, sperò solo che anche lei avesse provato quel brivido lungo la schiena.
Arrivati all’albergo a Luce venne un attacco di panico. Si era dimenticata di farsi dare dalla sorella la sua carta d’identità e quando il portiere chiese i documenti, avrebbe voluto sprofondare.
“Tutto bene?”, Sebastian si accorse che qualcosa non andava.
“Sì… No!” Luce doveva pensare in fretta. “Mia sorella ha preso la mia borsa per sbaglio, questa è la sua. Non ho i documenti”.
“Non hai controllato prima di prenderla?”
“Certo, l’ho controllata ieri sera. Ha preso la mia per sbaglio, sono molto simili. Non è colpa mia”.
Sebastian era visibilmente infastidito per il contrattempo. “Fortuna che vengo spesso qui e mi conoscono, garantisco io per te”.
Luce si mise seduta su una delle poltrone della hall, con una delle sue espressioni più imbronciate, in attesa che Sebastian li registrasse.
Dopo una decina di minuti erano già in ascensore. Luce teneva gli occhi bassi, Sebastian non l’aveva più degnata di uno sguardo.
Usciti dall’ascensore, il professore si diresse verso la sua camera. “La tua camera è questa, davanti alla mia. Ci vediamo qui tra un’ora, dobbiamo andare a vedere se è tutto pronto per domani.”
Luce prese la sua chiave ed entrò, lasciando la valigia all’entrata. La camera era bella, spaziosa e luminosa. La vista mozzava il fiato. si sdraiò sul letto sperando di rilassarsi. Prese il telefono per mandare un messaggio ai suoi genitori per far sapere che era arrivata e andava tutto bene e vide che sua sorella l’aveva cercata. Non aveva voglia di sentire nessuno, doveva prepararsi ad affrontare un pomeriggio con Sebastian.
In bagno aveva visto una bellissima doccia idromassaggio, sperava le sarebbe bastata a sciogliere il nodo che aveva allo stomaco.
Un’ora dopo stava uscendo per chiamare Sebastian ma se lo ritrovò davanti. Il suo profumo l’avvolse lasciandola stordita.
Luce cercò di calmarsi, ma aveva il respiro affannato e sentiva le guance arrossate.
“Sicura di avere tutto?” Sebastian la guardò appena, ma il suo tono non lasciava dubbi sul suo stato d’animo.
Durante il tragitto le diede le indicazioni su come si sarebbe svolta la conferenza e dei compiti che lei avrebbe dovuto svolgere; si annotò tutto non voleva peggiorare le cose ulteriormente.
La sua voce era tagliente e gli occhi erano di un blu intenso, segno che lui era veramente arrabbiato. Luce aveva notato che l’intensità del blu degli occhi di Sebastian cambiava a seconda dell’umore. Ora era dello stesso colore del mare in tempesta.
Solo dopo molte ore, a pomeriggio inoltrato, quando Sebastian fu soddisfatto di quanto era stato fatto decise di tornare in albergo.
Per tutto il tragitto non le rivolse la parola, né la guardò, come se lei non fosse lì. Luce guardava dal finestrino. L’albergo era fuori Volterra, immerso nel verde delle colline della Val d’Orcia e la luce del tramonto colorava il cielo di arancione, viola e rosa.
Arrivati all’albergo, la lasciò senza nemmeno salutarla.
Luce si trascinò nella sua stanza, senza aver mangiato nulla, voleva solo farsi una lunga doccia bollente e andare a dormire.
Il giorno dopo Sebastian doveva essere molto presto alla sala che l’Università di Pisa con il Comune di Volterra avevano predisposto per la conferenza sugli Etruschi.
Luce trovò le istruzioni alla reception, prese solo un caffè, aveva dormito male e aveva bisogno di qualcosa di caldo per togliersi di dosso la notte passata praticamente in bianco. Arrivò alla sala sperando di incontrarlo, almeno per scusarsi. Sebastian però era introvabile per lei. Capì che l’avrebbe visto solo sul palco, mentre esponeva la sua relazione.
Decise di sedersi in terza fila sperando che lui non la vedesse.
La sala si riempì di studenti dell’Università di Pisa e degli ultimi anni delle superiori, nonostante il vociare fosse molto forte poco prima che Sebastian entrasse si fece silenzio, poi si udirono solo i suoi passi. Arrivato all’altezza della fila di Luce, la guardò. Uno sguardo fugace ma aveva una luce diversa.
La conferenza andò bene e Luce accolse la fine di quella giornata pesante con un sospiro. Stava per uscire quando Sebastian la chiamò. Non sapeva se tornare indietro oppure lasciarlo lì.
Sebastian si accorse della sua indecisione e le si avvicinò. “Volevo scusarmi per come mi sono comportato. Ho scaricato su di te l’ansia e la preoccupazione per la conferenza. Scusa non volevo ferirti e comportarmi male”. Luce non sapeva cosa rispondere, non si sarebbe mai aspettata delle scuse.
“Vieni! Andiamo!” Sebastian la trascinò fuori e la fece salire in macchina.
“Devi mangiare qualcosa Chiara, non hai toccato né cibo né acqua per tutto il giorno”.
“Non ho fame”, Luce aveva lo stomaco chiuso.
“Non puoi dire di no a un invito a cena del tuo professore” e per la prima volta dal giorno prima Sebastian sorrise. Anche gli occhi avevano ripreso la loro normale sfumatura di blu.
“C’è un ristorante dove il cibo è molto buono poco distante dall’albergo, offro io ovviamente.” Sebastian non le avrebbe permesso di dire di no.
“Sebastian, non è necessario, davvero.”
“Sì, lo è. Hai fatto un ottimo lavoro, il minimo che possa fare è offrirti una cena”.
Luce lo guardò sorpresa. Come riusciva ad essere il perfido e dispotico professore e il ragazzo gentile e premuroso che adesso le sedeva accanto? Per lei Sebastian era ancora un mistero. Un mistero che le sarebbe piaciuto svelare.
Sebastian non disse più nulla per lasciarle il tempo di metabolizzare quanto lui aveva detto.
Dopo un’ora precisa, Luce sentì bussare alla porta. Si rimirò un’ultima volta allo specchio, aveva indossato l’abito da cocktail e si era truccata e pettinata con cura.
Sebastian stava per bussare ancora quando lei aprì la porta.
Rimasero entrambi senza parole, fu Sebastian il primo a riprendersi. “Stai molto bene Chiara, sei veramente bella” e così dicendo le scostò una ciocca di capelli dal viso. Al tocco della sua mano Luce sentì il cuore accelerare i battiti, la pelle divenne più calda e un lieve rossore le colorò le guance.
Sebastian la prese per mano e invece che portarla verso l’ascensore, la riportò dentro la camera.
“Pensavo avessi capito che sei la mia studentessa preferita, da quando ti ho visto al parcheggio non faccio altro che pensare a te.” Sebastian le era sempre più vicino. Sentiva il suo profumo che continuava a stordirla.
“Io credevo fossi arrabbiato con me, pensavo di non piacerti.” La voce era un sussurro, faceva fatica a parlare, lui la mandava in tilt.
Lui si avvicinò ancora “Mi piaci moltissimo invece, è proprio per questo che mi sono comportato così, volevo tenerti a distanza, ma non ci riesco”, a dimostrare che era la verità, la baciò. Un bacio tenero, dolce, fortunatamente Sebastian la stava abbracciando, le ginocchia le avevano ceduto e Luce si sarebbe sicuramente trovata a terra.
Sebastian si staccò da lei e quando Luce emise un verso di disapprovazione lui sorrise e la baciò ancora.
Ormai era chiaro a entrambi che la cena sarebbe saltata.
“Dormi?” Sebastian la stava abbracciando ancora. Luce non sapeva più che ore fossero. Sapeva solo che stare tra le braccia di quell’uomo era il posto giusto dove stare.
“Hai fame? Ordino qualcosa in camera se vuoi” Sebastian stava per alzarsi, ma lo trattenne. “Più tardi” Lui non se lo fece ripetere due volte.
Rimasero a letto per tutta la mattina, parlando e amandosi.
Sebastian ordinò il pranzo in camera, dopo un lungo bagno di entrambi nella vasca idromassaggio.
La giovane aveva capito che doveva parlargli, doveva dirgli la verità, anche se sapeva che probabilmente l’avrebbe perso.
Si sedette sul letto e si strinse l’accappatoio, aveva il cuore il gola e non sapeva da che parte cominciare.
“Dobbiamo parlare” Sebastian lasciò a mezz’aria il cucchiaino che stava usando per mescolare il caffè. “Non sono mai buone notizie quando una donna dice così”.
“Non so da che parte cominciare” Luce si stropicciava le mani in cerca delle parole giuste.
“Prova dall’inizio” Sebastian sembrava calmo, anche i suoi occhi erano del colore del cielo di agosto.
Luce deglutì e disse a Sebastian dello scambio con sua sorella. La guardò e sorrise, cosa che spiazzò completamente Luce, “So che tu sei Lucia e non Chiara, lo so dalla prima settimana”.
“Come… Come hai fatto?”
“Il primo giorno hai lasciato la borsa sulla scrivania.”
“Hai frugato nella mia borsa?”, Luce si stava arrabbiando.
“Non ho frugato nella tua borsa”, Sebastian alzò le mani in segno di difesa, “E’ caduta a terra e nel rimettere a posto le cose ho visto il tuo documento. Giuro non volevo frugare nella tua borsa”.
“All’inizio non capivo, mi sono anche molto arrabbiato e volevo denunciarti alla direzione. Poi ho pensato che ti avrei persa, non avresti più potuto essere la mia assistente, così ho aspettato di vedere cosa sarebbe successo”. Sebastian sorrise, non era arrabbiato, anzi sembrava sollevato.
“Non sei una mia studentessa, quindi quello che è successo qui stanotte e direi più volte questa mattina, non mi caccerà nei guai.” Le baciò il naso poi si spostò sulla guancia e molto lentamente sulle labbra e sempre lentamente scese sul collo. Con gesti lievi e studiati le aprì l’accappatoio “Sei bellissima”, le parole uscirono un po’ smorzate, Sebastian non aveva alcuna intenzione di staccare le labbra dalla sua pelle morbida e profumata. “Luce, il mio soprannome è Luce.”
“Mi piace Luce, ti si addice, illumini il mio mondo.” Poi smisero di parlare, la loro passione, i loro corpi e i loro sguardi stavano dando voce ai sentimenti che provavano l’uno per l’altra.
Durante il viaggio di ritorno, Sebastian le aveva fatto promettere che si sarebbe presentata la sorella a lezione, ma a sua volte le promise che avrebbe fatto in modo di assumerla come assistente. Non voleva più passare nemmeno un minuto lontano da lei.
Quando arrivarono a casa di Luce, Sebastian la seguì e si presentò ai suoi genitori, omettendo gli scambi. Quando furono soli con Chiara, le spiegarono che sarebbe stata lei a dover presentarsi a lezione e a sostenere l’esame. Luce l’avrebbe aiutata a patto che lei si fosse impegnata. Chiara si ribellò accusando la sorella di aver tradito il loro patto. Solo l’intervento di Sebastian la calmò e le fece capire quanto stava sbagliando.
In due mesi, con l’aiuto di Luce e Sebastian, Chiara recuperò il corso e riuscì a passare l’esame.
Luce e Sebastian erano sempre più uniti e ben presto sarebbero andati a vivere insieme. Ogni giorno lui le lasciava un biglietto sul frigo:
“Buongiorno a te che sei l’Amore che illumina il mio mondo”.
>>>FINE<<<
a domani con un nuovo racconto