Nelle ultime settimane c’è un film di animazione che sta esaltando gli appassionati di cultura giapponese, con la sua storia avvincente e le sue animazioni spettacolari. Si tratta di Suzume, o meglio, Suzume no tojimari, del regista Makoto Shinkai – che ha diretto anche Your name.
Si tratta della vicenda di una ragazza di diciassette anni, Suzume appunto, che per caso scopre l’esistenza di porte magiche che danno accesso ad altre dimensioni. Tuttavia, ogni uscio è prima di tutto un ingresso al nostro mondo, e non è quindi insolito che mostri di ogni tipo ne facciano uso. Per questo la protagonista, insieme a Sōta, il ragazzo più popolare della scuola, faranno di tutto per chiudere a chiave le porte che hanno improvvisamente iniziato a comparire ovunque, per proteggere il mondo dalla distruzione.
Il loro compito, però, non finisce certamente qui. C’è un altro personaggio, infatti, che ha bisogno del loro aiuto per tornare umano, spezzando l’incantesimo in cui è imprigionato. Peccato che costui non abbia nessuna intenzione di rimanere ad aspettare, e preferisca invece andarsene in giro in lungo e in largo per il Giappone, obbligando i due a seguirlo.
Se a ciò si aggiunge una colonna sonora davvero evocativa, che da mesi circola nel web, tanto a essere diventata immediatamente riconoscibile, e delle animazioni che tolgono il fiato, beh, quest’opera diventa senz’altro una tappa imperdibile per gli appassionati.
Da parte mia, sarei davvero curiosa di capire se le somiglianze che, di primo acchito, ho percepito tra questo film di animazione e uno dei capolavori dello studio Ghibli siano reali o soltanto una mia suggestione. La prima immagine di Sōta che ho visto apparire sullo schermo, infatti, mi ha lasciato un attimo spaesata, tanto che mi sono ritrovata a pensare “Perchè c’è Howl che cammina per strada?”, riferendomi al protagonista maschile de Il castello errante di Howl, uno dei capolavori più belli di sempre – tratto dall’omonimo romanzo di , ma che a mio parere non regge il confronto.
E anche le porte magiche che conducono ad altri universi mi riportano alla mente quella del castello che, a seconda di quante volte venisse girato il pomello prima di aprire, conduceva in luoghi diversi, da uno splendido campo fiorito, fino all’atroce fronte di guerra. Per non parlare del fatto che il personaggio che deve tornare umano ricorda il destino di Rapa, se devo essere sincera. Tuttavia, potrebbe certamente trattarsi di impressioni inziali, che spero di poter confermare o abbandonare al più presto.
Suzume: ecco la trama del romanzo
Tuttavia, non in molti sanno che Suzume no tojimari (すずめの戸締まり, letteralmente Le porte chiuse a chiave di Suzume), non è soltanto un incantevole film di animazione. Nelle librerie, infatti è già disponibile il romanzo di che narra la medesima vicenda, e in Italia è stato pubblicato da Edizioni BD, nella traduzione di Davide Campari.
In una tranquilla cittadina del Kyushu, la giovane Suzume si imbatte in una curiosa porta, che si erige intatta tra le rovine di un edificio fatiscente, come se fosse stata salvata per magia dalla devastazione. La porta non si apre su nulla ma la ragazza sente comunque l’impulso di girarne il pomello e di spalancarla.
Di colpo, in seguito al suo gesto, una serie di altre porte altrettanto misteriose, sparse in tutto il Giappone, iniziano ad aprirsi una dopo l’altra… ma dovranno essere richiuse al più presto, o la calamità che si nasconde dall’altra parte sarà libera di abbattersi sul Paese. Seguendo il mistico richiamo delle porte, inizia così per Suzume un incredibile viaggio per chiuderle tutte, come una novella Pandora che tenta di sigillare il proverbiale vaso.