Michael J. Fox, attore iconico conosciuto per i ruoli di Marty McFly, Alex Keaton e Mike Flaherty, oggi è un uomo che deve fare i conti con la malattia che lo affligge dall’età di trent’anni, nonché il Parkinson.
Il tema della malattia può essere duro da affrontare, e può mettere in discussione l’intera vita. Così inaspettata, violenta, dolorosa e ahimè a volte lunga, la malattia è forse uno degli sconvolgimenti più grandi che possono accadere nella vita di una persona, ma Michael J. Fox è riuscito ad accettare la sofferenza con l’ironia, la gratitudine e l’amore delle persone a lui care, e con questo libro è riuscito ad accompagnare i lettori in un viaggio pienamente ottimista!
La positività con cui l’attore affronta la durezza della vita, è come una calda carezza di conforto, rivolta a chi sta soffrendo, a chi vive da vicino la sofferenza e a chi fatica a vedere il bello della vita e del futuro che ci aspetta. Per questo Michael J. Fox lascia al mondo letterario una grande testimonianza che tutti dovrebbero leggere, per cogliere il lato positivo delle cose anche quando sembrano non andare per il verso giusto!
Michael J. Fox: la vita e la malattia
Michael J. Fox, pseudonimo di Michael Andrew Fox, nasce ad Edmonton in Canada nel 1961. Vive un’infanzia tranquilla e seguendo il suggerimento del suo professore di recitazione fa un provino per il ruolo di un ragazzino di 10 anni nel programma televisivo Leo and Me; Michael ha 15 anni ma la sua altezza e costituzione fisica lo aiutano a ottenere la parte. Nel 1982 il suo agente gli propone il ruolo di protagonista per una nuova serie tv prodotta dalla rete NBC, Casa Keaton, dove interpreta lo yuppy-teenager Alex P. Keaton. Questo telefilm lo rende famoso negli Stati Uniti e all’estero; ma la fama di Casa Keaton è solo un’anticipazione del successo di livello mondiale che da lì a poco travolgerà l’attore. Michael, proprio grazie al suo aspetto adolescenziale viene scelto nel 1985 da Steven Spielberg per recitare in Ritorno al futuro diretto da Robert Zemeckis. Lo stesso anno esce Voglia di vincere, un riuscito teen-movie che lo conferma come attore comico brillante; negli anni seguenti due sequel di Ritorno al futuro creano una triologia che tutt’oggi, a distanza di vent’anni, ha un grandissimo seguito di fan. Michael vuole uscire dal ruolo dell’eterno teenager e rinnovare la sua immagine di attore, ma i film Il segreto del mio successo, Le mille luci di New York (tratto dall’omonimo romanzo di Jay McInerney) e Vittime di guerra, non riscuotono molto successo.
A Fox è stata diagnosticata la malattia neurologica degenerativa nel 1991, all’età di 30 anni, dopo aver notato una piccola contrazione persistente in una mano. Appena ricevuta la diagnosi, Fox rischia di cadere nell’alcolismo, ma la moglie Tracy lo aiuta in questo momento buio della sua vita. Ha mantenuto la sua condizione un segreto per anni e solo nel 1998 la rende pubblica. Dal momento che istituisce la Michael J. Fox Foundation for Parkinson’s Research nel 2000, ha raccolto 285 milioni dollari e ha portato l’attenzione di tutto il mondo verso una condizione debilitante che affligge milioni di persone.
La trama de Il futuro è stato bellissimo di Michael J. Fox
Il mondo intero conosce Michael J. Fox per i suoi famosi ruoli cinematografici e televisivi, dal Marty McFly della saga di Ritorno al futuro, all’Alex Keaton di Casa Keaton, al Mike Flaherty di Spin City. Forse, però, il ruolo più difficile da interpretare gliel’ha dato la vita, quando non ancora trentenne gli è stata diagnosticata la malattia di Parkinson. Senza tradire il suo stile diretto e ironico, che ne ha fatto uno degli attori più amati, ha continuato a recitare e allo stesso tempo si è impegnato in prima persona per aumentare la consapevolezza globale della malattia che l’ha colpito e finanziare la ricerca scientifica. Nonostante il futuro avesse in serbo per lui altre sfide dolorose – un’altra diagnosi medica minacciosa, seguita da un intervento e da una lunga riabilitazione –, non ha mai perso l’ottimismo e la determinazione, e anzi ne ha tratto il materiale per questo suo nuovo libro. Il risultato è un’appassionante raccolta di storie personali e osservazioni sulla malattia e la salute, sulla forza della famiglia e degli amici e su come la nostra percezione del tempo influenzi le nostre vite. Personale, commovente e ricco del tipico senso dell’umorismo del suo autore, Il futuro è stato bellissimo ci offre un’affascinante riflessione sulla vita, sulla speranza e sul potere dell’amicizia e dell’amore, con l’invito a guardare al futuro con gioia e gratitudine.
Michael J. Fox: da attore a maestro di vita
Michael J. Fox si racconta in un’intervista con Dotson Rader per quel che riguarda il modo in cui ha affrontato la malattia. Nell’intervista, reperibile in italiano sul sito della Confederazione Parkinson Italia, Michael mette sul tavolo tutti i suoi momenti più duri nella sua vita, dando una grande testimonianza ma soprattutto insegnamento su come la vita, a prescindere dalla salute, debba essere vissuta con gratitudine per essere felici.
Racconta la fase dell’alcolismo come un momento di debolezza in cui l’unico modo per allontanarsi dalla malattia fosse “anestetizzarsi” con l’alcool. La moglie Tracy Pollan in questo lo aiuta molto, aprendogli gli occhi su quanto l’alcool lo allontanasse da ciò che Michael voleva davvero per sé, e smette di bere nel 1992. Tutto ciò che impara riguardo allo smettere di bere, lo applica per affrontare il Parkinson. Da qui comincia l’ottimismo con cui Fox non si rassegna alla malattia, bensì l’accetta. Lui stesso sostiene che accettazione non significa rassegnazione, ma significa capire che ogni cosa è quello che è e che ci deve essere sempre un modo per passarci in mezzo, come un fluido che attraversa le crepe. Circa la ricerca della felicità sostiene:
“Voglio essere chiaro: quando i miei figli lasciano una grande confusione dopo che sono venuti i loro amici, con le scatole, gli involucri, i popcorn e bevande rovesciate in tutto il soggiorno, io sono molto adirato. Io non sono Superman. Ma, come un ragazzo che è stato basso, ho sempre pensato: ‘Se essere basso è il mio problema più grande, allora la vita è una ciotola di ciliegie’. Mi sento ancora così adesso, non importa cosa faccia. Mi piace essere vivo. Amo la mia famiglia e il mio lavoro. Mi piace la possibilità di fare le cose. Ecco cosa è la felicità”.