L’eliminazione dell’Italia da Euro 2024 rappresenta un duro colpo per i tifosi e per l’intero movimento calcistico nazionale. Gli azzurri, che solo tre anni fa avevano trionfato nell’ultimo campionato europeo, sono stati eliminati agli ottavi di finale, sollevando interrogativi su cosa non abbia funzionato e su come il futuro possa riservare nuove speranze.
Il percorso travagliato degli Azzurri
Il cammino dell’Italia a Euro 2024 è stato caratterizzato da (pochi) alti e (molti) bassi. Dopo una fase di qualificazione che ha visto prestazioni altalenanti, gli Azzurri sono arrivati al torneo con basse aspettative da parte dei tifosi e dell’opinione pubblica, principalmente per la conclamata scarsa qualità della rosa. In questi giorni circolano in rete impietosi paragoni tra la nazionale odierna e quella di vent’anni fa: lì dove avevamo Cannavaro e Nesta, ora giocano Bastoni e Calafiori (quest’ultimo, tra l’altro, uno dei più promettenti, ma certo non all’altezza dei suoi predecessori). A centrocampo, non si possono nemmeno paragonare Pirlo o De Rossi con i vari Frattesi e Pellegrini. Per non parlare dell’attacco, dove un tempo c’erano Totti, Del Piero, Inzaghi e adesso ci ritroviamo con Scamacca, Retegui e Chiesa, che in questi europei hanno collezionato la bellezza di zero gol in tre. L’unica eccezione è stato il portiere, perché Donnarumma non ha fatto rimpiangere il grandissimo Buffon.
Le cause dell’eliminazione da Euro 2024
L’eliminazione dell’Italia agli ottavi di finale è stata il risultato di diversi fattori. In primo luogo, la mancanza di chiarezze nella disposizione tattica della squadra ha giocato un ruolo cruciale. L’allenatore, Luciano Spalletti, è passato compulsivamente – in sole quattro partite – dal 4-2-3-1 al 3-5-2 al 4-3-3, intercambiando moduli e giocatori nel disperato tentativo di trovare un jolly in una mano disperata mescolando a caso le proprie carte.
La disposizione randomica degli uomini di Spalletti ha portato a momenti di calo fisico e mentale che sono costati caro. La difesa, un tempo baluardo della squadra, ha mostrato fragilità inaspettate, mentre l’attacco non è sempre riuscito a concretizzare le occasioni create. Ma sicuramente l’aspetto più fastidioso è stata la sufficienza con cui i calciatori sono entrati in campo nelle quattro partite disputate: senza grinta, senza energie, dando ogni volta l’impressione che, per loro, proseguire nel torneo fosse più un peso che una soddisfazione.
I numeri drammatici dell’Italia
Il gol dell’Albania al primo minuto è stato il gol più rapido subìto nella storia degli europei. Con la Spagna, la nostra nazionale ha unicamente provato a limitare i danni, anche quando è passata in svantaggio, senza dare mai la sensazione di poter essere pericolosa in area avversaria. Con la Croazia, pur essendo obbligati a pareggiare per avere la certezza matematica di passare il girone, abbiamo subìto il gioco degli avversari per 90 minuti, trovando un insperato (e casuale) gol dell’1-1 al 98′ grazie a un bel tiro di Zaccagni.
Già altre volte, tuttavia, è capitato che l’Italia ingranasse lentamente, per poi accelerare durante le fasi finali dei tornei. Per esempio, anche nel ’94 gli Azzurri passarono il girone con soli 4 punti, però quello fu l’inizio di una brillante cavalcata verso la finale, persa con il Brasile. I pochi tifosi che, il 29 giugno 2024, speravano di assistere a qualcosa del genere, sono rimasti delusi dal constatare una superiorità totale della Svizzera (la Svizzera!) in ogni zona del campo. Risultato: 2-0 per loro, e Italia fortunatamente fuori da questo europeo, perché continuare con questo calvario non avrebbe avuto alcun senso.
Su tutti, varrà la pena riportare un dato davvero inquietante: è stato calcolato che “la squadra che in una singola stagione effettua il minor numero di tiri nello specchio della porta, mediamente risulta averne fatti circa 3 a partita”. Ebbene, l’Italia è riuscita a fare peggio delle squadre con la peggior media: 5 tiri nello specchio con l’Albania, 1 con la Spagna, 3 con la Croazia e 1 con la Svizzera. Affrontando perlomeno tre squadre non fenomenali, ma assolutamente al suo livello, la media dell’Italia è stata di 2.5 tiri per partita. Per dare un’idea della differenza che ci separa da una delle squadre più in forma di questo europeo, in quattro partite la Spagna ne ha fatti 60, ossia 15 per partita. Un altro sport, praticamente.
Le prospettive future
Di solito, in situazioni del genere, per non deprimersi si pensa al futuro, ma nemmeno quello è roseo. A differenza di altre nazionali, l’Italia non può contare su una generazione di giovani talenti che, se adeguatamente supportati e valorizzati, potranno riportare a breve la nazionale ai vertici del calcio mondiale. Uno dei pochi giocatori promettenti sembra essere Calafiori, ventiduenne difensore del Bologna, mentre gli altri calciatori della nazionale hanno, tutti, perlomeno 25-26 anni, ossia l’età in cui un calciatore è all’apice della sua carriera. Se tutto va come si teme, potranno solo peggiorare.
Né, d’altronde, si vedono giovani emergenti all’orizzonte. Per continuare a fare il paragone (impietoso) con la Spagna, i suoi due attaccanti di punta – che stanno seminando il panico in questo europeo – hanno, rispettivamente, 21 e 17 (!) anni, per cui i margini di miglioramento sono estremamente elevati. Insomma, sperando di sbagliarci, è lecito ipotizzare che, se questo europeo ha dato solo delusioni, difficilmente il futuro a breve termine ci riserverà soddisfazioni maggiori.