È stata annunciata l’uscita di un nuovo libro su Lady D, Diana Spencer: morte, mito e misteri, di Annalisa Angelone. L’opera è stata presentata in occasione di “Un Borgo di libri”, venerdì 8 settembre. Ma ripercorriamo insieme la vita della Principessa Diana.
Diana Spencer: L’Icona della Gentilezza e dell’Influenza Duratura
Diana Spencer, meglio conosciuta come Lady Diana, è stata una figura eccezionale e indimenticabile della famiglia reale britannica e della cultura popolare mondiale. La sua vita, caratterizzata da tragiche sfide personali e un’impegno instancabile per le opere di beneficenza, ha lasciato un segno indelebile nella storia. In questo articolo, esploreremo la vita e il lascito di Lady Diana, la “Principessa del Popolo.”
L’Infanzia e la Gioventù di Diana
Nata il 1° luglio 1961, Diana Frances Spencer è cresciuta nella campagna inglese e ha vissuto un’infanzia relativamente tranquilla. Tuttavia, la sua vita ha subito una trasformazione straordinaria quando ha conosciuto il Principe Carlo, erede al trono britannico. Il loro fidanzamento e matrimonio nel 1981 hanno catturato l’attenzione del mondo intero, facendo di Diana un’icona istantanea.
Il Matrimonio Reale e l’Impatto Mediatico
Il matrimonio tra Diana e il Principe Carlo è stato un evento di portata epocale. Seguito da milioni di spettatori in tutto il mondo, ha rappresentato una favola moderna che sembrava uscita direttamente dalle pagine delle fiabe. Tuttavia, dietro l’apparenza glamour si celavano complessità e difficoltà, che si sono manifestate più tardi nella loro relazione.
L’Impegno per le Opere di Beneficenza
Uno dei tratti più significativi della personalità di Diana era il suo impegno per le opere di beneficenza. La Principessa ha lavorato instancabilmente per sensibilizzare l’opinione pubblica su temi come l’AIDS, la lebbra e la disintossicazione dai farmaci. Ha visitato ospedali e orfanotrofi in tutto il mondo, portando conforto e speranza a chi ne aveva bisogno. La sua vicinanza agli emarginati e ai bisognosi è stata un esempio di compassione e altruismo.
La Separazione e il Lavoro Umanitario
Diana e Carlo hanno divorziato nel 1996, ma la Principessa ha continuato il suo lavoro umanitario con rinnovato impegno. Ha dedicato tempo ed energia per sostenere cause importanti e, insieme all’amico e filantropo Dodi Al-Fayed, ha cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle mine antiuomo in Angola. La sua attività filantropica le ha guadagnato il titolo di “Principessa del Popolo.”
La Tragica Morte e l’Eredità Duratura
Il 31 agosto 1997, Diana ha perso la vita in un tragico incidente automobilistico a Parigi. La sua morte ha scosso il mondo intero, suscitando un’ondata di cordoglio senza precedenti. La sua eredità, però, è rimasta viva. Diana ha lasciato un segno indelebile come icona di gentilezza, umanità e impegno per il bene degli altri. La sua influenza continua ad ispirare nuove generazioni di attivisti e filantropi.
La vita di Diana Spencer è stata un mix di gioia e dolore, di glamour e impegno umanitario. La sua gentilezza, la sua dedizione alle opere di beneficenza e la sua capacità di toccare il cuore delle persone l’hanno resa una figura iconica. Lady Diana è stata molto di più di una principessa reale; è stata un faro di speranza per chiunque abbia cercato di fare del mondo un luogo migliore. Il suo lascito e la sua memoria continueranno a brillare nei cuori e nelle menti delle persone in tutto il mondo.
Diana Spencer: morte, mito e misteri di Annalisa Angelone
“Non me ne andrò in silenzio”, è con questa citazione di Lady D, impressa tra il prologo e la dedica (rivolta alla madre Emma), che si apre Diana Spencer, Morte, Mito e Misteri, il nuovo libro con cui la giornalista Rai, al di là di ogni ipotesi complottista, si propone di dipanare il giallo che avvolge la prematura scomparsa della “principessa triste”, incollando il lettore dalla prima all’ultima pagina. Una citazione, che a 26 anni da quel tragico impatto contro il tredicesimo pilone nel Tunnel dell’Alma a Parigi, in cui persero la vita Lady Diana e il suo compagno Dodi Al Fayed, appare come triste presagio di una morte ancora avvolta nel mistero, racchiusa come nel Macbeth shakespeariano, tra due verità contrapposte: quella ufficiale dei processi e quella delle numerose inchieste giornalistiche.
Secondo la giuria popolare inglese si trattò di omicidio colposo, un “banale” incidente d’auto causato dai flash dei paparazzi e da un autista “ubriaco come una spugna” a determinare lo schianto nell’agosto del ’97. Già nell’introduzione del suo certosino lavoro, l’autrice si sofferma sulla figura dei cosiddetti paparazzi e sottolinea come nel processo del 2008 si scelse di sostituire questo termine con “veicoli che seguivano”. Così facendo, pone in evidenza le inesattezze emerse dalle indagini.
Una contro narrazione, quella di Angelone, che sostenuta dal vaglio di centinaia di fonti e da anni di studio, non si limita a confrontare i soli atti giudiziari, ma analizza anche quelle che nel libro vengono indicate come le premonizioni della principessa Diana, che temendo l’establishment affermava: “Proveranno ad uccidermi in un incidente di elicottero o in automobile, quando i miei figli non saranno con me”. Il testo mette in luce il ruolo umanitario che la stessa Diana ha più volte ribadito di voler ricoprire dopo la sua separazione dal Principe, oggi Re Carlo, ponendo in risalto la forza con cui la principessa si è battuta nella campagna contro le mine antiuomo.
“La mina è un assassinio silenzioso perché continua ad uccidere anche dopo che la guerra è finita, ma non uccide i militari che sanno più o meno dove sono dislocate, uccide i bambini che vanno a prendere l’acqua”, dichiarava, producendo un copioso dossier, mai ritrovato sul tema, dal titolo “Profiting out of misery” (far soldi sulla miseria). Anche il Guardian, ebbe delle carte riservate di provenienza americana, e titolò “Gli Stati Uniti temevano la campagna di Diana contro le armi”. Nella sua ultima estate Diana era divenuta scomoda perché moltiplicò con coraggio il suo impegno per i più fragili, spendendo la sua popolarità immensa, sfidando i poteri forti “I will name the names” (“farò i nomi”), diceva, consegnando al mito un’icona del coraggio femminile. Una favola tragica delle cui contraddizioni l’autrice ha parlato nell’ambito della VI^ edizione della rassegna letteraria e culturale “Un Borgo di libri”, promossa dal Comune di Caserta dal simbolico titolo “Le rivoluzioni: i rivoluzionari sono ladri di lune”.