La breakdance, o breaking, è un’espressione artistica nata nelle strade del Bronx, a New York, negli anni ’70. Questo movimento culturale si sviluppò all’interno della cultura hip-hop, che comprendeva anche il rap, il djing e il writing (i graffiti). I giovani afroamericani e latini, in particolare, trovarono nella breakdance un modo per esprimere la loro creatività, sfogare le frustrazioni e affermare la loro identità in un contesto sociale difficile.
Le origini: una danza che nasce dalla strada
La breakdance ha radici profonde nelle danze di strada e nelle arti marziali, ma trae ispirazione anche da altre forme di danza come la capoeira brasiliana, la ginnastica e persino il funk. I “b-boy” e le “b-girl” – i praticanti della breakdance – iniziarono a sfidarsi nei block party e nelle strade, dove i DJ creavano una colonna sonora appositamente pensata per accompagnare le loro evoluzioni. Le sfide, o “battles”, erano e sono tuttora un elemento centrale della breakdance, in cui la competizione non è solo una questione di tecnica, ma anche di stile, attitudine e capacità di coinvolgere il pubblico.
Le mosse e lo stile della breakdance
La breakdance si distingue per una serie di mosse spettacolari e complesse che richiedono forza, agilità, coordinazione e senso del ritmo. Le mosse si suddividono in diverse categorie principali:
- Toprock: Le movenze eseguite in piedi, che aprono solitamente la performance e permettono al ballerino di riscaldarsi, dare un’anteprima del proprio stile e stabilire un contatto visivo con il pubblico e con l’avversario.
- Footwork: Una serie di passi eseguiti a terra, con il corpo in equilibrio sulle mani e sui piedi. Il footwork è caratterizzato da movimenti rapidi e complessi che richiedono grande coordinazione e controllo.
- Power moves: Le mosse acrobatiche che includono rotazioni, salti e movimenti circolari eseguiti ad alta velocità, come il “windmill” (la rotazione del corpo su un asse orizzontale) o il “flare” (movimento simile a quello eseguito dai ginnasti al cavallo con maniglie).
- Freezes: Le pose statiche in cui il ballerino immobilizza il corpo in posizioni estreme o difficili da mantenere.
- Transitions: I passaggi fluidi e creativi tra una mossa e l’altra, che danno coesione e continuità alla performance.
Lo stile di un b-boy o di una b-girl è definito non solo dalla capacità di eseguire queste mosse, ma anche dal modo in cui le combinano e le interpretano. Il ritmo, l’improvvisazione e la connessione con la musica sono elementi fondamentali che distinguono un ballerino dall’altro.
La fortuna in Europa
Negli anni ’80 e ’90, la breakdance iniziò a diffondersi al di fuori degli Stati Uniti, raggiungendo prima l’Europa e poi il resto del mondo. Questo avvenne grazie alla crescente popolarità della cultura hip-hop, che si diffuse tramite film, videoclip musicali e tour di artisti americani. In particolare, film come Wild Style (1983), Beat Street (1984) e Breakin’ (1984) contribuirono a portare la breakdance sotto i riflettori internazionali.
In Europa, la breakdance trovò terreno fertile soprattutto nelle grandi città come Parigi, Berlino e Londra, dove i giovani abbracciarono questo nuovo stile di danza come una forma di espressione personale e di ribellione. A differenza degli Stati Uniti, dove la breakdance era inizialmente limitata alle strade, in Europa venne presto accolta anche nelle accademie di danza, nei festival e nei teatri, evolvendosi in una forma d’arte riconosciuta e rispettata.
Le crew (cioè gruppi di b-boys e b-girls) europee iniziarono a distinguersi in competizioni internazionali, portando la breakdance europea ai vertici di questo movimento globale. Eventi come il Battle of the Year (nato in Germania nel 1990) e la più recente Red Bull BC One (dal 2004) divennero punti di riferimento per la comunità della breakdance, contribuendo a consolidare la reputazione dei ballerini europei a livello mondiale.
L’approdo alle Olimpiadi di Parigi 2024
L’evoluzione della breakdance ha raggiunto un punto culminante nel 2020, quando il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha annunciato che la breakdance sarebbe stata inclusa come disciplina ufficiale alle Olimpiadi di Parigi 2024. Questa decisione rappresenta un riconoscimento senza precedenti per la cultura hip-hop e per tutti coloro che, nel corso dei decenni, hanno contribuito a trasformare la breakdance da danza di strada a fenomeno globale.
L’introduzione della breakdance nel programma olimpico è stata vista come un’opportunità per avvicinare le nuove generazioni ai Giochi e per ampliare il pubblico delle Olimpiadi. Tuttavia, non sono mancate le critiche, soprattutto da parte di coloro che temono che l’inclusione della breakdance nelle Olimpiadi possa snaturarne l’essenza, riducendo l’elemento di creatività e improvvisazione a favore di una maggiore standardizzazione.
Nonostante queste preoccupazioni, l’inserimento della breakdance nelle Olimpiadi segna un nuovo capitolo nella storia di questa danza, offrendo ai b-boy e alle b-girl di tutto il mondo un palcoscenico senza precedenti per mostrare il loro talento e la loro passione. Il percorso che ha portato la breakdance dalle strade del Bronx alle Olimpiadi è un simbolo del potere della cultura di strada di trasformarsi e adattarsi, continuando a ispirare e affascinare generazioni di giovani in tutto il mondo: e non è stato un caso, del resto, che le due finali di breakdance abbiano visto affrontarsi ballerini di tre continenti diversi: il Giappone ha vinto (contro la Lituania) l’oro femminile, e il Canada ha vinto (contro la Francia) l’oro maschile.