Oggigiorno è difficile trovare delle zone in cui non ci sia nemmeno una scintilla di luce, in cui non risplenda neanche una lampadina in lontananza. Forse solamente in campagne isolate, in zone di montagna, in mare aperto o i certi periodi dell’anno in cui i lampioni delle strade vengono accesi meno frequentemente. Fatto sta che l’uomo moderno non è abituato al buio pesto, e quindi può essere che risulti difficile immaginare l’importanza che aveva il faronell’antichità.
Oggi, nell’epoca del GPS, delle mappe aggiornate e del segnale satellitare, sembra quasi impossibile immaginare di non avere nessuna informazione sulla strada che si deve percorrere, nessuna descrizione, nemmeno una datata. Eppure i popoli si sono sempre spostati, hanno sempre viaggiato, migrato, anche ni periodi più antichi. Certo, si trattava di vere e proprie avventure, che potevano essere anche fatali, ma gli uomini non si sono mai fatti fermare dalla prospettiva di qualche difficoltà in più.
Per quanto i viaggi via terra siano interessanti, vorrei concentrarmi su quelli per mare e soprattutto su come si sia arrivati all’invenzione del faro, costruzione indispensabile per la navigazione notturna e in casi di scarsa visibilità – nebbia, piuttosto che forti tempeste.
Il faro: guardiano delle coste da più di duemila anni
Prendendo inizialmente come focus del nostro excursus storico il Mar Mediterraneo e le popolazioni di navigatori che vi facevano vela, si può affermare che inizialmente i viaggi in barca fossero soprattutto diurni e a vista – ossia lungo la costa, abbastanza vicini da continuare a intravvederla. Poi, con l’allungarsi delle rotte, si cominciò a navigare anche di notte, per coprire più distanza possibile.
Ovviamente, essere per mare senza il sole creava tutta una serie di problemi non da poco. Non tanto di orientamento, visto che per quello c’erano le stelle, quanto più legati alle forme delle coste: la scarsa (o pressochè nulla) visibilità rendeva estremamente complesso individuare scogli o formazioni rocciose particolarmente pericolosi.
I primi esempi di fari altro non erano che grandi falò posizionati nei punti più critici, alimentati a legna, a opera di uno schiavo, che bruciavano tutta la notte. Con lo sviluppo delle tecniche e tecnologie architettoniche, ben presto anche il faro venne innovato, costruendo alte torri sulla cui cima collocare il fuoco.
I due esempi più celebri di faro antico sono: il Colosso di Rodi, fatto costruire nel 290 a. C. circa, era una statua di trentadue metri di Elio, dio del Sole, con una mano tesa, nella quale ardeva il fuoco di segnalazione; e il faro di Alessandria d’Egitto, una torre alta tra i centoquindici e i centotrentacinque metri che sorgeva sull’isola di Pharos (Φάρος) – luogo a cui probabilmente si deve il nome di questra costruzione specifica.
Con la crescita delle rotte commerciali, vennero costruiti porti negli snodi principali, e ogni porto aveva il proprio faro. L’impero romano diede una grande spinta alla costruzione di fari, costellando di coste le proprie torri, fino ad arrivare al Canale della Manica. Tuttavia, dopo la caduta di Roma i fuochi che ardevano di notte non erano più soltanto una guida per i marinai, ma anche per gli invasori. Per questo motivo si tornò alla navigazione diurna a vista.
Durante il Medioevo a svolgere la funzione del faro soprattutto lungo le coste di Francia e Inghilterra erano monasteri eremitici, in cui un monaco volontario si occupava di tenere accesa e funzionante la luce in cima alla torre. Simile funzione svolgevano anche, ad esempio, i minareti delle moschee asiatiche. In Italia, invece, si tornarono a costruire fari soprattutto nel 1300, quando iniziò la parabola ascendente delle repubbliche marinare.
Pian piano, il faro non divenne più solo una necessità di navigazione, ma anche un modo di dare sfoggio di gusto architettonico e bravura ingegneristica. Ecco perchè esistono esemplari come il faro francese di Cordouan, che al suo interno ospita una scalinata monumentale e una cappella, ornata di statue e vetrate.
Tuttavia, fu nell’Ottocento che il numero di fari aumentò esponenzialmente. Ciò è dovuto principalmente a fenomeni come il colonialismo e lo stabilirsi di fitte reti commerciali che univano tutto il mondo. Le coste della Gran Bretagna e della Francia (due delle potenze che crearono un vero e proprio impero in quegli anni) si costellarono di torri, molto alte, così da poter essere viste anche in mare aperto, e dipinte di colori come il bianco e il rosso, ben visibili e distinguibili anche di giorno. I fari ovviamente non vennero costruiti solamente lungo le coste d’Europa, ma anche in tutti gli avamposti in cui sbarcavano navi occidentali – India, Cina, Giappone, per citarne alcuni.
A occuparsi della manutenzione delle lampade e anche di operazioni di primo soccorso c’era il guardiano del faro, ora una vera figura professionale ancora oggi presente in Italia, sebbene molti dei compiti a essa assegnati vengano svolti tramite computer.