Sono sempre stata un’amante delle avventure in mare, delle traversate epiche per sfidare la natura e le sue tempeste, il rischio di affrontare i pirati e in occasione della rubrica di oggi Libri dalla Storia, ho deciso di dedicare questo articolo a 62 marinai baresi che decisero a costo della vita di affrontare un lungo viaggio per trasportare i resti di San Nicola, vescovo della città orientale e famoso per i suoi miracoli, da Myra a Bari.
Un viaggio decisamente pericoloso, considerando che parlo del 1087, tempi del Medioevo. Ma cosa è successo precisamente?
Il viaggio dei 62 marinai baresi per San Nicola di Bari
Siamo nel marzo del 1087 e 62 persone (marinai, mercanti e due sacerdoti) partono da Bari diretti ad Antiochia su tre navi cariche di grano, forse per simulare un interesse commerciale del viaggio. Quando sbarcano ad Antiochia, i pugliesi capiscono che i veneziani si stavano preparando a trafugare le reliquie del santo, per cui vendono la loro merce e si dirigono verso Myra (Turchia) decisi a compiere quel furto dei resti di San Nicola.
Non è la prima volta che si prova a rubare le reliquie, ma questa volta il sacro furto è giustificato da una volontà soprannaturale: se l’impresa audace riuscirà allora significa che doveva accadere in questo modo. Forse perché la chiesa e il culto di San Nicola erano in stato di abbandono nella città di Myra? Può essere.
Le difficoltà non sono poche: era necessario che i resti rimanessero integri durante il viaggio, e il ritorno non è stato una passeggiata: i venti contrari ostacolavano la navigazione.
Il percorso di viaggio lungo e intenso: il ritorno da Myra a Bari
Premetto che di questo viaggio si conosce poco: molti documenti sono stati tradotti dal latino e dal greco dagli studiosi nicolaiani e le certezze si fermano ad alcune delle tappe, alla data di partenza e di rientro a Bari e al numero e ai nomi dei coraggiosi marinai. Infatti il 20 maggio 1087 comincia il viaggio di ritorno e il 9 maggio le tre navi sbarcano a San Giorgio, località a circa 7 km a sud di Bari.
Il percorso da Myra a Bari si può ricostruire grazie alle cronache di Niceforo e Giovanni Arcidiacono: le navi partono dalla città ellenica (porto di Andriake), si dirigono verso l’isola di Caccavo (Kekowa), le isole Maiestra (Meis), Patara, Perdicca, Marciano (Makri), golfo di Trachea, Ceresano, l’isola di Milo fino a giungere a San Giorgio.
I marinai baresi non utilizzarono le caravelle per il viaggio, imbarcazioni realizzate solo nel XV secolo, e infatti le cronache dell’impresa parlano genericamente di barche o imbarcazioni o caracche. L’esito dell’impresa fu un successo e viene vista come un segno della predilezione divina per la città. La Puglia è diventata attraverso questa mirabile impresa il centro del culto mediterraneo di uno dei Santi più famosi del mondo.
Il culto di San Nicola: il protettore di Bari
San Nicola è il santo che ha goduto nella vita della Chiesa il culto più esteso, dopo quello della Beata Vergine Maria.
Era un uomo della carità e si è distinto per la sua generosità verso i poveri e i bisognosi.
San Nicola di Myra viene detto anche di Bari, perché in questa città sono arrivati i suoi resti, come ti ho illustrato prima.
I marinai, arrivati in città, hanno consegnato poi il corpo al benedettino Elia, abate di San Benedetto, il quale ha provveduto a edificare sul posto la Basilica del santo.
Il santo vescovo Nicola è molto venerato in tutto il mondo cattolico e ortodosso e specialmente in Russia dove, come a bari, oltre alla festa universale del 6 dicembre c’è anche quella del 9 maggio a memoria della traslazione delle reliquie.
La maestosa Basilica, a lui dedicata, è ancora oggi meta di numerosi pellegrinaggi che testimoniano l’affetto profondo della gente.
922 anni dopo, il viaggio si ripete con Enrica Simonetti
Grandi navate, affreschi e capitelli: il nostro viaggio comincia in una basilica che porta il nome di Nicola e poggia le sue fondamenta in una terra musulmana. Siamo in pieno mediterraneo, a Myra, in Turchia e 922 anni fa cominciò qui la lunga storia del culto di San Nicola di Bari.
In questo luogo i 62 marinai baresi sottrassero le reliquie del Santo e le riportarono a casa, navigando tra Ionio, Egeo e Adriatico, tra correnti impossibili e continui pericoli. A bordo del veliero Ideadue, una goletta di 22 metri, ripercorriamo quella lunga traversata e, tappa dopo tappa, ritroviamo tracce antiche di quella “mirabile impresa”.
Questo estratto deriva dal diario di bordo che la giornalista Enrica Simonetti ha scritto e dove ha ripercorso le stesse tappe dei 62 marinai baresi nel 2009 insieme al fotografo Vincenzo Catalano. Dal viaggio compiuto a distanza di quasi mille anni dal primo, è nato un libro fotografico, Translatio Sancti Nicolai.
Un viaggio di ricordo e tradizione, che serve a riallacciare i rapporti con la Turchia, ma anche e soprattutto ad esaltare ed omaggiare la figura del Santo patrono di Bari. La Translatio Sancti Nicolai fa parte di un progetto più ampio dal titolo Ex Oriente Lumen, ideato dal fotografo Enzo Catalano e fortemente voluto dalla Basilica di San Nicola.
Un modo per ricollegare al presente un evento storico che fa parte della tradizione e del culto nicolaiano, una festa che non è solo fatta dei giorni delle sagre o della venerazione, ma che è un importantissimo fil rouge che lega da secoli cattolici e ortodossi, Oriente e Occidente.