Rapunzel rientra già nella categoria delle “nuove” eroine Disney. Ragazze e giovani donne forti, che vogliono seguire i propri sogni (e realizzarli anche, magari), senza necessariamente che il passaggio per la felicita arrivi da un principe su un cavallo bianco (anche se personalmente, se arrivasse a cavallo di un drago sarei già più incline a prendere in considerazione la faccenda). Diversa da Merida, Vaiana, Anna e Raya, eppure altrettanto ostinata e coraggiosa.
E tuttavia, come tutte le storie dallo stampo più classico, per così dire, anche quella di Rapunzel affonda le radici nella tradizione passata. In Raperonzolo, all’interno di Fiabe del focolare dei fratelli Grimma, per essere più precisi – non escludo che ci siano altre versioni, ma io conosco bene questa.
Ad accomunare le vicende di Rapunzel e Raperonzolo sono di certo i capelli (montagne di capelli, fiumi di capelli, un incubo di capelli), così lunghi e folti da poter essere usati come una sorta di liana, o di montacarichi. E a cosa servirà mai un ascensore di capelli? A consentire a Gothel, la guardiana della fanciulla, di entrare nell’altissima torre in cui la ragazza è stata rinchiusa. Una torre nel folto della foresta, lontana da ogni centro abitato; senza porte o scale, ma con una sola, piccola finestra.
Peccato che un bel giorno, da quella finestra non sia Gothel a entrare, ma un aitante giovanotto, capitato da quelle parti praticamente per caso e incuriosito dalla cascata di capelli. Non devo venire a io a dirti che, una volta scoperto l’incontro tra i due, la megera non la prende proprio benissimo. Le modalità cambiano, ma certo rimane un fatto: Rapunzel e il suo amato devono essere separati, possibilmente per sempre.
Ovviamente, il lieto fine non può mancare – anche se i Grimm ce lo fanno sudare più della Disney – ma in conclusione tutto e bene quel che finisce bene. E diciamo pure che a Rapunzel le cose vanno molto meglio, rispetto a Raperonzolo.
Rapunzel e Raperonzolo: due storie simili, eppure così diverse
Essendo Rapunzel Disney (2010) una donna del cambiamento, che salta giù dalla sua torre in compagnia di un brigante per andare a vedere le lanterne (e che scena meravigliosa è quella? Mi toglie il fiato ogni volta che la vedo), non stupisce che sia coraggiosa, ingegnosa e intrepida. Converte banditi, conquista cavalli, danza con le bambine al festival del villaggio e alla fine si ribella a Gothel.
Beh, Raperonzolo invece è una ragazza d’altri tempi, che finisce per far entrare nella torre il principe quasi per sbaglio (il giovanotto trova la torre, vede la fanciulla, capisce che formula dire per farsi allungare i capelli ed entra, praticamente) e non agisce mai apertamente per cambiare il proprio destino – sarebbe assurdo aspettarsi il contrario, da una fiaba scritta nel 1800.
Per questo possiamo proprio dire che Rapunzel e Raperonzolo siano due storie completamente diverse, già a partire dall’inizio. Rapunzel viene rapita per il potere curativo che la sua chioma possiede – la regina madre bevve un infuso fatto con un fiore magico, quando era incinta della principessa – e che Gothel vuole per sé, in modo da poter continuare a ringiovanire e vivere in eterno.
Raperonzolo invece è chiesta come pegno da una maga. La madre della piccola, durante la gravidanza, è colta dall’irrefrenabile desiderio di mangiare i raperonzoli che crescevano nel giardino vicino, e manda il marito a prenderglieli. Egli acconsente, ma viene scoperto dalla proprietaria, una maga, che gli lascia gli ortaggi in cambio del figlio non ancora nato. L’uomo, impaurito e sorpreso, accetta (equo no? Un raperonzolo per un bambino, mi sembra giusto).
In entrambe le versioni la bambina finisce rinchiusa dentro un’altissima torre, con il compito di sciogliere i capelli per far entrare la vecchia al momento opportuno. Certo, la formula che Gothel pronuncia varia da fiaba a film, ma il concetto rimane quello.
Anche il protagonista maschile arriva dalla principessa in modo diverso: Flynn scala la torre con le sue forze, il principe si fa sollevare (con l’inganno) dalla ragazza. E non possono che seguire altri cambiamenti, visto che Rapunzel decide di uscire dalla torre, mentre Raperonzolo no, rimanendo nella sua stanza insieme al principe, “come marito e moglie“.
E quando l’antagonista scopre di essere stata ingannata, reagisce in modo violento in ambedue i casi, seppur con sfumature diverse: la Gothel del film ferisce Flynn e lo usa come merce di scambio per la ragazza; quella della fiaba finisce per tagliare i capelli alla fanciulla e portarla in un deserto (dove poi la giovane partorisce due gemelli). Quando il principe giunge, finita la scalata si ritrova davanti la vecchia, che lo butta già dalla finestra (lo so, le fiabe dei Grimm non hanno lo stesso effetto, se non c’è qualche particolare cruento).
Il giovane sopravvive alla caduta, ma diventa cieco a causa delle ferite. Così, solo e perduto, viaggia per il mondo, fino a quando non arriva proprio nel deserto in cui vivono Raperonzolo e i bambini. Basta che due lacrime dell’amata gli bagnino gli occhi, per guarirlo e condurre tutti e quattro al lieto fine.
Insomma, mai come prima si può parlare di due fiabe diverse, più che di rivisitazione di uno stesso racconto.