I libri velenosi potrebbero trovarsi nelle biblioteche, nelle università o addirittura nei mercatini dell’usato alla portata di tutti: sono libri del XIX secolo dalle copertine di un verde brillante. Bellissime, ma tossiche.
È questo che ha scoperto la ricercatrice americana Melissa Tedone della biblioteca del Winterthur Museum nella primavera del 2019 quando le è capitato tra le mani il libro Rustic Adornments for Homes of Taste, del 1857.
La copertina del libro infatti era in tessuto, di un verde particolare, il Verde di Parigi, come era in voga nell’epoca vittoriana, per la cui produzione veniva usato un pigmento a base di rame e arsenico.
Libri velenosi: la scoperta
Era la primavera del 2019 e Melissa Tedone, responsabile della conservazione del materiale librario presso il Winterthur Museum, stava analizzando il volume Rustic Adornments for Homes of Taste, del 1857. La copertina del libro era di una bellezza straordinaria, di un intenso verde smeraldo con impressioni dorate, anche se in pessime condizioni di conservazione. Ma la studiosa ha notato che il colorante tendeva a staccarsi con facilità dalla tela. A quell’epoca era già a conoscenza dell’uso del pigmento velenoso a base di arsenico per la produzione di carte da parati nell’Ottocento, quindi si è insospettita e ha inviato il volume al laboratorio del museo per ulteriori analisi.
La scansione a raggi X ha rivelato la presenza di rame e arsenico in una concentrazione molto alta. Melissa Tedone ha lanciato l’allarme e capito la necessità di studiare altri volumi rilegati in tela con le stesse caratteristiche. Dopo una prima indagine su 400 volumi, le attenzioni dei ricercatori si sono concentrate sui libri di epoca vittoriana dalla copertina verde brillante. Da subito sono stati individuati diversi esemplari, tutti con le stesse rilegature contenenti arsenico.
Da qui è stato istituito il Poison Book Project, un’iniziativa multidisciplinare del Winterthur Museum, Garden & Library e l’Università del Delaware con l’obiettivo di identificare e catalogare i volumi che contengono sostanze potenzialmente tossiche, fornendo inoltre indicazioni sulla corretta manipolazione dei volumi contaminati. La ricerca è tuttora in corso, e il suo database costantemente implementato. Al momento si contano 313 libri dalla copertina all’arsenico in giro per il mondo.
Ma questi volumi sono veramente pericolosi? In realtà, anche se la concentrazione di arsenico è alta, non basterebbe il semplice contatto per provocare la morte. Potrebbe causare intossicazione solo se si mettessero in bocca le dita dopo averli maneggiati.
Le copertine con il pigmento all’arsenico provocherebbe disturbi a chi li maneggia a lungo e quotidianamente, come bibliotecari e ricercatori.
Perché le copertine all’arsenico?
Il mondo dell’editoria nel XIX secolo conobbe una piccola rivoluzione che permise l’accesso ai libri a una fetta più ampia di popolazione. Difatti fino ad allora la rilegatura dei volumi era realizzata in cuoio, e solo nella prima metà dell’Ottocento si diffuse la pratica di rilegare i libri con copertine in tessuto, che permetteva di risparmiare sul costo di produzione e di vendere i libri a un prezzo inferiore.
Le copertine in tessuto si diffusero presto e iniziarono a essere realizzate con il colorante all’arsenico verde brillante, molto in voga all’epoca. Il “verde di Parigi”, infatti, già dal Settecento colorava le carte da parati che decoravano le case. Conosciuto anche come verde di Vienna, di Scheele e verde di Schweinfurt, questo pigmento (nelle sue varie tonalità) è un composto chimico contenente arsenico. Precisamente si ottiene con la combinazione di acetato di rame e triossido di arsenico che creano l’acetato arsenico di rame.
L’appellativo “di Parigi” proviene dal fatto che questa polvere verde veniva usata per derattizzare le fogne della città. L’arsenico era, ed è, uno dei veleni più popolari e conosciuti, utilizzato in passato come pesticida, conservante del legno, o per contrastare la diffusione di malattie come la malaria.
Ma la brillantezza di questa polvere ha fatto sì che venisse impiegata anche per colorare una grande quantità di prodotti di uso comune come vestiti, carta da parati e vernici da pittura. Tele impressioniste e preraffaellite, giochi per bambini, decorazioni varie: la moda stava colorando con questo pigmento ogni cosa, sia in Europa che negli Stati Uniti. Oltre a conferire la particolare brillantezza al verde, l’arsenico presente nel pigmento, essendo una sostanza chimica insetticida, evita il deterioramento della carta, materia organica.
All’epoca si pensava che l’arsenico fosse pericoloso solo se ingerito, ma quando si cominciò a notare gravi casi di intossicamento ci si rese conto che anche la semplice inalazione poteva comportare disturbi gravi e malattie respiratorie. I vestiti irritavano la pelle e le carte da parati rilasciavano microparticelle di polvere verde che finiva su mobili e cibi.
È così che sempre più medici e chimici collegarono sintomi, disturbi e morti inspiegabili all’esposizione all’arsenico e l’allarme fu lanciato.
Allo scopo di sensibilizzare la popolazione, il chimico Robert C. Kedzie nel 1874 realizzò un volume dal titolo Shadows from the Walls of Death contenente campioni di carta da parati dell’epoca pigmentata all’arsenico. Fu prodotto in cento copie (oggi ne rimangono solo quattro esemplari) e inviato alle biblioteche pubbliche del Michigan, accompagnato da un’introduzione che spiegava il proposito della pubblicazione e avvisava della pericolosità della sua consultazione.
2024: scoperti altri libri velenosi
Il Poison Book Project ha dato il via a controlli continui sui volumi da parte delle biblioteche di tutto il mondo. Recentemente la Lipscomb University negli Stati Uniti ha analizzato una serie di volumi della biblioteca universitaria.
A chiederlo gli stessi bibliotecari che hanno notato come le copertine di alcuni tomi avessero dei colori ancora sorprendentemente brillanti: le analisi condotte hanno rivelato la presenza pigmenti tossici e la diffrazione ai raggi x, per la prima volta utilizzata sui libri, ha rivelato la presenza di piombo e cromo in alte concentrazioni. In alcuni casi si trattava di cromato di piombo, il pigmento giallo utilizzato anche da Van Gogh per i suoi Girasoli, che contiene parti uguali di piombo e cromo. In altri, la presenza di piombo era ben più alta.
A marzo 2024 è scattato l’allarme presso la Biblioteca di Düsseldorf, seguita da altre istituzioni bibliotecarie tedesche, per la presenza di libri sospetti. Questo ha portato alla chiusura temporanea delle biblioteche per permettere ai ricercatori di eseguire test e mettere in quarantena i libri velenosi.