Nella cultura occidentale, quando si parla di peccato, di proibito o di trasgredire agli ordini, è molto probabile che si finisca per pensare a una mela. Biancaneve addenta una mela; Afrodite riceve in dono un pomo d’oro (anche se pomo in italiano non indica solamente una mela), e poi ci sono Eva e la mela.
Quest’ultimo è, forse, l’episodio che più ha segnato la cultura occidentale degli ultimi secoli, vista la radicata influenza esercitata su di essa dalla Bibbia. Per centinaia di anni, infatti, il testo sacro del Cristianesimo non è stato solamente la base di questa religione, ma anche la lente attraverso cui analizzare il mondo intero. A volte prese alla lettera, altre volte interpretate più o meno liberamente, le parole della Bibbia dettavano legge, anche nel caso in cui era la realtà stessa a contrastare tali affermazioni – basti pensare a Galileo Galilei e alla sua abiura.
Eva e la mela: una coppia giunta a noi attraverso i secoli. Ma sarà proprio così?
Tornando a Eva e la mela, un’accurata analisi dell’Antico Testamento ha portato alla luce una scoperta interessante. Se, infatti, leggiamo attentamente il brano della Genesi – il primo libro dell’Antico Testamento, in cui vengono narrate, tra gli altri episodi, anche la creazione del mondo e la cacciata dal paradiso terrestre – in cui Dio proibisce ad Adamo e a Eva di mangiare il frutto dell’albero della conoscenza:
«Di ogni albero del giardino puoi mangiare a sazietà. Ma in quanto all’albero della conoscenza del bene e del male non ne devi mangiare, poiché nel giorno in cui ne mangerai certamente dovrai morire».
Genesi
o quello in cui i due effettivamente si cibano del frutto,
Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò.
Genesi
la mela non viene nominata. E allora com’è che ora Eva e la mela sono praticamente un tutt’uno? A questa domanda ha cercato di rispondere Claudio Balzaretti nel saggio Eva. Il giallo della mela. Balzaretti, oltre a essere professore di storia e di filosofia, si è spesso occupato di antichi testi religiosi. Nella sua opera di filologo e biblista, ha scritto libri di commento a manoscritti religiosi, nonché alcune introduzioni italiane all’Antico Testamento.
In Eva. Il giallo della mela non solo cerca di ricustruire le vicende che potrebbero aver portato a questa particolare interpretazione, ma scava ancora più indietro e più in profondità, confrontando l’episodio cristiano con quelli presenti in altri miti, sempre con protagonista la mela.
Ecco la trama di Eva. Il giallo della mela di Claudio Balzaretti
Una delle certezze più diffuse nella nostra civiltà occidentale è la mela del peccato originale.
Eppure essa non è presente nel racconto biblico. Chi ha messo la mortifera mela nel giardino dell’Eden? Quando nacque questa diceria e perché si è diffusa? Smontare un mito del genere appare un’impresa impossibile. Ormai le varie ipotesi sulla sua origine (greca, celtica, latina…), benché tra di loro alternative, si sono alleate, quasi a sostenersi a vicenda.
L’autore, nei panni di un investigatore, segue gli indizi e ascolta i testimoni che consentono di ricostruire com’è nata questa opinione. Con un rigoroso metodo filologico seleziona e analizza l’abbondante materiale raccolto alla fine del volume, ma presenta in modo semplice e accattivante la ricostruzione dell’indagine. I problemi affrontati stimolano anche una serie di osservazioni sul metodo storico e filologico.
Questa riflessione è un invito alla cautela di fronte alle opinioni comuni e alle ricostruzioni storiche. I cosiddetti “dati- non sono fatti oggettivi, ma sono costruiti secondo una precisa visione del mondo, di cui a volte neppure lo stesso storico è consapevole. I colpevoli della mela sembrano gli studiosi, ma forse loro stessi sono stati ignare vittime del caso.