C’è chi sostiene che il Ritmo Cassinese sia stato scritto non oltre il XII, e c’è chi sostiene che invece la stesura del testo risalga al secolo XIII.
Una genesi cronologica e un’attribuzione incerta: elementi che non fanno altro che stendere un ulteriore velo di misterioso fascino sul testo, ad oggi considerato una delle più importanti testimonianze letterarie in lingua volgare proprio in virtù della sua precoce apparizione nella storia.
I contenuti del Ritmo Cassinese
Il testo si trova nel Codice 552 dell’Abbazia di Montecassino, che contiene principalmente opere di autori patristici, come ad esempio il Commento di San Girolamo al Libro di Isaia. Ulteriore peculiarità del Ritmo Cassinese è la sua posizione all’interno del Codice 552: è, infatti, trascritto su una pagina bianca, rimasta inutilizzata a fine fascicolo, viene infatti per questo definito una traccia. A primo impatto sembra quasi che non abbia ragione di esistere all’interno del codice. Uno sguardo più ravvicinato, però, ci mostra che in realtà il Ritmo trovandosi accanto a testi che trattano del tema della sapienza, ha ben ragione di trovarsi proprio lì dov’è.
Esso riprende infatti la tradizione letteraria della Collatio Alexandri cum Dindimo Rege, un testo in forma dialogica risalente al periodo tardo-antico, che narra del dialogo fra Alessandro Magno e Dindimo, re dei Gimnosofisti, popolo che rappresentava la tradizione ascetica orientale. Si tratta di una riflessione filosofica che vede contrapposta una visione del mondo e della vita materialista, improntata al dominio, alla conquista e al potere, come quella di Alessandro Magno, rispetto ad una visione del mondo più distaccata, basato sulla rinuncia e l’ascetismo, come quella del Re Dindimo.
Proprio come nella Collatio, il Ritmo Cassinese contiene un confronto fra due figure, entrambe rappresentanti da un lato il materialismo e dall’altro l’ascetismo. I protagonisti di tale confronto sono un asceta orientale, il Mistico, e un monaco occidentale, un Tale, rappresentando così anche un paragone culturale fra Oriente ed Occidente nei diversi modi d’intendere la vita, la morte, la saggezza ed il rapporto col mondo sensibile. I due personaggi sono introdotti nel testo tramite l’espediente della captatio benevolentiae, attraverso la quale l’autore cerca di attirare l’attenzione del lettore.
Il prologo della traccia si apre così:
Eo siniuri, s’eo fabello,
lo bostru audire combello:
de questa bita interpello
e•ddell’altra bene spello.
Poi k’enn altu m’encastello,
ad altri bia renubello.
E•mmeb’e[n]cendo flagello.
Parafrasando:
Io, signori, se parlo
eccito il vostro ascolto,
di questa vita duco
e dell’altra ben spero.
Dopo che in alto mi sono rinchiuso
lascio ad altri la vita secolare.
Verso di me uso penitenze.
Emerge così la figura di un autore propenso verso l’ascetismo, chiusosi in convento e dedicatosi a pratiche ascetiche. Egli prosegue interrogandosi su questioni che, successivamente, plasmeranno la filosofia: come deve vivere un uomo giusto in un mondo che tenta di deviarci col peccato? Esplora dunque la tematica ricorrendo alla forma dialogica sopra menzionata.
Altro aspetto interessante del Ritmo Cassinese è la metafora della candela:
Et arde la candela, sebe libera,
et altri mustra bïa dellibera.
Et eo, se nce abbengo culpa jactio,
por vebe luminaria factio.
Parafrasando:
Arde la candela, ma io son libero,
ad altri mostra la via libera.
E se giaccio in una colpa,
per voi illumino la via.
L’autore del testo, dunque, si paragona ad una candela: brucia lentamente per mostrare la via agli altri.
Il Ritmo, tutt’oggi, resta un magistrale esempio letterario che convoglia in sé la novità del volgare, la tradizione del latino e la bellezza della riflessione interiore.
La lingua del Ritmo cassinese
La lingua con cui è scritta la traccia rappresenta uno degli aspetti più interessanti del testo: confrontandoci con le sue peculiarità possiamo notare come elementi di un parlare nuovo si fondano con elementi di uno scrivere vecchio. La forma con cui è scritto il testo è il volgare italo-romanzo, nonché la lingua sviluppatasi a partire dal latino parlato e che, nonostante la sua distanza dal latino classico, ne contiene comunque degli elementi d’influenza.
Possiamo notare le influenze della lingua latina a partire dal lessico, nel quale molte parole derivano proprio dal latino classico, seppur con forma alterata. Allo stesso modo, nella sintassi e nella morfologia mostrano residui e influenze delle strutture linguistiche latine.
Anche dal punto di vista fonetico il Ritmo Cassinese conserva delle peculiarità, dei fenomeni caratterizzanti le lingue romanze in evoluzione, quali la caduta delle consonanti finali, la monottongazione e la vocalizzazione delle consonanti latine.
Il testo è caratterizzato da versi rimati e da una metrica libera. In passato si pensava che il testo volgare dovesse avere un numero di rime uguali in ogni stanza, ma la scoperta del Ritmo di Sant’Alessio ha dimostrato l’esistenza di una forma di strofa giullaresca composta allo stesso modo del Ritmo Cassinese, per cui ad oggi non viene più considerato come un testo che presenta lacune di alcun tipo a livello sintattico e letterario.