Parliamo di un tema che è diventato molto di moda e attuale: la mitologia nordica. Dopotutto, ormai il nome di Thor è indissolubilmente legato a quello degli Avengers e agli omonimi film Marvel.
Ma cosa c’è dietro questa rivisitazione moderna? Cosa si cela nei recessi più profondi della mitologia nordica? Il dio del fulmine è davvero come ce lo mostrano sul grande schermo? Oggi vorrei provare a rispondere a qualcuna di queste domande (perchè sono abbastanza nerd, e il filologicamente corretto mi attira sempre).
Un passo indietro: i Germani
Prima di parlare di mitologia nordica, credo sia il caso di fare un giro un po’ più largo e spendere qualche minuto introducendo gli antenati dei popoli nordici: i Germani. Con questo nome si individuano le popolazioni che, attorno all’anno zero, erano stanziate nell’area chiamata anche cerchia nordica – la Scandinavia meridionale (Svezia e Norvegia meridionali), l’attuale Danimarca e la pianura della Germania meridionale.
Si tratta, però, soltanto del nucleo originale. Nel corso dei secoli, infatti, le diverse tribù migrarono, trasferendosi in varie zone d’Europa – pensiamo ai Visigoti, o agli Angli e ai Sassoni, che hanno invaso i territori delle popolazioni celtiche in quella che è oggi l’Inghilterra.
Il primo a riportare per iscritto qualche notizia riguardo a questi popoli fu Giulio Cesare, anche se la loro complessa mitologia e il loro pantheon vengono meglio descritti da Tacito nella sua Germania. Altre opere fondamentali come, ad esempio, l’Edda di Snorri Sturluson, sono altrettanto importanti ma molto più tarde.
Addentrandosi nella mitologia nordica
Già nello stadio narrato da Tacito sono presenti alcune delle divitià per noi più note della mitologia nordica: Odino, Thor (che no, non è biondo, ma ha i capelli rossicci, anche se immagino che a fisico non sia messo poi così male) e Týr, che pare essere riconducibile alla divinità indoeuropea del cielo, ma che è presente in modo sbiadito già nelle prime fonti (quindi si può supporre che sia ancora più antico degli altri due).
Odino, come narra anche Snorri, è colui a cui fa capo l’intero pantheon nordico – o norreno, che dir si voglia. È il dio della conoscenza, delle rune e della divinazione, tutte doti che ha acquisito dopo essere rimasto appeso all’albero cosmico per nove giorni e nove notti – alcune tracce di questa narrazione tradizionale si possono trovare anche ne Le fiabe del focolare dei fratelli Grimm. È lui che guida le Valchirie in battaglia ed è alla sua mensa che i guerrieri morti valorosomanete siedono, una volta raggiunta la Valhalla (sì, è femminile). E poi, se è così enormente noto anche perchè è il dio della poesia, e a scrivere le cronache sono dei poeti, beh, ce ne faremo una ragione.
Thor, invece, era probabilmente venerato in particolare nelle zone scandinaze, come denotano la moltitudine di reperti archeologici e di toponimi che contengono il suo nome. La mitologia nordica ce lo descrive come il dio del tuono, che con il suo martello Mjöllnir protegge dèi e uomini dalla minaccia dei giganti. Non manca neppure di autoironia, visto che in un’avventura si traveste da donna (ovviamente molto avvenente), per sconfiggere il nemico.
La mitologia nordica, però, è costellata da moltissime altre figure e personaggi valorosi (che non posso raccontarti per esteso, o faremo notte), come Loki, Fefnir, Freya, una moltitudine di nani (tra cui troviamo quasi tutti i nomi usati ne Il signore degli anelli di Tolkien, che era, tra l’altro, un esperto filologo). Per questo ti invito a leggere testi come l’Edda di Snorri, Il canzoniere eddico o I miti nordici di Gianna Chiesa Isnardi.
Edda di Snorri Sturluson: ecco la trama
«Vi fu un tempo remoto / in cui nulla era: / non sabbia né mare / né gelide onde. / Non c’era la terra / né la volta del cielo; / ma voragine immane / e non c’era erba». Nelle sale altissime del Walhalla, dal tetto coperto di scudi dorati, il re Gylfi, «uomo saggio ed esperto di magia», ascolta questa prima risposta alle sue appassionate domande: «Quale fu l’inizio? e come ebbe principio ogni cosa? e prima che c’era?».
Sono i fondamentali interrogativi di ogni mitologia, che si riferisce sempre a un tempo originario e separato dalla durata comune: nell’Edda di Snorri a rispondere saranno gli stessi dèi nordici, mutevoli e ambigui, pronti al travestimento e all’inganno, perché la loro essenza è appunto di travestirsi continuamente nelle apparenze del mondo che li manifesta. E dietro la voce degli dèi ci parla quella di uno straordinario scrittore, in cui si riuniscono qualità che raramente hanno potuto trovarsi congiunte.
Islandese, Snorri Sturluson visse dal 1178 al 1241, quando cadde assassinato, probabilmente per ragioni politiche. Era un grande erudito, paziente raccoglitore delle tradizioni storiche, letterarie e mitologiche del suo popolo, che poi si sarebbero riverberate per secoli nella nostra civiltà, fino a Wagner e a Tolkien.
Ma Snorri era anche un grande narratore – tanto che in lui Borges ha visto, paradossalmente, il primo antenato di Flaubert – e un poeta esperto di tutti i prodigiosi segreti della poesia scaldica, e soprattutto era un uomo del mito – se così possiamo chiamare chi, nell’atto di rammemorare le origini, ne varia e amplifica le vicende, le intreccia e le separa, ne ripropone gli enigmi, infine le vive nella scrittura con un’intensità che lascia intravvedere come gli iniziati dovevano rivivere nei misteri le vicende degli dèi.
È questo forse che dà alla sua Edda, qui tradotta e commentata per la prima volta in italiano da Giorgio Dolfini, quella vibrazione inconfondibile di incantamento, quella forza sprigionante dalle immagini che ha ogni vera parola mitologica. Così il lettore avrà l’impressione di veder risorgere intatto, in tutte le sue intricate vicende, il maestoso, cupo e selvaggio mondo nordico, mentre ruota intorno al frassino Yggdrasill, dalle radici senza fine, in cicli implacabili di distruzione e rinnovamento, che esaltano e travolgono dèi benigni e maligni, elfi e valchirie, nani, streghe, giganti, eroi e animali.
E tutta l’”Edda” di Snorri apparirà infine come una mobile contemplazione di questa smisurata ruota di eventi, nella presciente attesa del lupo Mánagarm, pasciuto della carne dei morti, annunciatore della catastrofe, che «ingoierà la luna e spruzzerà di sangue il cielo e l’aria tutta», e insieme di quel tempo nuovo in cui, ancora una volta, «la terra emergerà dal mare e sarà verde e bella e i campi cresceranno senza seme».
Molto interessante questo articolo😊, stavo cercando proprio informazioni sulla mitologia nordica.
Grazie mille Erika! Sono molto contenta che l’articolo ti sia piaciuto e che tu abbia trovato spunti interessanti!
Informazioni e curiosità difficili da trovare con una semplice ricerca, molto interessante.
Grazie di cuore Giulia! Sono felice che l’articolo ti sia piaciuto! Ho un debole per le curiosità, credo che siano proprio loro ad aggiungere un po’ di pepe a ogni argomento, rendendolo anche più leggero e piacevole da approfondire.