Come dimostra il continuo ritrovamento di resti antichi, la Storia nasconde ancora molti segreti. In particolare, gli artefatti di cui parleremo oggi sono stati ritrovati circa settant’anni fa tra le sabbie del deserto, miracolosamente conservatisi dopo secoli e secoli: i manoscritti del Mar Morto, conosciuti anche come rotoli di Qumran.
Si tratta di quasi un migliaio di rotoli in cui sono stati trascritti testi religiosi ebraici. La maggior parte di essi contengono brani appartenenti alla Bibbia ebraica, ma non mancano i documenti apocrifi o pseudepigrafici – cioè testi non canonici per l’ortodossia ebraica – e rotoli definiti settari, ossia appartenenti alla specifica setta che si pensa abbia redatto i manoscritti del Mar Morto (poi ci torneremo meglio).
Ciò che è veramente affascinante dei rotoli di Qumran (almeno per me) è il fatto che, trattandosi di testi rimasti nascosti per moltissimi anni, non hanno subito nessuna modifica o censura, non sono stati epurati dalle parti che in seguito non sono più state ritenute accettabili o importanti.
A volte, infatti, capita che dopo una prima pubblicazione (passami il termine), l’opera venga rimaneggiata, per far sì che rifletta cambiamenti di pensiero o morale del pubblico a cui si riferisce. Ovviamente, può benissimo accadere anche il contrario: un testo reso noto in versione censurata, può essere successivamente ristampato nella sua forma integrale (e qui gli esempi sarebbero moltissimi).
Torniamo, però ai nostri manoscritti del Mar Morto e, in particolare, al modo in cui sono tornati alla luce.
Che si chiamino rotoli di Qumran o manoscritti del Mar Morto, una sola cosa importa: da dove arrivano? Quanti secoli hanno? Da chi sono stati scritti?
Come a volte accade, con le scoperte archeologiche, il loro ritrovamento non fu premeditato, ma avvenne per caso, a opera della tribù beduina Ta’amra. Ovviamente, non è che i manoscritti del Mar Morto fossero lì in bella vista, pronti per essere rinvenuti: essi si trovavano all’interno di giare e vasi di argilla sigillati, nascosti in alcune caverne sulle spiagge nord-occidentali del Mar Morto, nei pressi di Khirbet Qumran.
Questa prima scoperta avvenne nel 1947 e riportò alla luce sette rotoli. Negli anni, poi, gli archeologi si misero all’opera e scovarono circa altri novecento cinquanta rotoli, quasi tutti di pergamena, ma alcuni anche in papiro. Gli ultimi ritrovamenti avvennero nel 1956. Purtroppo, la maggioranza dei materiali non si è conservata granché bene, ma gli studiosi sono comunque riusciti a decifrarne i contenuti, inserendo i rotoli di Qumran tra i documenti religiosi ebraici.
La datazione di questi frammenti è III secolo a. C. – I secolo d. C., con un paio di eccezioni, che risalgono addirittura al quarto secolo a. C. La lingua più utilizzata è l’ebraico, anche se un notevole numero di manoscritti è in aramaico, mentre altri ancora sono in greco antico. È stato davvero interessante leggero come, oltre ai metodi più puramente scientifici per cercare di capire l’età di questi testi – come, ad esempio, gli esami del carbonio-14 – siano anche stati confrontati gli stili di scrittura qui impiegati con quelli di altre opere, che si sono rivelate posteriori.
Ora, per rispondere alla domanda, “da chi sono stati scritti?“, gli storici al momento sono (abbastanza) concordi nell’indicare come autori gli appartenenti alla setta ebraica degli Esseni, una comunità dalle origini incerte, formatasi forse circa intorno alla metà del II secolo a. C. e organizzata principalmente in centri monastici. Questo gruppo aveva come sede proprio Khirbet Qumran.
Nei testi essi si indicano come “Figli della Luce”, in contrapposizione ai “Figli dell’Oscurità”, ossia tutti coloro che seguivano l’ortodossia ebraica, che divergeva da quella della setta per questioni come il calendario o i riti di purificazione (ovviamente la faccenda è molto più complessa, ma non ho assolutamente le conoscenze per approfondire l’argomento).
Al momento, non è ancora chiaro il motivo per cui i manoscritti del Mar Morto siano stati nascosti nelle grotte. Si ipotizza che possa essersi trattato di un nascondiglio che doveva essere provvisorio, diventato poi millenario, quando i fedeli non sono potuti tornare a recuperarli.
Ora i rotoli di Qumran si trovano principalmente in Israele, dislocati in vari centri e musei, con l’eccezione di alcuni esemplari, osservabili in America ed Europa.
Qualche curiosità
La prima curiosità riguarda il Santuario del Libro di Israele, i cui sono costuditi alcuni dei manoscritti del Mar Morto. Costruito appositamente per ospitare i rotoli di Qumran, la cupola bianca rappresenta il coperchio delle giare in cui sono stati scoperti i reperti. Inoltre, i corridoi che portano al santuario sono stati pensati in modo da assomigliare alle grotte in cui i rotoli erano nascosti.
Forse potrà interessarti sapere anche che, nel 2011, grazie a una collaborazione con Google, tutti i manoscritti del Mar Nero sono stati digitalizzati, e ora sono facilmente consultabili su The Digital Dead Sea Scrolls.
Infine, una piccola chicca per gli amanti di anime e manga: chiari riferimenti ai manoscritti del Mar Morto si possono trovare all’interno dell’anime Neon Genesis Evangelion!
A suggerirmi di parlare dei manoscritti del Mar Morto è stata Erika. A lei va il mio grazie, per avermi fatto scoprire qualcosa di nuovo ed estremamente interessante! Se anche tu hai un argomento che ti piacerebbe venisse approfondito, non esitare a farmelo sapere!