Buon Martedì grasso! Proprio così, oggi è l’ultimo giorno di Carnevale, e quale momento migliore per dedicargli la nostra attenzione? Perchè questa festa che per noi ha il sapore della spensieratezza, nelle sue varie forme viene rievocata da migliaia di anni.
Ho molti ricordi divertenti legati a questo periodo dell’anno: la scelta del personaggio da cui mascherarsi (da apetta, a fatina, da farfalla a figlia dei fiori, fino ad arrivare alla Regina della notte e alla guerriera vichinga degli ultimi anni), la trepidazione nel vedere il costume prendere forma dalla mani di mia mamma (con gli ultimi tocchi apportati a nemmeno un’ora dall’inizio della parata), le risa durante la sfilata e le battaglia di coriandoli, che finivano immancabilmente anche dentro il sacchettino con i crostoli (nella mia zona si chiamano così, ma sono conosciuti anche come galani o chiacchiere) appena acquistati.
Tutti quei colori, quei suoni, l’eccitazione, la spensieratezza e una poesia mandata a memoria ancora alla scuola dell’infanzia (era stampata sul retro di un cartoncino decorato con la faccia di un pagliaccio, e il nasone rosso era di pasta modellabile).
I rumori del Carnevale
Zumpete pa, zumpete pa
il Carnevale eccolo qua.
Trombette e cembali
tamburi e piatti
fanno un baccano che non si sa.
Chi suona bene,
chi suona male,
chi canta forte, chi scende e chi sale,
chi lancia lazzi lassù lassù…
È il finimondo? È il temporale?
Sono i rumori del Carnevale.Mario Lodi
Ma da dove arriva il Carnevale?
Prima di tutto, diamogli una collocazione temporale odierna, ti va? Il periodo carnevalesco va dal lunedì successivo alla domenica in cui viene celebrato il Battesimo di Gesù, fino al martedì che precede il Mercoledì delle ceneri. Siccome entrambe le date vengono fissate in relazione a quella di Pasqua (la prima domenica dopo il primo plenilunio di primavera), anche la cadenza e la durata del periodo di Carnevale dipendono da essa, e sono quindi variabili.
Il clou dei festeggiamenti di Carnevale è concentrato nell’ultimo fine settimana, dal Giovedì al Martedì grasso. Dopo di chè, basta castagnole, crostoli e frittelle con la crema, perchè si entra in Quaresima.
Possiamo affermare che il termine Carnevale sia stato usato per la prima volta nel 1400 e che sia di origine latina. Sul significato, però, ci sono diverse opinioni. L’interpretazione più accreditata è quella che voglia dire “eliminare la carne” in rifermento ai sontuosi banchetti che si sarebbero tenuti in questi giorni, prima dell’inizio del tempo di digiuno e astinenza. Altri lo tradurrebbero come “giochi campagnoli” o “corteo navale”, in riferimento ad antiche usanze pre-cristiane.
Per quanto riguarda la sua storia, invece, troviamo pratiche simili al Carnevale in moltissime civiltà antiche. Ne sono un esempio alcuni riti del culto del greco Dioniso, del romano Saturno, dell’egizia Iside o del babilonese Marduk. Inutile dire che influenze di queste usanze siano rimaste anche dopo l’avvento del Cristianesimo. Durante alcune di queste cerimonie, si organizzavano parate di carri con personaggi mascherati, che potevano rappresentare entità benefiche o maligne.
Ad accomunare tutte queste tradizioni è però un concetto di base: il Carnevale come momento di caos, prima della ricostituzione dell’ordine. Era un periodo di ribaltamento dell’ordine sociale: non vigevano alcune leggi; lo schiavo diventava padrone e il padrone diventava servitore; presso alcuni popoli era persino consentito sbeffeggiare e insultare il sovrano. Insomma, un momento di follia, la conclusione di un ciclo, l’uscita dall’inverno per entrare nella nuova vita della primavera.
Le maschere sono un altro elemento in comune: portano con sé caratteristiche di personaggi infernali che vanno accontentati e rabboniti con riti e feste, prima di essere purificati.
Non era raro poi che, alla fine delle parate o delle sfilate, venisse distrutto, bruciato o annegato il simbolo del Carnevale. Nel mio paese si tratta di un enorme scultura di carta – chiamata “la vecia“, “la vecchia” – che, in conclusione del pomeriggio di festa, viene data alle fiamme. Di solito ha le sembianze di qualcosa che è stato particolarmente emblematico o problematico nell’anno precedente. Ad esempio, spero che al termine della sfilata dell’anno prossimo (quest’anno ancora niente carri mascherati), si possa bruciare una vecia con le sembianze del Corona Virus.
Rimanendo in tema di tradizioni di paese, nel mondo sono moltissimi i festeggiamenti di Carnevale a essere diventati iconici e globalmente riconosciuti, e ce ne sono parecchi esempi anche in Italia. Basti pensare al Carnevale di Venezia, con le sue maschere barocche; o quello di Viareggio, con le sue caricature di personaggi celebri; oppure Acireale e i suoi carri fioriti, e Ivrea (capitale italiana del libro 2022), con la Battaglia delle Arance.
Alcuni consigli di lettura
Come avviene per tutti gli argomenti, anche il Carnevale può essere esplorato in lungo e in largo. Per questo ho deciso di consigliarti qualche libro sull’argomento: Carnevale: La festa del mondo di Giovanni Kezich, che parla della storia e delle tradizioni di questo periodo; I carnevali e le maschere tradizionali della Sardegna. Le origini dei riti ancestrali tramandati nei secoli e l’influenza degli antichi culti dionisiaci di Il carnevale degli animali di