Bentornato caro Icrewer, con il nostro appuntamento con la Storia!
Tempo fa ti ho parlato della cucina antica, in particolare di quella greco-romana. Oggi voglio, invece, trasportarti alla scoperta di un altro mondo, per noi moderni, altrettanto distante e bizzarro: quello della medicina antica!
Se sei curioso di conoscere alcuni aneddoti riguardanti farmaci, terapie, medicine e tutto ciò che riguarda la sanità antica, allora mettiti comodo e goditi il resto!
La medicina antica e medievale: funzionamento
Nel loro libro Ciarlatani: Fake news e medicina dall’antichità a oggi Francesco Maria Galassi, paleopatologo, ed Elena Percivaldi, storica del Medioevo, ci accompagnano in un appassionante viaggio che dall’Antichità fino all’epoca moderna ci permette di conoscere l’evoluzione della medicina antica. Tra aneddoti, leggende, storie popolari ma anche cronache, testi antichi e storici riusciamo a comprendere quanti passi avanti abbia fatto la medicina e quanti ancora ne può fare.
Uno dei medicini più importanti dell’Antichità fu Ippocrate (460 – 375 a.C.) i cui studi furono perfezionati qualche secolo dopo da Galeno (130 – 210 d.C.). Questi sono considerati i padri della medicina antica e le loro teorie, i loro testi e i loro studi rimasero il principale (spesso anche l’unico) punto di riferimento “scientifico” per tutta l’Antichità e anche per buona parte del Medioevo!
Secondo i due medici greci, in accordo con le teorie filosofiche in voga al loro tempo, la Terra era governata dai quattro elementi (fuoco, aria, acqua e terra) ciascuno dei quali poteva essere caldo o freddo e secco o umido. Anche il corpo umano, che rifletteva la perfezione del mondo in cui viveva, era dominato dallo stesso principio. Era regolato da quattro umori che simboleggiavano i quattro elementi: la bile nera (terra), la bile gialla (fuoco), la flemma (acqua) e il sangue (aria).
Finchè questi umori rimanevano in equilibrio nel nostro corpo questo poteva dirsi in salute, quando uno prevaleva sugli altri si creava uno squilibrio che andava risanato. Per farlo si seguiva il principio del similis similia curantur cioè “il simile cura il simile” e quindi si ricorreva ad elementi che, in natura, richiamavano la zona o l’umore da curare. Ad esempio, i fagioli, la cui forma ricorda quelle di un rene, si pensava fossero utili per curare i calcoli, e così la noce, simile al cervello, si credeva facesse passare il mal di testa e così via…
Rimedi e terapie…singolari
Scienza, superstizioni, magia, leggende metropolitane… la medicina antica era questo e molto altro! Seguendo il principio medico del “simile cura il simile” tra Antichità e Medioevo si diffusero un sacco di “fake news” sanitarie, come direbbero Francesco Maria Galassi ed Elena Percivaldi, che, tuttavia, al loro tempo erano considerate fondatissime!
Per citare alcune bizzarrie mediche, ad esempio, come dentifricio utilizzavano, nel migliore dei casi, impasti a base di erbe ma anche di urina, dalle proprietà sbiancanti. I più ricchi poi, si sfregavano sui denti del pregiatissimo marmo sbriciolato che avrebbe dovuto garantire uno smalto nobiliare ai propri denti!
Altro prodotto di grande pregio era la “polvere di mummia”, in gran voga fino al Novecento. La più pregiata veniva ovviamente dall’Egitto ma la sua richiesta era tale che nel Rinascimento anche i corpi di morti e detenuti venivano mummificati per ricavarne la famosa polvere. Si trattava di un vero e proprio toccasana: respirata curava la tosse, come pomata rigenerava ossa e ferite e sembra fosse anche un potete afrodisiaco!
Tutti i fluidi di giovani uomini, del resto, sembra avessero proprietà afrodisiache. Il sangue ed il sudore dei gladiatori romani, ad esempio, era tra gli ingredienti migliori per combattere l’infertilità maschile e femminile. Sospesa tra medicina e superstizione era, poi, l’idea che il sangue potesse mantenere giovane e fresca la pelle. Famoso è l’aneddoto della contessa Bathory che nella Transilvania medievale fu condannata per la sua abitudine di praticare dei veri e propri bagni di sangue!
Una delle piaghe più tremende che flagellarono il mondo antico e medievale era certamente la peste che, ad intervalli più o meno regolari, decimava la popolazione mondiale. Per combatterla la medicina antica ideò farmaci e terapie di ogni tipo come intrugli a base di arsenico, mercurio o polvere di smeraldi, costosissimi oltre che tossici, o la famosa polvere di unicorno che, si dice, potessero raccogliere solo le giovani vergini.
Tra Sei e Settecento si diffuse uno strano medicinale noto come “Aceto dei Quattro Ladri”. Una leggenda racconta che un gruppo di quattro ladruncoli fece fortuna in Francia durante un’epidemia di peste. Catturati dalle guardie, per aver salva la vita rivelarono la ricetta di questo miracoloso aceto che impediva loro di contrarre il morbo. In verità, si trattava di un amarissimo intruglio di erbe, infuso in aceto.
Ma il rimedio più assurdo è probabilmente quello ideato dal medico inglese Thomas Vicary nel Cinquecento. Il dottore in questione prescriveva di spennare un pollo e sfregarlo sulle piaghe pestilenziali dell’ammalato. Bisognava, inoltre, lasciarlo in posizione fino a che anche il pollo non si ammalava e moriva di peste, segno che aveva “assorbito” il morbo!
Insomma, le bizzarrie della medicina antica sono innumerevoli e, forse, dovremmo iniziare a ringraziare la Scienza per gli straordinari passi avanti compiuti in questi secoli, anziché dubitare della sua validità. Almeno oggi non siamo più costretti ad andare in giro con un pollo attaccato sulla schiena!