San Valentino, la festa degli innamorati si fa sempre più vicina. Persino l’aria di questi giorni sembra suggerirci che l’Amore è nell’aria, regalandoci giornate bellissime e forse persino qualche assaggio di primavera.
Per questo ho deciso di dedicare questo numero di Libri dalla Storia ad una delle fiabe d’amore più belle mai scritte. Sto parlando di Amore e Psiche, un racconto meraviglioso scritto più di milleottocento anni fa ma la cui forza rovente è riuscite ad abbattere qualsiasi muro, cronologico e spaziale.
Amore e Psiche – la cornice narrativa e la trama
In verità quella che chiamiamo tradizionalmente Amore e Psiche non è una storia autonoma.
È stata scritto da Apuleio, un autore latino del II secolo d.C., il quale la inserì nella sua opera Le Metamorfosi, anche nota come L’asino d’oro. Quest’opera ha per protagonista Lucio, un ragazzo appassionato di magia e misteri, la cui curiosità finisce per tramutarlo in un asino. Per recuperare le sue sembianze il povero Lucio deve affrontare una serie di prove, sfide e vicissitudini.
È proprio durante una delle sue rocambolesche avventure si ritrova prigioniero in una caverna dove decide di trascorrere il tempo raccontando delle storie. Quella di Amore e Psiche è certamente la più famosa di tutta la raccolta, oltre che una delle più lunghe. Comprende, infatti, quasi due degli undici libri totali che costituiscono l’opera.
Psiche era una principessa dotata di una bellezza talmente sconvolgente che nessuno osava avvicinarsi a lei. Mentre le sue sorelle avevano già trovato dei pretendenti, la povera Psiche, invece, era rimasta sola. La sua avvenenza, inoltre, aveva suscitato le ire della dea Venere che, per vendetta, chiede a suo figlio Amore di far innamorare la giovane principessa di un mostro.
Un oracolo, infatti aveva predetto ai genitori di Psiche che la sua bellezza le avrebbe impedito di trovare un marito “mortale”. La predizione era la seguente:
Non aspettarti un genero nato da stirpe mortale
ma un crudele, un feroce, un mostro viperino,
che volando con le ali nel cielo dà il tormento a tutti
e con ferro e con fuoco distrugge ogni cosa;
che lo stesso Giove teme, di cui gli dèi hanno il terrore
ed anche i fiumi infernali e le tenebre dello Stige.
Il padre abbandona dunque Psiche su una collina dove Amore si preparava a scagliare le sue proverbiali frecce sull’innocente fanciulla. Ma il dio non ci riesce perché si innamora perdutamene di Psiche e decide di rapirla con un dolce vortice ventoso trasportandola nel suo palazzo dove condivide con lei le sue ricchezze.
I due trascorrono diversi giorni e numerose notti di passione trascinante. Amore, però, non si rivela mai alla sua sposa ma, anzi, per tutelarla dalle ire di Venere, le ordina di non cercare di svelare la sua identità e il suo nome.
Tuttavia Psiche si lascia ingannare dalle sorelle, invidiose della sua sorte, e comincia a temere che quello che giace con lei tutte le notti sia in realtà il mostro cantato nella profezia. Dopo l’ennesima notte di passione, decide di vedere il volto del suo amante:
Ma appena al chiarore della lampada apparve lo sposo segreto, ella vide la belva più mite e la più dolce di tutte le fiere: Amore, il bellissimo dio, bellissimo anche nel sonno, alla cui vista si rallegrò anche la lampada e balenò di luce splendente la lama dell’arma sacrilega. […] Così l’ignara Psiche per colpa sua fu presa dall’amore di Amore. Allora, sentendo crescere irresistibilmente dentro di sé la voluttà per il dio della voluttà, china su di lui con le labbra dischiuse prese a baciarlo e ribaciarlo con baci appassionati, senza freno, temendo solo che si svegliasse.
Presa dalla foga del momento, Psiche lascia cadere una goccia di olio bollente sulla spalla del dio che si risveglia bruscamente e, sentendosi tradito, vola via.
Ma Psiche non riesce a rinunciare ad Amore di cui è follemente innamorata. Si reca da Venere, chiedendole perdono e la dea, madre di Amore, decide di sottoporla a diverse prove per poter riabbraccia il figlio. Durante una di queste prove, però, cade addormentata, vittima degli inganni della stessa Venere.
È lo stesso Amore a correre in aiuto della sua amata, sfuggendo alle angherie della madre per raggiungere Psiche e con un intenso bacio la risveglia.
I due possono così celebrare le loro nozze celesti e, come in ogni fiaba che si rispetti…vissero per sempre felici e contenti.
Amore e Psiche, una fiaba sempre attuale
Questa fiaba ha incantato i lettori di ogni epoca, dal medioevo fino all’epoca moderna.
Tanti sono i rifacimenti letterari e gli adattamenti che ne sono stati fatti e ancor più sono le sculture, i dipinti e le immagini che hanno ritratto Amore e Psiche, prime fra tutte la splendida opera del Canova che immortala la scena finale del racconto, quando Amore risveglia Psiche dal sortilegio del sonno.
Ma cosa ci dice esattamente questa fiaba?
Beh, questa è una domanda a cui è difficile, se non impossibile, rispondere. Dopotutto il bello delle fiabe è che non c’è un’unica chiave di lettura ma ognuno può trovarci il significato che più rispecchia la propria vita.
Apuleio, ad esempio, voleva mettere in guardia contro i pericoli di una curiosità eccessiva. Ma forse vi si può rintracciare anche l’idea di un amore totalizzante e tanto coinvolgente che si basa su una fiducia assoluta e incrollabile. O, al contrario, può apparire come un invito ad esplorare e a conoscersi fino a raggiungere la fiducia completa con il proprio partner.
Insomma, una cosa è certa: Amore e Psiche, come la sua protagonista, incarna, al di là di ogni sua espressione artistica simboleggia la bellezza e la passione. Cosa c’è di più bello e passionale dell’Amore?