Caro iCrewer, continuiamo il nostro viaggio del mondo e andiamo verso il centro-america, nella verdissima Costa Rica
Immersa tra l’Oceano Pacifico e il Mar dei Caraibi, basta guardare qualche foto della Costa Rica per innamorarsene perdutamente: distese infinite di foreste verdissime, cascate mozzafiato, spiagge bianchissime e immense e mare cristallino. Un paradiso. La Costa Rica è anche uno dei paesi sudamericani dove si vive meglio e dove le condizioni di vita sono migliori: il tasso di alfabetizzazione è il più alto di tutta l’America Latina, è una delle democrazie più solide, è patria di oltre il 5% della biodiversità del mondo (dalle splendide farfalle blu alle 50 e più specie di colibrì) e si è anche aggiudicata il primo posto nella classifica 2000-2009 per la nazione più felice. Quello di cui, forse, si parla poco è la letteratura del Costa Rica e per questo abbiamo deciso di approfondire un po’. Ma prima, qualche accenno storico.
La Costa Rica è stata una delle prime terre scoperte del nuovo mondo ed è stata anche una delle prime terre a essere colonizzate. Nel suo quarto viaggio Colombo approdò in quella che chiamò Castilla del Oro, ma soltanto nel 1563, con J. Vásquez de Coronado, ebbe luogo la prima penetrazione all’interno del territorio, terminata con la fondazione di Cartago, capoluogo della Costa Rica fin al 1823. Durante il periodo della colonia gli scritti erano testi epistolari e prosa amministrativa. Per decreto, Filippo II aveva proibito di scrivere qualsiasi cosa riguardasse la vita nella colonia. Nel 1821 il Messico proclamò l’indipendenza, trascinando nell’impresa anche gli altri stati centroamericani. Dopo un periodo di guerra civile fra gli stati centrali, nel 1848 la Costa Rica fu proclamata Repubblica, ma si può cominciare a parlare di letteratura costaricense solo a partire dalla fine del XIX secolo.
Gli storici della letteratura sono soliti dividerla in cinque periodi, normalmente conosciuti col nome di “generazioni”. Una caratteristica di questa letteratura è che, essendo un paese isolato, in Costa Rica spesso un genere letterario arrivava dopo il suo massimo splendore in Europa o nel resto del Sud America e durava qualche anno di più. Inoltre, gli scrittori potevano far parte anche di più di una “generazione” (vedremo il caso di Carmen Lyra).
Prima generazione letteraria
Come spesso accade, e nelle colonie ancora di più, la nascita della letteratura nazionale fa parte di un processo più ampio che prevede anche lo sforzo di immaginarsi come nazione. Le due correnti letterarie del primo periodo sono la Lira costarricense, formata da scrittori come Aquileo J. Echeverría (detto “El Poeta de Costa Rica”) o Lisímaco Chavarría, e la Generación del Olimpo, di ispirazione costumbrista, della quale facevano parte Carlos Gagini e Ricardo Fernández Guardia. Gli autori producevano soprattutto poesia sentimentale di tendenza romantica o scritti pittoreschi e aneddotici, eppure, fino al XX secolo non si può parlare di una letteratura coerente e consolidata. Nel 1894 si innesca la prima polemica letteraria nata nel paese, conosciuta come “la polémica sobre el nacionalismo en literatura”. Da un lato Ricardo Fernández Guardia concedeva agli scrittori nazionali di ispirarsi alla tradizione straniera, essenzialmente europea, dall’altro Carlos Gagini optava per concentrarsi su argomenti nazionali, antiimperialisti e di critica sociale.
Seconda generazione letteraria
La seconda generazione letteraria è quella detta La generación del Repertorio Americano o Vanguardia che va dal 1920 al 1940. Il nome deriva dalla rivista Repertorio Americano diretta da Joaquín García Monge. La letteratura di questo periodo è caratterizzata da uno stile spesso grottesco e da un feroce senso dell’umorismo, della parodia e della satira. La scrittrice simbolo della seconda generazione e conosciuta a livello internazionale è Carmen Lyra (1887-1949). Scrittrice, politica, attivista ed educatrice, è nota soprattutto per Cuentos de mi tía Panchita.
Il modernismo
Il grande successo del modernismo fu dovuto al breve soggiorno in Costa Rica del più grande poeta latinoamericano di tutti i tempi: il nicaraguense Rubén Darío che, durante il suo soggiorno in Costa Rica, scrisse poesie e pubblicò articoli nella stampa locale. La poetessa e novellista costaricana Rafaela Salvadora Contreras Cañas fu la prima moglie di Darío. Contemporaneamente, nel paese si afferma il realismo, che trattava temi sociali come la distribuzione delle terre, la dipendenza dalle multinazionali, le conseguenze della guerra fredda. Fra i numerosi esponenti di questa corrente, i cui nomi, per importanti che siano, si ridurrebbero a un mero elenco, si può contare di nuovo la stessa Carmen Lyra.
La generazione urbana,
databile approssimativamente fra gli anni ’60 e ’80 del secolo scorso. In questo periodo si concretizza un processo di modernizzazione e industrializzazione, quindi la tematica dominante di questo periodo è la città. Dopo gli anni ’80 si tende ad abbandonare il realismo per abbracciare tematiche anche molto diverse che, comunque, nascono dalla delusione, soprattutto politica, tant’è che l’ultima generazione letteraria viene chiamata La generación del desencanto o de la Posmodernidad. Nei libri si parla soprattutto delle minoranze, dei paria della società costaricense: criminali, omosessuali, prostitute, che si muovono sempre in un ambiente urbano.
Concludiamo con l’inizio di una poesia dell’ultimo grande poeta costaricense, Jorge Debravo, dal titolo Los amantes:
Son grandes, venturosos, como hechos de luna en medio de la noche.
Arden como maderas.
Destilan un agua fresca y deliciosa, como la savia de los grandes árboles.
No parecen llegar de la rochas terrestres:
los imaginamos brotados de la cuevas más salvajes yprofundas.
O salidos tal vez de un foso oceánico
donde han aprendido da las sirenas el arte del abrazo
hasta lograr que los brazos se transformen en culebras.
Si no tuvieran nombres como nosotros, no los creeríamos humanos.
Los pensaríamos habitantes de estrellas desconocidas, de planetas de trigo.
Entre la sombra se confunden, a veces, con los dioses.
Resbalan y se asustan como animales, que es otra manera de parecerse a los dioses.TRADUZIONE
Sono grandi, avventurosi, come fatti di luna nel
mezzo della notte.
Ardono come legno. Distillano un’acqua fresca e
deliziosa, come la linfa dei grandi alberi.
Non sembrano venire dalle rocce terrestri:
li immaginiamo germogliati
dalle caverne più selvagge e profonde.
O saliti forse da un fosso oceanico
dove hanno appreso dalle sirene l’arte dell’abbraccio
fino ad avere braccia trasformate in serpenti.
Se non avessero nomi come i nostri, non li
crederemmo umani. Li penseremmo abitanti di
stelle sconosciute, di pianeti di frumento.
Nell’ombra si confondono, a volte,
con gli dei.
Scivolano e si spaventano come animali,
assomigliando oltremodo agli dei.
(Traduzione di Tomaso Pieragnolo)