Le difficoltà di uno degli Stati più poveri del mondo
Caro iCrewer, il nostro viaggio intorno al mondo continua! Dopo aver visitato il Madagascar, spostiamoci nell’entroterra del continente africano e fermiamoci in Malawi.
In questo enorme continente che è l’Africa, il Malawi è uno Stato dalle ridotte dimensioni: si estende per 118.480 km² e non ha sbocchi sul mare. I Paesi con cui confina sono: la Tanzania a nord, il Mozambico ad est e a sud e lo Zambia ad ovest. In prevalenza la regione è composta da vasti altipiani, mentre sul lato orientale si estende il lago Malawi, il terzo più grande d’Africa. Interessante è il fatto che il suo bacino si sia formato sulla Great Rift Valley: la depressione geologica causata dal progressivo allontanamento della placca tettonica africana da quella asiatica e che attraversa tutto il Paese. La capitale è Lilongwe ed è anche la città più grande e popolata del Malawi. Le lingue ufficiali sono il chewa, idioma bantu parlato in Africa centrale e meridionale, e l’inglese.
Sì, caro iCrewer, hai letto bene: l’inglese. Come molti paesi del Continente Nero, il Malawi è stato soggetto alla dominazione europea nel famigerato periodo dell’espansione coloniale in Africa. Sebbene il territorio fosse stato toccato dai portoghesi nel XVI secolo, la sua scoperta venne attribuita ufficialmente al celebre medico ed esploratore scozzese David Livingstone nel 1859 e nel 1891 la regione divenne parte del Protettorato britannico dell’Africa centrale con il nome di Nyasaland. Da allora, le spinte indipendentistiche si fecero sentire: nel 1944 venne fondato il Nyasaland African Congress, per portare all’attenzione del governo britannico gli interessi della popolazione autoctona. L’organizzazione fu tuttavia sciolta nel 1958 e dalle sue ceneri nacque tre anni dopo il Malawi Congress Party, il quale vinse le elezioni politiche del 1963. L’anno successivo, il Nyasaland ottenne l’indipendenza dal Regno Unito, cambiò il nome in Malawi e divenne una repubblica presidenziale.
La situazione politica del Paese degenerò dopo qualche anno però: nel 1971 l’allora presidente Hastings Kamuzu Banda fece promulgare un documento che lo rese “presidente a vita” e rese il suo partito l’unico legittimo, rendendo il Malawi uno Stato a regime totalitario. Le pressioni che Banda ebbe durante il suo governo, dovute ad una politica economica inefficiente (il Malawi è uno degli Stati più poveri del mondo) e alle proteste a favore della libertà politica, portarono la nazione al referendum nel 1993, in cui venne decisa la connotazione repubblicana multi-partitica con elezioni regolari.
In mezzo a tutto questo tumulto, la produzione e la diffusione della letteratura è enormemente svantaggiata: a causa della crescente povertà del Paese, l’editoria stampa sempre meno libri, che sono considerati beni di lusso. Il sistema bibliotecario nazionale cerca di sopperire al problema, ottenendo in dono l’invenduto dagli editori o testi di seconda mano dagli istituti scolastici, e mettendoli in circolazione nelle varie biblioteche del territorio: un ottimo piano per continuare a trasmettere sapere e cultura a chi non può permettersi un libro, in uno Stato che ha poco più del 60% di abitanti alfabeti!
Tuttavia gli artisti non mancano. La poesia è molto diffusa in Malawi e gli eventi di reading sono fra i più organizzati. Fra i poeti contemporanei più apprezzati c’è Qabaniso Malewezi, detto Q. Nato a Lilongwe nel 1979, si è avvicinato alla composizione poetica grazie alla musica: muove i primi passi come produttore del gruppo hip-hop Real Elements, che si scioglie nei primi anni Duemila. Nel 2011 esce la sua prima raccolta in lingua inglese, The Road Taken, invece la seconda è del 2013 e si intitola Little Discoveries.
Lo scrittore e attivista Shadreck Chikoti (1979) preferisce invece produrre i suoi racconti brevi sia in inglese che in chewa. Fra i suoi lavori più famosi e premiati ci sono le short-stories The Beggar Girl (2003) e The Baobab Tree (2009): entrambe sono raccolte in due antologie che racchiudono il meglio delle nuove voci del Malawi. Il suo romanzo distopico Azotus the Kingdom (2015) è considerato come «il 1984 africano»: feroce è la critica dell’autore verso il potere politico, che opprime la società con la violenza e, più importante, con l’ignoranza. Quest’ultimo tema è molto importante per Chikoti, che promuove corsi di alfabetizzazione e letture pubbliche per diffondere cultura e sapere a chi non può permettersi un’istruzione.
Purtroppo questi autori non sono ancora arrivati in traduzione in lingua italiana, quindi al momento non possiamo che leggerli in inglese. Spero almeno, caro iCrewer, di averti un poco incuriosito sulla letteratura del Malawi. Continua a seguirci, per scoprire ogni giorno un nuovo Stato e la sua letteratura.