Alla scoperta di autori e libri dal Canada. Un salto nella parte più settentrionale del continente americano, ai confini del circolo polare artico.
…E andiamo in Canada oggi dove, nel secolo scorso, qualcuno aveva una casetta piccolina, con vasche pesciolini e tanti fiori di lillà… la famosa casetta in Canadà di una canzonetta di metà Novecento, quando il solo nome “Canada” scatenava la fantasia di potenziali emigranti che immaginavano terre incantate, dove diventare ricchi era facile e dove l’oro scorreva assieme ai ciottoli nelle acque di fiumi incastonati fra monti ridenti. La realtà, poi era tutt’altra musica ma sognare non ha mai fatto male a nessuno, si sa. E parecchi nostri connazionali, nel secolo scorso, hanno affidato i loro sogni e il loro futuro a lunghi e faticosi viaggi verso le Americhe alla ricerca di lavoro, fortuna… e di una casetta piccolina, in Canada o altrove.
ll Cànada è uno stato indipendente dell’America Settentrionale, secondo Stato al mondo per estensione dopo la Russia, è bagnato dai due Oceani l’Atlantico e il Pacifico e dal Mar Glaciale Artico, confina solo con il territorio degli Stati Uniti d’America.
Abitato da popolazioni aborigene, i cosidetti Indiani d’America, il territorio dell’attuale Canada fu colonizzato da Francia e Inghilterra a partire dal secolo XVII, non solo si impadronirono del territorio ma sterminarono gli indigeni del luogo e la loro cultura. Diverse guerre tra i vari popoli colonizzatori si avvicendarono sul suolo canadese, alterne furono le vittorie e le sconfitte ma i veri sconfitti furono senza dubbio le popolazioni indiane che videro, non solo invadere i loro territori ma anche scomparire la loro genia e la loro cultura per essere relegati in “riserve”, precursori di altri “campi” più famosi, a conferma del fatto che i genocidi nella nostra bella umanità, non conoscono tregua.
Attualmente il Canada è uno Stato membro del Commonwealth britannico e, benché indipendente, ha come capo di Stato la regina Elisabetta II che assume il titolo di Elisabetta II del Canada. In sua rappresentanza il Capo di Stato de facto è il Governatore Generale del Canada. Dal 1959 esiste la prassi di nominare alternativamente un governatore generale anglofono e uno francofono per rispetto dei due maggiori gruppi linguistici del Paese che sono, appunto, l’inglese e il francese anche se nel vastissimo territorio canadese figurano lo spagnolo, il tagalog, l’arabo, il tedesco e l’italiano: tutte lingue dovute a fenomeni migratori.
Il sistema politico è Parlamentare e la sua economia, grazie alle risorse naturali, allo sviluppo commerciale è una delle più avanzate e floride al mondo.
Culturalmente, tra il passato trapassato e il presente più o meno recente, c’è quello che si può definire un abisso: le numerose tribù (a loro volta divise in diversi gruppi di famiglie, ciascuna con la propria tradizione, abbigliamenti, tipo di abitazioni, lingue e modo di vivere, a secondo della zona in cui abitavano) che occupavano il Canada, sono state descritte nel classico volume “Indians of Canada” del 1937, da Diamond Jenness (1886-1969), illustre antropologo canadese e pioniere di studi approfonditi sugli Indiani ed Eschimesi. Della loro antica cultura ciò che è pervenuto fino a noi è poco o niente, i loro meravigliosi canti, le poesie le storie, i racconti tramandati oralmente, si sono persi nel corso dei secoli, dimenticati e inglobati dentro la cultura europea che, occupando territori e distruggendo ciò che esisteva, ha snaturato e violentato anche le menti: la “modernità” si è tradotta in una cultura uniforme e globalizzata.
Tuttavia, se il passato ha la sua bellezza intrinseca velata di nostalgia, è pur vero che il presente sa guardare ad ampio raggio e del resto, ormai i confini esistono soltanto nella menti ristrette: il linguaggio culturale di adesso è universale, abbraccia il mondo e il Canada che del mondo occupa una bella fetta, ha dato e da ancora il suo contributo alla cultura e alla letteratura mondiale. Non a caso un’autrice canadese, Alice Munro, ha vinto nel 2013, il Premio Nobel per la Letteratura.
“Solo il giorno prima dell’assegnazione del Nobel ha saputo di essere nella lista dei candidati. Non se lo aspettava proprio, questa scrittrice canadese, nota da circa vent’anni anche in Italia, che sarebbe stata lei la tredicesima donna nella storia a vincere il Premio Nobel. 82 anni, una vita trascorsa nell’Ontario e un talento pazzesco per le storie brevi, Alice Munro è una maestra insuperabile nella scrittura di racconti: le sue short stories sono perfette, asciutte nel linguaggio e taglienti nelle descrizioni dei caratteri dei personaggi, capaci di rendere universali i tratti in apparenza più particolari della provincia canadese. Molto attenta al mondo femminile, la Munro riesce a legare tra loro singole storie attraverso rimandi nascosti e particolari degni delle migliori fiction televisive, tanto che libri come Chi ti credi di essere? sono dei veri e propri romanzi di racconti.”
Altre opere di Alice Munro famose e lette in tutto il mondo sono: La danza delle ombre felici del 1968, La vita delle ragazze e delle donne del 1971, Chi ti credi di essere? del 1977, Il sogno di mia madre del 1998, In fuga del 2004, Uscirne vivi del 2012 e altri romanzi. Per una che ha affermato più volte “non intendevo diventare una scrittrice di racconti, cominciai a scrivere racconti perché non avevo tempo di scrivere nient’altro, avevo tre bambine”… direi che è più che sufficiente.
Alice Munro, molto letta e molto premiata, non è annoverata tra i grandi e, secondo qualche critico sarebbe penalizzata dal fatto che la tematica principale dei suoi racconti è la vita delle ragazze e delle donne, i loro conflitti, le commedie quotidiane dense di ironia e dettagli domestici. Ambientati quasi sempre in una specifica zona geografica, il Canada rurale del Midwest (proprio nello stesso posto dove il famoso autore della canzonetta che ho citato all’inizio, sognava la sua casetta piccolina con vasche e pesciolini e tanti fiori di lillà), i racconti-romanzi di Alice Munro, travalicano il provincialismo e diventano emblema e simbolo di una larga fetta della società, quella forse meno raccontata.
Un grande Stato come il Canada, produttivo in molti settori, non mancherà certo di esserlo anche dal punto di vista letterario: Will Ferguson, Sean Russell, Matt Hughes, Margareth Doody, Anne Michaels, tanto per citarne alcuni, (l’elenco potrebbe essere lunghissimo) sono scrittori canadesi contemporanei, letti ed apprezzati… e non parliamo dei musicisti o dei cantautori, quello è decisamente un capitolo a parte, a cominciare dal grande Leonard Cohen.
Una chicca letteraria di questa interessante e multiforme nazione è l’Associazione Scrittori/Scrittrici Italo-Canadesi: una comunità di scrittori, critici letterari e artisti che promuovono la letteratura e la cultura italo-canadese. L’associazione organizza attività allo scopo di promuovere le opere letterarie dei soci: letture, eventi e presentazioni di libri. L’ASSIC, questa la sigla ufficiale, indice concorsi letterari, organizza incontri con il Blue Metropolis Montreal International Literary Festival, The Word on the Street – National Book and Magazine Festival, e La Settimana Italiana di Montréal. L’Associazione organizza un Convegno biennale: ogni due anni, i soci si incontrano in una città diversa. “Ci teniamo particolarmente a mantenere stretti legami con l’Italia: ma siamo anche aperti a tutte le culture. Riteniamo infatti che ci sia sempre molto da imparare da altre esperienze e che ci possano essere o si possano creare tante possibilità di collaborazione”, questo quanto afferma in un’intervista del 2013 la Presidente dell’associazione, Licia Canton.
Un grande Stato e una grande cultura e se c’è chi ha affermato che “Il Canada è un paese che non ha granchè di storia, in compenso ha molta geografia!”, io nel mio piccolo, mi permetto di dissentire e di pensare che molta geografia significa molta varietà di storia.