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Lettura: Libri da… Camerun: Storie di un paese diviso.
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Libri da… Camerun: Storie di un paese diviso.

Ornella Feletti 6 anni fa Commenta! 7
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Caro iCrewer la nostra trasvolata sui vari stati ci ha condotti sul

CAMERUN

il paese dell’Africa occidentale che si estende dal fondo del golfo di Guinea verso Nord, sino al lago Ciad. La particolarità di questo stato è di essere diviso in due: la regione francofona la più estesa e al comando, e quella anglofona, inoltre ha avuto due ordinamenti amministrativi (in vigore fino al 1972) e due lingue ufficiali (inglese e francese) trasformatosi poi in Repubblica multipartitica a regime presidenziale; a questi elementi bisogna sommare ciò che di tradizionale esiste tra nord e sud, tra costa ed interno, tra pianure e altopiani a cui contrappone, culturalmente, i popoli forestali e i bantoidi a meridione a quellei sudanesi del settentrione. Il risultato è eterogeneo, con un popolamento differenziato e un assetto istituzionale poco organico. Nonostante queste difficoltà bisogna dire, però, che sulla strada dello sviluppo, ritroviamo alcune condizioni di segno positivo: un buon livello di scolarizzazione, una dinamica demografica meno esasperata che in altri paesi, un notevole patrimonio di risorse naturali.

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Insomma, il Camerun è una vera e propria terra d’incontro di regioni diverse, per di più morfologicamente tormentato, un mosaico etnico.

Sono sicura che ti sarai chiesto come mai ogni articolo riguardante questa rubrica abbia un preambolo di storia e geografia del paese in esame. La risposta è semplice: perchè è attraverso la storia e la sua morfologia che possiamo arrivare a capire se ci sono stati, ci sono e ci saranno, autori/autrici che attraverso i loro scritti possono farti conoscere meglio il loro paese, gli usi e i costumi, il modo di vivere.

Il Camerun è uno dei tanti stati appartenenti al continente africano che maggiormente ha subito la colonizzazione; dapprima i navigatori portoghesi con i loro commerci, poi parte della costa fu colonizzata dalla Gran Bretagna allorquando si intensificarono le relazioni tra gli inglesi e gli indigeni. Poi fu la volta di una colonia tedesca, ed anche la Francia cercò di ottenere buona parte del controllo del territorio, riuscendoci subito dopo la seconda guerra mondiale, quando i tedeschi furono costretti ad abbandonare il paese e la Società delle Nazioni spartì tra la Francia e la Gran Bretagna i territori.

Tutto ciò ha creato da subito lotte intestine, perchè i due paesi europei, avidi di progetti coloniali, l’hanno diviso letteralmente in due, sotto l’egida del soldo e del potere: la regione francofona, la più estesa e al comando, e quella anglofona; un quinto della popolazione emarginato da politica ed economia del paese, senza nessuna considerazione per le etnie e la storia, solo strategie, pressioni commerciali, intrighi diplomatici, che hanno provocato e continuano a provocare morti, feriti e migliaia di arrestati.

Eppure, nonostante tutto, il Camerun è uno dei pochi paesi dell’Africa dove esistono documenti di letteratura scritta, anche se la vera letteratura, quella tradizionale, era orale, grazie ai pigmei e i beti, i cui aedi (cantori erranti) accompagnavano i canti con uno strumento a corde, il mwet.

La forte scolarizzazione bilingue ha fatto del Camerun uno dei paesi più ricchi, letterariamente, del gruppo francofono e il primo nel campo della narrativa con Mongo Beti, autore accettato con fatica dalla critica per la sua denuncia del sistema coloniale; tra le sue opere più significative “Les deux mères de Guillaume Isma‘l Dzewatama, futur camionneur” (1983) (Le due madri di Guillaume Isma‘l Dzewatama, futuro camionista), “La revanche de G.I.S.” (1984) (La rivincita di G.I.S.) e, soprattutto, “L’homme de la rue” (1987) (L’uomo della strada) che parla dei rapporti tra l’Africa dei villaggi e la vita urbana, uno spaccato della società camerunese degli anni Ottanta, e Ferdinand Oyono. Invece la letteratura inglese ha avuto il suo più significativo rappresentante in Bernard Fonlon (1924/1986).
Una caratteristica comune a tutti gli scrittori è la militanza, ovvero  il partecipare in modo attivo e impegnato a un’organizzazione, un partito, un movimento, svolgendo per essi una concreta opera di lotta e di propaganda, di testimone della realtà.
Ricordiamone alcuni fra i più noti: F. Bebey (1929-2001), R. Philombe (1930-2001), P. Kayo (1942), D.Ndachi Tagne (1958); mentre per la poesia troviamo B. Bernetel (1937), E. Alima (1938), C. Ngedam (1946), e tr le numerose poetesse, W. Liking (1950).
Altra presenza importante è quella di Calixte Beyala, una giovane scrittrice che in “C’est le soleil qui m’a brûlée” (È il sole che mi ha bruciata) dà una visione cruda della realtà del suo Paese, testimoniando di un’Africa in equilibrio tra civilizzazioni diverse, torturata dalla corruzione e dalla stregoneria. A seguire, con una narrativa di grande forza e uno stile limpido, Yodi Karone disegna il clima di ribellione in “Le bal des caïmans” (Il ballo dei caimani). Il suo talento si è affermato con “Nègre de paille” (Negro di paglia) e “Les beaux gosses” (I bei bambini) che inaugurano nuove strutture narrative, più articolate, per esprimere la complessità del continente africano. Tra le autrici più interessanti del panorama letterario contemporaneo c’è anche D. Zanga Tsogo (1935), che è anche stata ministro degli Affari Sociali dal 1975 al 1984.
In questo mio excursus ho pensato di presentarti Calixthe Beyala (1961)
che descrive la realtà e la condizione della donna africana nelle sue varie sfaccettature. Fra i tanti romanzi che ha scritto ho scelto “C’est le soleil qui m’a brûlée” (A bruciarmi è stato il sole) del 1987, tradotto e riproposto nel maggio 2005 dall’editore Epochè in lingua italiana.
Oggi Calixthe Beyala vive a Parigi.
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