Il mio viaggio letterario mi lascia qui, in Siria, dove il tramonto apparentemente regala attimi di pace nonostante il suo colore si mescoli con il rosso dei fuochi delle bombe. Non è facile parlare di questo stato, lo ammetto, il rischio forte è di cadere in errori di valutazione legati spesso alla non precisa conoscenza delle situazioni vista la loro variabilità nel tempo. Cercherò di fare del mio meglio se non altro perchè la storia bellica della Siria ha certamente condizionato il normale senso della letteratura tanto da trasformarla in una denuncia del dolore e dell’odio. Al di là di quelle che sono le origine storiche della letteratura antica e quelle che invece hanno caratterizzato il periodo contemporaneo, i cenni letterari portano a testimonianze di scrittori che la guerra l’hanno vissuta e subita.
Della tragedia siriana sono piene, quotidianamente le pagine di tutti i giornali, i video dei media rimandano immagini di dolore e di sofferenze ed è noto che gli interessi politici siano stati e continuino ad essere la miccia che ha acceso le bombe, sono le conseguenze di tutto questo che è difficile accettare. Essere spettatori della distruzione di un popolo mette in discussione, spinge a riflessioni che poco hanno a che fare con i vili interessi economici in ballo quando è la democrazia, la mancanza di tolleranza e condivisione, e la libertà di pensiero ad essere totalmente annientata e annullata da alibi integralisti e da spiriti religiosi che di religioso non hanno nulla.
La Siria è attualmente uno stato al limite della sopravvivenza, una terra distrutta nell’anima, un popolo esasperato dall’intolleranza e dalla violenza, depredata dalla propria identica, della Siria è rimasto solo un popolo in fuga e il tentativo di continuare a sorridere anche se lo sguardo è uno sguardo di dolore come di questa bambina a cui è stato chiesto un sorriso per la foto. Eppure della Siria si deve ed è giusto parlare e raccontare, dei suoi confini, della sua storia, antica e moderna e di ciò che è stato prima della guerra, della sua capacità di offrire, nonostante tutto, tradizione e cultura in una realtà storica letteraria importantissima da cui non possiamo prescindere.
Mi sembra doveroso alla luce di tutto questo, andare per gradi, e fare qualche accenno sulle sua posizione geofisica, economica e della componente etnica, perchè tu possa entrare in punta di piedi (altro non si può fare) in questo lembo di terra così travagliato eppure così importante.
Intanto la Siria è uno Stato dell’Asia sud-occidentale, il suo territorio si affaccia sul Mediterraneo, confina a Nord con la Turchia, ad Est con la Giordania, a Sud con l’Iraq mentre a Sud Ovest con le coste del Mare di Galilea e le alture del Golan, confina con i territori occupati da Israele e a ovest con il Libano. Il gruppo etnico e culturale dominante è quello arabo tuttavia, tra le minoranze, il gruppo più numeroso è quello curdo, insediato prevalentemente nella capitale Damasco e nelle altre città come Aleppo, Laodicea e Homs. La lingua ufficiale è l’arabo, ma le rispettive minoranze parlano anche il curdo e l’armeno, mentre l’antico linguaggio aramaico è utilizzato ormai solamente in pochi villaggi; religione prevalente è l’islamismo sunnita a cui si affiancano le sette islamiche dei drusi e quella di rito sciita degli alauiti, mentre tra le minoranza non islamiche, ci sono i cristiani e piccoli gruppi di Ebrei. L’economia siriana è basata molto sull’estrazione del petrolio ma, come puoi ben immaginare, è in generale pesantemente condizionata da un lato dalle difficili condizioni ambientali, dall’altro dall’instabilità politica della regione mediorientale e dalla costante tensione con Israele, che ha portato le spese militari a gravare in modo considerevole sul bilancio nazionale.
La sua è una storia che parte dal terzo millennio con un insediamento di popolazione a nord prevalentemente khurritica e cananaica sostituiti poi in successione, da Ittiti, Aramei e Assiri, passa sotto il dominio dei Babilonesi e i Persiani, allarga i confini con Alessandro Magno e viene divisa in piccoli stati da Seleuco, governata poi dagli Elleni e dai Romani, consolidandosi come stato arabo sotto la dinastia dei Mamelucchi. Dal 1600 in poi, fino alla prima guerra mondiale, la Siria è sotto il dominio degli Ottomani ma già si delineano forti tensione di origini religiose tra i gruppi cristiani protetti da Francia e Russia e i musulmani.
In particolare, il contrasto tra musulmani Drusi e cristiani Maroniti sfociò in guerra e nei massacri dei cristiani a Damasco del 1860, un motivo più che valido per ottenere l’autonomia amministrativa al Monte Libano. Al termine della guerra la Francia, dopo una strenue resistenza dei siriani, prende il controllo dividendo il resto del territorio siriano in 4 parti: Aleppo e Damasco (unificati nel 1924), lo Stato degli Alawiti e il Gebel Druso, libera nel 1941, venne proclamata indipendente e nel 1942 unificata.
L’indipendenza della Siria non è stato un percorso facile, dopo la sconfitta nella guerra arabo-israeliana del 1948, la Repubblica siriana subì l’ingerenza politica dei militari che spinsero per unirsi all’Egitto Nel 1958 la fazione panaraba si sviluppò sino a portare all’unificazione con la Repubblica Araba Unita, annullata dal colpo di stato del 61 dell’esercito siriano che, nel 1963, portò al potere il partito nazionalista Bath, di ispirazione socialista (Partito socialista dalla rinascita araba).
Nel 1967, subisce l’occupazione delle alture del Golan da parte degli Israeliani ma, nel 1970, Assad prende il potere con un colpo di Stato e si avvicina alla Russia con l’obiettivo di recuperarlo. Nel 1973, il paese partecipa alla guerra del Kippur contro Israele, senza però riconquistare il Golan, nel ’80 si schiera contro l’Iraq con il governo iraniano ed entrando nel ’91 nella coalizione militare antirachena guidata dagli USA durante la prima guerra del Golfo.
Nel 2000, alla morte di Assad, sale alla presidenza il figlio Bashar fin dall’inizio in contrasto con gli alleati americani da cui subisce le sanzioni per boicottaggio e alleanze con i terroristi, viene riconfermato nel 2007, ma nel 2011 si trova a dover affrontare violente contestazioni popolari che in breve tempo si trasformano in una guerra civile. A combattere questa guerra infinita da una parte il regime militare sostenuto dal gruppo sciita Hezbollah e dall’Iran e dall’altra l’opposizione armata, composta in prevalenza dalla maggioranza sunnita sostenuta invece dall’Arabia Saudita, Qatar, Emirati e Turchia. Il conflitto coinvolge anche le potenze internazionali se da una parte Assad è sostenuto dalla Russia, dall’altra fino al 2013 l’opposizione si è avvalsa dell’aiuto degli Usa, Francia e Gran Bretagna. Deve fare i conti con l’aggravarsi dei conflitti e l’espandersi dei territori caduti sotto il controllo del gruppo jihadista IS e di altre fazioni ribelli che spingono per il forte esodo di massa verso l’Europa.
A metà di dicembre 2016, la Russia e l’Iran, alleati di Assad e la Turchia che si oppone al regime siriano hanno concordato di svolgere ad Astana, capitale del Kazakistan, delle trattative per la pace in Siria. Tuttavia finora i colloqui non hanno portato ai risultati sperati. A partire dal 18 febbraio 2018, l’area alle porte di Damasco è sotto l’assedio del regime siriano. Il 24 febbraio 2018 successivamente il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato all’unanimità una risoluzione che prevedeva una tregua di 30 giorni del conflitto siriano, inclusa l’enclave della Ghouta. Tuttavia il cessate il fuoco non è stato di fatto mai concretizzato. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, dall’inizio della guerra in Siria sono morte oltre 350 mila persone e 400.000 sono ancora confinate nelle alture del Golan senza cibo e acqua.
Ho voluto personalmente soffermarmi sugli aspetti storici della Siria, per comprendere meglio ciò che è dietro le quinte di questo immane e assurdo conflitto che sta mettendo in ginocchio un popolo, costretto da sempre a difendersi da soprusi e mire espansionistiche.
Diamo ora un rapido sguardo alle sue origini letterarie…
Come ti ho anticipato, la narrativa siriana dell’ultimo ventennio è fortemente caratterizzata dalle testimonianze scritte di ciò che il popolo siriano ha vissuto negli ultimi 50 anni. Se prima del 2000, gli scrittori siriani, costretti a vivere sotto la dittatura, evitavano la censura scrivendo racconti ambientati in tempi e luoghi diversi, successivamente la cultura siriana concentra il suo pensiero sulla condizione di un popolo oppresso dalla corruzione dilagante, travolto da un conflitto sanguinosissimo. In un clima di terrore e oppressione del dissenso, si fa sentire forte la poetica di Nizar Qabbani, che contrappone un ipotetica Repubblica dell’amore ai sistemi repressivi del governo, capace di annullare le identità individuali, “Generalmente i regimi osteggiano il poeta perché essi rappresentano la conservazione e l’immobilismo mentre il poeta è simbolo della volontà di movimento e cambiamento” scrive il poeta.
Una delle sue poesie: HO GIA’ PRENOTATO PER NOI DUE
Non passa inosservata la raccolta di racconti di Zakariya Tamer, uno dei più famosi scrittori siriani, costretto a lasciare la Siria negli anni ’70 a causa del regime, autore di L’ironia del Porcospino. Autodidatta, si affermò come giornalista e autore di racconti brevi nei quali spesso descrive la situazione del suo paese ricorrendo spesso alla metafora descrivendo una società fondata sull’odio e sul sopruso, dove la violenza e la morte sono una costante, e il debole è sempre vittima dell’arroganza del più forte.
La memoria storica ci rimanda ad uno dei massacri più grandi eseguiti nel 82 durante il regime di Assad, perpretrato per sedare una rivolta con la torture e l’uccisione di più di 10000 persone. Questo tragico avvenimento fa da sfondo al romanzo Elogio dell’odio dello scrittore siriano Khaled Khalifa pubblicato in Italia da Bompiani nel 2011, e tradotto da F. Prevedello, finalista nel 2008 al Premio internazionale per la letteratura araba e tradotto in 8 lingue. La protagonista, influenzata da uno zio e immersa nel clima di terrore e brutalità instaurato dal governo di al-Assad, decide di entrare a far parte del movimento dei Fratelli Musulmani; lo scrittore, capitolo dopo capitolo, descrive la lenta ma inesorabile trasformazione della ragazza che, rinchiusa in se stessa, pare trovare nell’odio l’unica riposta alla violenza del regime:
l’odio si era impossessato di me e ne ero entusiasta. Sentivo che l’odio mi avrebbe salvato perché mi ispirava quella sensazione di superiorità che stavo cercando. ‘Abbiamo bisogno dell’odio perché la nostra vita abbia significato’. Questo pensai mentre festeggiavo il mio diciassettesimo compleanno.
E’ del 2014 il suo diario romanzato La conchiglia pubblicato da Castelvecchi nel 2014, l’autore narra la vicenda di un giovane arrestato con l’accusa di appartenere all’organizzazione dei Fratelli musulmani, un’accusa assurda e infondata, dal momento che il protagonista, di confessione cristiana, è, per giunta, ateo. Il suo ultimo romanzo, La morte è un lavoro duro è stato pubblicato nel 2015 in Libano ed Egitto.
Nell’ambito femminile sono da ricordare U. ‛U. al-Īdlibī, pioniere della letteratura siriana, famosa per Il diavolo ride del 1970, la contemporanea scrittrice curdo-siriana Maha Hassan, la poetessa siriana Maram al-Masri, tutt’ora in esilio e Samar Yazbek con Lo specchio del mio segreto del 2011.