La nostra ricerca letteraria oggi sbarca nella Repubblica di Macedonia, terra segnata da conflitti politici, dispute di appartenenza e grande povertà, ma al tempo stesso colma di ricchezze culturali
Caro iCrewer, il nostro viaggio continua e in questo articolo ti parlerò di un territorio posizionato geograficamente in un’area caratterizzata da frequenti conflitti sia politici che religiosi, anche piuttosto recenti, ma che racchiude all’interno della sua cultura molte perle da scoprire e apprezzare; ne ho presa in esame una in particolare soprattutto perché disponibile in lingua italiana e si tratta di Grande Madre Acqua di Živko Čingo. Intanto un accenno alla storia della Repubblica di Macedonia e a seguire le specifiche dell’opera, che tra le altre cose tratta di un argomento delicato e (purtroppo) recentemente venuto a galla anche nelle nostre cronache nazionali, scatenando grande indignazione: il maltrattamento su minori.
La Repubblica di Macedonia è un piccolo Stato nei Balcani meridionali e senza sbocchi sul mare, attraversato dal fiume Vardar, la principale via di comunicazione tra l’Egeo e le regioni danubiane. Il territorio per la maggior parte a carattere montuoso comprende numerose valli fluviali entro cui si trovano i maggiori centri abitati. Il nome del Paese è lo stesso della regione storica che nel secolo IV a.c. è stata sotto il dominio della dinastia degli Argeadi, che ha conquistato la Grecia con Filippo II, nonché gran parte dell’Asia e del mondo mediterraneo con il figlio Alessandro Magno. La maggioranza della popolazione attuale della Macedonia, tuttavia, non è autoctona né di origine greca, ma costituita dai discendenti degli Slavi che hanno occupato la regione nel secolo VI. Il Paese è composto da una forte componente albanese, oltre a minoranze di nazionalità turca, rumena, serba e bosniaca. Nel 1991 si tenne un referendum che stabilì l’indipendenza dalla Jugoslavia, sotto il nome di Repubblica di Macedonia, anche se il riconoscimento internazionale del nuovo paese fu ritardato dall’obiezione greca all’uso di quello che viene considerato un nome ellenico ed uno dei simboli nazionali, così come su alcune clausole controverse della Costituzione della Repubblica. Come compromesso le Nazioni Unite riconobbero lo stato sotto il nome di Former Yugoslav Republic of Macedonia (Repubblica ex jugoslava di Macedonia), abbreviato spesso in FYROM nel 1993. Oltre all’ostilità della Grecia, il nuovo Stato si è trovato a fronteggiare il malcontento della minoranza albanese che non voleva riconoscersi in uno stato-nazione slavo. Nel 2001 alcuni ribelli di etnia albanese, chiamatisi Esercito di Liberazione Nazionale ricorsero alle armi chiedendo che la Costituzione venisse riscritta per assicurare all’etnia albanese più diritti, tra i quali quelli linguistici. Il combattimento si concentrò soprattutto a Tetovo, seconda città del paese, e nei suoi dintorni. Nell’agosto 2005, i soldati NATO requisirono le armi dei guerriglieri e l‘Esercito di Liberazione Nazionale si dissolse. Le relazioni tra etnie sono migliorate nel corso del tempo. Soltanto nel 2018 è stato trovato un accordo sulla ridenominazione in Macedonia del Nord. Per quanto riguarda l’aspetto economico, la Macedonia, che già ai tempi della federazione iugoslava era la Repubblica con il più basso reddito pro capite, è un Paese tra i più poveri d’Europa.
Ma in questo seppur burrascoso contesto socio politico, già a partire dalla fine della seconda guerra mondiale la Macedonia conosce un periodo di grande affermazione culturale, che si traduce non solo nell’uso letterario e artistico di una lingua prima trascurata o addirittura proibita, ma anche nella creazione di una rete di infrastrutture culturali come teatri, scuole di musica e di balletto, organizzazioni di poeti e di intellettuali. Nonostante la precarietà delle vicende economiche e politiche degli interi Balcani, la Macedonia ha un ruolo guida nel cercare una mediazione culturale tra le varie realtà etniche. Nel Paese si organizzano variegati festival teatrali e musicali, e due festival letterari conosciuti in tutto il mondo, come le Serate poetiche di Struga e gli incontri dedicati a Kosta Racin, conosciuto come uno dei padri della prosa macedone. L’UNESCO ha inoltre dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità la città di Ocrida, sia per le antiche abitazioni ottomane sia per gli edifici religiosi dell’antichità bizantina e slava come ad esempio il monastero di San Pantelejmon, che possiede una collezione di icone bizantine unica al mondo.
E nella città di Ocrida nasce nel 1935 Živko Čingo, tra i più noti scrittori macedoni di prosa e anche Direttore del Teatro Nazionale Macedone, le cui raccolte di storie come ad esempio Paskvelija (1962) e Nova Paskvelija (1965) parlano di una terra immaginaria in cui vengono messi in atto scontri e interazioni tra vecchie tradizioni e coscienza rivoluzionaria; noto per aver scritto il romanzo La piena ed altre opere, tra cui Ricerca del futuro (1982), morirà sempre a Ocrida nel 1986.
Il suo romanzo Golemata voda (1971) o Grande Madre Acqua, è ambientato alla fine del secondo conflitto mondiale, quando i territori della Macedonia entrano a far parte della Jugoslavia sotto la guida del Partito Comunista campeggiato da Josif Tito; in un orfanotrofio macedone allestito nei locali di un ex-manicomio criminale le vicende dei due protagonisti celebrano la grandezza e la tristezza insieme della loro infanzia. Ecco la trama di questo libro disponibile anche in lingua italiana:
Lem e Keïten sono orfani, due cani erranti nella Jugoslavia di Tito. Raccattati dalla strada, vivono in un ex manicomio adibito a orfanotrofio, circondati da un muro altissimo che impedisce ai loro sogni di farsi largo nel mondo reale. Quando i pidocchi invadono la Clarté, Lem e Keïten sono scortati sulla riva di un lago e tosati come bestie per arginare l’epidemia. La Madre Acqua li osserva inerme, sola responsabile della loro disgrazia e insieme unica fonte di speranza. Nell’orfanotrofio vige un clima di terrore. La compagna Olivera Srezoska e il piccolo padre Ariton Iakovleski tengono le redini di un serrato controllo. L’arte e la risata sono le uniche armi con cui è possibile bucare il muro e sentire ancora il mormorio della Madre Acqua. Un romanzo lirico e nero, l’antidoto che l’uomo porta con sé fin da quando è bambino per difendere la propria libertà.
Un testo sicuramente interessante, caro iCrewer, utile ad ampliare le conoscenze su culture diverse dalla nostra ma sempre riguardanti gli aspetti umani: il difficile percorso che ogni persona su questa terra deve affrontare, le capacità e le risorse emotive di ogni fase della vita, la Natura vista come osservatrice e supporto al tempo stesso delle sofferenze; le inevitabili influenze storiche, culturali, religiose e politiche cui qualsiasi anima deve farsi carico durante il complicato viaggio che è l’esistenza.