Welcome to the Jungle è proprio il caso di dirlo: il Congo è un grande caos psichedelico, entrando in questo Paese vieni travolto da un trip che ti altera la coscienza e la sfera percettiva con guerra, epidemia, morte, sfruttamento e il tutto continua a riavvolgersi come in una music tape in rewind…
Welcome to the jungle
We’ve got fun n’ games
We got everything you want
Honey, we know the names
We are the people that can find
Whatever you may need
If you got the money, honey
We got your disease
In the jungle
Welcome to the jungle
Watch it bring you to your knees, knees
I wanna watch you bleed
Benvenuto nella giungla
Abbiamo giochi e divertimenti
Abbiamo tutto ciò che vuoi
Dolcezza, conosciamo i nomi giusti
Siamo quelli che possono trovare
Qualsiasi cosa di cui tu abbia bisogno
Se hai i soldi, cara
Abbiamo la tua malattia
Nella giungla
Benvenuto nella giungla
Vedi che ti mette in ginocchio, in ginocchio
Ti guarderò sanguinare
Una falce di morte e tenebra si è abbattuta in questa terra, i quattro cavalieri dell’Apocalisse stanno mietendo vittime tra guerra, virus ebola, fame e morte e la gente fugge attraversando i confini con l’Uganda, andando ad ingrossare i campi profughi già sovraffollati oltremodo.
Conosciuta con il nome di Zaire fino al 1997, il Congo è uno Stato dell’Africa centrale, il nord del paese è una delle più grandi aree di foresta equatoriale al mondo, la zona orientale costeggia il grande rift est-africano, area di montagne, di colline, dei grandi laghi, ma anche di vulcani. Il sud e la zona centrale, area di savana alberata, forma un altopiano ricco di minerali. Nella parte estrema ad ovest, in una quarantina di chilometri a nord della foce del fiume Congo si sviluppa la costa sull’Oceano Atlantico.
La zona che porta oggi il nome di Repubblica Democratica del Congo è popolata da circa 80.000 anni. Tra il VII e l’VIII secolo vi si insediarono tribù bantu provenienti dall’attuale Nigeria.
I primi contatti con gli europei avvennero nel XV secolo con i portoghesi. La regione fu assegnata al re del Belgio nel 1885 ma nel 1908, non avendo modo di esercitare un pratico possesso del territorio, inserì il Congo tra le colonie belghe. Dal 1908, al 30 giugno 1960 (giorno di indipendenza), questa antica colonia venne battezzata Congo belga, come anche Congo-Léopoldville fino al 1966, data del cambio di denominazione della capitale in Kinshasa.
Oltre al francese, lingua ufficiale e usata come lingua franca di comunicazione tra i differenti gruppi etnici del paese, coesistono nel paese oltre 200 lingue distinte, ma solo quattro hanno lo status di lingue nazionali sin dai tempi dello Stato Libero: kikongo, lingala, tshiluba e swahili.
L’indipendenza fu raggiunta nel lontano 1960 e fu proprio grazie a Patrice Emery Lumumba, protagonista della lotta strenuamente combattuta, il quale decise di partecipare alla Conferenza di Bruxelles sulla questione Congo, imponendosi come protagonista. Il governo attuale temendo una guerra come quella che ancora infiammava l’Algeria, decise di ritirarsi concedendo la tanto agognata indipendenza, lasciando a Lumumba la carica di I° Ministro.
Al comando dell’esercito erano rimasti ufficiali belgi, tutto divenne caos e in tanti del personale di alto grado preferì ritirarsi, svuotando l’impalcatura amministrativa dell’esercito, sempre più in mano a caporioni locali. Negli stessi anni spinte autonomistiche si manifestavano nel bacino minerario della provincia di Katanga, represse nel sangue dal governo indipendentista.
Il governo belga inviò le proprie truppe per proteggere i connazionali che rientravano, proprio mentre Lumumba si rivolse all’ONU, che inviò truppe con la missione ONUC. La questione si inserì nel gioco della guerra fredda e USA, con le proprie multinazionali economiche, e URSS, con le proprie multinazionali politiche, tentarono di lusingare il Congo. Lumumba appariva più orientato verso l’allineamento con l’URSS, ma l’ingovernabilità del Congo fece sì che l’esercito prendesse il sopravvento. Emerse il colonnello Motubu, che fece arrestare e condannare a morte Lumumba nel 1961.
Mobutu restituì il potere nelle mani di Kasavubu e, nel gennaio 1962 pose fine all’effimera Repubblica. Dopo un periodo di transizione durante il quale il Paese aveva visto un primo dispiegamento di truppe delle Nazioni Unite. A Moise Ciombe (o Tshombé), che in passato era stato il leader della secessione del Katanga, venne affidato il compito di guidare il governo.
Tra Tshombe e Kasavubu si aprì una lotta politica per la leadership del Paese, che portò a una sostanziale inattività sia sul fronte economico che su quello del controllo interno. L’amministrazione Jhonson nuovamente preoccupata dai disordini che, oltre a poter aprire una nuova crisi internazionale, in concomitanza con l’invasione-escalation Vietnam assolutamente da evitare, avrebbe presagito un’infiltrazione sovietica. Per questo motivo il governo statunitense decise di rivolgersi nuovamente a Mobutu, che il 25 novembre del 1965 spodestò Kasavubu. Ciò comportò l’inizio di quello che si era temuto e che si sarebbe voluto evitare: tre sanguinose guerre, che ad oggi non hanno ancora fine. E’ da che io ricordi, da quando ho iniziato a studiare la storia, che tutti i conflitti si basano sulla ricchezza di un paese, sul suo potere economico, sulle sue ricchezze, sul potere che i magnati possano esercitare su di esso, il tutto è basato allo sfruttamento, ti spiego il perché: le grandi potenze economiche arrivano su due fronti, l’una propone libertà, salute, istruzione, indipendenza a patto di un corrispettivo, quale? Ti mando i miei soldati caschi blu a proteggerti, ti costruisco ponti, strade, scuole, ospedali e nel contempo scateno guerriglie per l’approvvigionamento dell’acqua, ti blocco l’esportazione dei tuoi prodotti tipo embargo dando sempre la colpa ai militari locali al “mio”soldo, ti vendo le armi e ti creo due fazioni opposte; ancora perché? Tu Congo hai miniere, hai bambini da sfruttare, hai ancora riserve e giacimenti e che cosa proporrei ancora per poter abbattere le tue difese? Ti mando un bel virus, uno di quelli che dopo l’HIV, al solo pensiero rabbrividisce e scatena il delirio tremens “EBOLA” febbre emorragica e vaiii sangue fuori da tutti gli orifizi estremamente contagioso e cosa mando per salvare questa gente? OMS! Stanziali in Africa oramai dalla notte dei tempi, non accusatemi di complottismo è tutto documentato! Le più grandi società di telefonia e non solo hanno i loro interessi al centro del continente nero, per i loro possedimenti minerari! E sì il coltan, dal pessimo aspetto, sembrava ghiaia nera, pesava tantissimo, lo trovavi nella melma, ma all’improvviso tutto il mondo doveva possederlo. Per il Ruanda quella roba divenne il principale interesse economico in assoluto nel Congo. Il coltan diventò nel 2000 quello che era la gomma nel 1900: una materia prima presente in loco in grandi quantità ossia 80% delle riserve mondiali. I telefonini divennero gli pneumatici di gomma del nuovo cambio di secolo. Nel 2000 si sviluppò una vera febbre del coltan. Nokia e Ericsson volevano immettere sul mercato una nuova generazione di cellulari, mentre Sony era sul punto di lanciare la sua Playstation 2, lancio che l’azienda dovette rimandare per via di una contrazione nell’offerta del minerale. In men che non si dica aumenta la richiesta e il prezzo della materia prima decuplica. Quindi il Congo, l’unico posto al mondo in cui si estrae grazie alla manovalanza minorile, bambini schiavi, oltre all’Australia, che non possiede schiavi, fu una maledizione. Nel 1999 e nel 2000 Kigali esportò l’equivalente di 240 milioni di dollari in coltan all’anno, una cifra vertiginosa. Certo il Ruanda doveva pagare i mercanti e i ribelli ma era una bazzecola se paragonata ai proventi. I profitti della guerra erano tre volte superiori ai costi. Tuttavia non erano il Ruanda e l’Uganda a trarre i maggiori benefici da quel saccheggio di materie prime nel Congo Orientale. In un’economia in fase di globalizzazione, anche gli Stati non erano che anelli intermedi di un insieme di reti commerciali internazionali complesse e in costante trasformazione. A trarre profitto dalla ricettazione di materie prime provenienti dal Congo erano gruppi minerari multinazionali, oscure compagnie aeree, uomini d’affari corrotti tra Asia ed Europa. Costoro operavano in un mercato molto libero. Da un punto di vista politico, il Congo era un disastro, economicamente un paradiso, perlomeno per i lobbisti, industriali, magnati e “organizzazioni”… Gli Stati in decadenza sono i successi all’attivo di un neoliberismo mondiale sfrenato! E poi parliamo di desertificazione? Depauperizzazione? Rendere povero, il più povero, con delle ricchezze che nemmeno sa di avere e chi ne è a conoscenza sfrutta l’ignoranza e la fame! Qui in questo momento entra in gioco un altro argomento doloroso, doloroso per chi come me tiene ancora all’ecosistema alle specie autoctone alla flora e alla fauna, ti sto parlando del Virunga National Park e dei suoi Gorilla in estinzione che allo stato brado sopravvive soltanto nella foresta che ricopre una catena montagnosa, in gran parte costituita da alti vulcani, tra Repubblica democratica del Congo, Ruanda e Uganda. Liberi, di gorilla ne sono rimasti, sì e no ottocento in tutto. Per loro, il principale flagello è il conflitto che da 20 anni funesta il Congo orientale, e che alcuni hanno ribattezzato la Prima guerra mondiale d’Africa per i suoi 5 milioni di morti e per i numerosi Paesi che negli anni vi hanno partecipato. Si combatte spesso sulle falde dei vulcani, ai piedi del Virunga, con sconfinamenti frequentissimi in questo santuario, il che ha conseguenze drammatiche anche per i gorilla, terrorizzati dal fragore delle bombe, dall’assordante ronzio delle pale di elicottero o dalle popolose processioni di profughi in fuga. Senza contare le soldataglie che sparano ai gorilla di montagna solo per diletto. Le feroci milizie M23 artefici di installare il loro quartier generale proprio all’interno del Parco, che fu ovviamente chiuso ai turisti, ma quali? In Congo non ci si può recare assolutamente! C’è un veto! E quindi per sloggiare i ribelli, l’esercito regolare impiegò quasi un anno. L’altro grave rischio è costituito dal bracconaggio: per la carne di gorilla, molto apprezzata dai locali; per fabbricare trofei un tempo in voga negli Stati Uniti, e che ancora oggi in Cina, è molto richiesta, come le zampe usate per fabbricare posacenere; e per finire, i cuccioli vengono venduti agli zoo, anche se per catturarne uno è spesso necessario abbattere tutta la famiglia, mi ricorda tanto il film animato Disney di Tarzan che cercava di salvare la famiglia dai bracconieri che sono il resto del problema e che ranger continuano a combattere. Ma da qualche tempo sono aggrediti anche dalle popolazioni locali affamate e rifugiatesi in quella foresta che circonda il Parco di Virunga. E quando si ha fame si è disposti a compiere qualsiasi crimine.
Se in qualche modo il tuo pensiero entrando in questo articolo fosse stato scoprire la capitale, ebbene adesso posso anche dirti qual è: Kinshasa, e parlarti anche dell’autore In Koli Jean Bofane.
In Koli Jean Bofane è nato in Congo, il 24 ottobre del 1954, dal 1994 vive in esilio in Belgio. Nel 1996 ha pubblicato con Gallimard il libro per bambini Pourquoi le lion n’est plus le roi des animaux, incentrato sulla dittatura che ha afflitto per decenni il suo paese, e nel 2000 Bibi et les canards, sul tema dell’emigrazione. Matematica congolese è il suo primo romanzo, un avvincente e scoppiettante noir orwelliano con cui si è aggiudicato il Grand prix littéraire d’Afrique noir nel 2008 e il Prix Jean Muno nel 2009. E’ stato ospite quest’anno al Festival di Internazionale a Ferrara insieme alla giornalista belga Colette Braeckman, il politologo Dieudonné Wamu Oyatambwe e l’attivista Nicolas Mbiya.
Il romanzo che ha fatto il giro del mondo Congo Inc. Il testamento di Bismarck e che si è aggiudicato il prestigioso Premio: Prix des Cinq continents de la Francophonie nel 2015, con una giuria presieduta dal Premio Nobel per la Letteratura Jean-Marie Gustave Le Clézio.
Un romanzo polifonico che rientra nella narrativa contemporanea, scritto con una sorta di umorismo per sfidare la morte. Dedicato alle ragazze, alle bambine, alle donne del Congo; all’Onu, al Fmi; all’Omc.
<<Il nuovo Stato del Congo è destinato a essere uno dei più importanti esecutori dell’opera che intendiamo realizzare…>> Il cancelliere Bismarck alla chiusura della Conferenza di Berlino, febbraio 1885
Adesso leggiamo un piccolo assaggio: dal contenuto agrodolce
Troppo alto per i pigmei ma troppo basso per tutti gli altri, il giovane Isookanga non si rassegna a vivere nel suo villaggio sperduto nella foresta equatoriale e a piegarsi alle tradizioni come vorrebbe il suo vecchio zio Lomama. Affascinato da internet e dalle infinite opportunità offerte dalla globalizzazione, decide di tentare la fortuna a Kinshasa, dove si unisce agli shégué – i ragazzi di strada – e diventa socio di un cinese che commercia in sacchetti di acqua potabile. Anche le sue quotazioni in campo sentimentale sono in crescita ma Isookanga non vuole distrazioni: è << un mondialista che aspira a diventare un globalizzatore>> e niente gli impedirà di raggiungere il successo. Intanto, nella giungla urbana della capitale congolese, gli uomini continuano a dare prova di meschinità e cinismo, mentre nei posti di comando si fa a gara per accaparrarsi le ricchezze naturali del paese. Tutti – sventurati e prepotenti, personaggi loschi e anime pure – vanno a comporre nella loro coralità questa farsa esilarante e amara, una dirompente commedia umana che è stata definita SATYRICONGOLESE. Con una scrittura incalzante e spietatamente lucida, ma senza rinunciare mai alla leggerezza, Bofane racconta meglio di tutti i reportage e le inchieste, la crudele realtà del Congo contemporaneo e il lascito materialista e destabilizzante del colonialismo europeo.
Io questo articolo lo dedico a MAMMA AFRICA -Mama- e a TUTTI i suoi FIGLI!
Bella l’introduzione con i Guns ‘s Roses, Welcome to the jungle calza a pennello