Andando a cercare tra le notizie pubblicate in Internet se si digita Repubblica Centrafricana avremo tanti risultati e, tra una piccola cartina e i colori della sua bandiera, spiccano articoli e foto e ancora articoli e ancora foto sulla Seconda Guerra Civile che ha colpito questo paese nel 2012, e che non è ancora finita – nonostante sia in atto una tregua siglata all’inizio di quest’anno a Bangui, la capitale del Paese.
La Repubblica Centrafricana, lo rivela il nome, è uno Stato dell’Africa Centrale che confina a nord con il Ciad, a est con il Sudan e il Sudan del Sud, a sud con la Repubblica Democratica del Congo e la Repubblica del Congo e a ovest con il Camerun. Da colonia francese, negli anni ’90 del ventesimo secolo salì al potere un governo civile, caduto dopo dieci anni. Nel 2003 il Presidente Patassé è stato spodestato con un colpo di Stato dal generale François Bozizé, che ha formato un governo di transizione e che nel 2005 – non senza contestazioni – è diventato Presidente. Il Paese è sempre rimasto molto instabile internamente e anche l’influenza della precarietà degli altri paesi non ha certo aiutato la situazione generale.
Nel 2013 Bozizé è stato costretto alla fuga dopo la presa della capitale Bangui da parte dei ribelli Seleka, gruppo che riunisce partiti e combattenti in gran parte musulmani e che mette al potere Michel Djotodia. Da quel momento è guerra: inizia una lotta interreligiosa, in cui milizie musulmane attaccano villaggi cristiani, vengono compiute razzie e violenze di ogni genere. La Repubblica Centrafricana diventa una polveriera impossibile da controllare: la fazione cristiana anti balaka, anche se nasce per sconfiggere i ribelli, non è certo composta da pacifisti: all’interno vi sono gruppi di estremisti che a loro volta compiono stragi e violenze; si registrano ogni giorno tantissimi morti e molti profughi fuggono verso i paesi confinanti.
All’interno di questa terribile realtà vive Didier Kassaï, blogger e fumettista che all’epoca della guerra civile aveva cominciato a farsi conoscere all’estero e firmato un contratto con una ong francese per illustrare con i suoi disegni una campagna sanitaria; ma nel bel mezzo degli scontri il primo pensiero di Didier Kassaï è stato quello di raccontare la sua realtà delle cose, la quotidianità vissuta dalla sua gente, gente comune che cerca di sopravvivere alle terribili violenze e spargimenti di sangue. Nasce così la sua serie di illustrazioni (sta realizzando il volume numero 3) intitolata Tempesta su Bangui (Tempête sur Bangui) che racconta con le immagini l’ingresso dei ribelli a Bangui, i saccheggi e le esecuzioni sommarie, persino la sua casa, ormai incenerita e presa d’assalto dalle bombe, come quella di tutti.
Kassaï parla anche del tavolo di contrattazione della pace firmato a febbraio in Sudan e rilanciato a marzo ad Addis Abeba con la benedizione dell’Unione africana, lo fa con lo spirito di chi è contro gli inganni politici, di chi capisce che “La speranza è quella dei quartieri, del popolo. Niente a che vedere con i politici, che a parole dicono di volere la pace ma in realtà pensano solo ai propri interessi“.
Didier Kassaï è nato nel 1974 a Sibut nella Repubblica centrafricana. Fumettista e vignettista, autodidatta, ha iniziato la sua carriera come disegnatore per il quotidiano centrafricano Le Perroquet nel 1997. Da quella data ha seguito numerosi corsi di formazione a fumetti a Bangui, Libreville, Yaoundé, Kinshasa e Bruxelles. Nel 2000 ha partecipato all’album collettivo In the Shadow of the Baobab, che darà vita a una mostra all’Angoulême International Comics Festival nel 2001. Ha poi collaborato con Africa Comics (Italia) e Shege (Camerun).