Caro Lettore, la nostra rubrica di Libri da… oggi ti porta con sè alla scoperta del Perù, Paese del sudamerica che è fortemente proiettato verso il futuro, grazie anche alle sue risorse economiche, ma che allo stesso tempo resta saldamente legato alle sue tradizioni e alla sua storia, fatta di dominazione straniera, colonialismo e lotta al mantenimento di una propria identità culturale. Questi molteplici aspetti lo rendono uno dei Paesi sudamericani che meglio esprime allo stesso tempo opportunità e contraddizioni.
Il panorama culturale del Perù è uno dei più ricchi del Sudamerica ed è frutto dell’eredità di civiltà precolombiane, soprattutto quella Inca. Col passare del tempo questo patrimonio culturale si è arricchito ulteriormente grazie al rapporto con l’esterno e, in particolar modo per la letteratura, con la tradizione spagnola: fu merito dei Conquistadores la diffusione di teatri, accademie e università. Con questo però non bisogna pensare che il rapporto tra i conquistatori europei e le popolazioni autoctone sia stato rose e fiori: gli Indios furono costretti a rifugiarsi nelle foreste per scampare all’atroce sterminio di massa messo in atto dagli invasori. Questa grande ferita subita dal popolo del Perù diverrà una delle tematiche principali trattate dagli autori peruviani che, attraverso le proprie opere, rivendicavano l’identità, la cultura e la tradizione peruviana. Dopo il 1542 (anno della creazione del vicereame del Perù), tra tutte le culture precolombiane il Perù divenne il più colto e prospero vicereame del Sudamerica. Con l’emarginazione degli Indios sulle Ande e nelle foreste, i nuovi centri urbani del continente furono dominati dalla lingua, cultura e istituzioni spagnole.
Il primo grande scrittore peruviano fu Garcilaso de la Vega (1539-1616), autore dei Commentari reali degli Inca (1609). Si tratta di un racconto tra il mito e la cronaca che raccoglie le memorie del popolo Inca e che narra la conquista spagnola e dietro al quale si cela una profonda nostalgia per un passato ormai irrecuperabile.
Un altro periodo significativo per la letteratura peruviana fu il Novecento con l’incedere delle avanguardie letterarie. Tra gli autori più significativi abbiamo il poeta modernista José Santos Chocano (1875-1934), con le sue raccolte di poesie Derrumbe (1899), Canto del siglo (1901), e Alma América (1906), e Cesar Vallejo (1892-1938), definito come “il più grande poeta universale, dopo Dante”. La sua è una poesia che canta le sofferenze dei deboli, sentimentale, spontanea, vicina alla tradizione ma allo stesso tempo profondamente innovativa. Le raccolte che ci sono rimaste sono Gli Araldi Neri (1919), Trilce (1922), Poemi umani (1939), Spagna, allontana da me questo calice (1939).
Gli autori più recenti da citare sono Manuel Scorza (1928-1983) e Mario Vargas Llosa. Le opere di Manuel Scorza hanno come Leitmotiv la difesa della causa degli indigeni e dei contadini del Perù. Di particolare rilievo e interesse è La Ballata, una pentalogia che unisce il genere storico con la poesia nel raccontare la lotta dei contadini peruviani per recuperare le terre sottratte dalle grandi multinazionali. La pentalogia è così composta:
- Rulli di tamburo per Rancas (1970)
- Storia di Garabombo l’Invisibile (1972)
- Il cavaliere insonne (1976)
- Cantare di Agapito Robles (1978)
- La Vampata (1978)
Mario Vargas Llosa, vincitore nel 2010 del Premio Nobel per la Letteratura , è considerato insieme a Gabriel García Márquez, Octavio Paz e Jorge Luis Borges il fautore della rinascita della letteratura latinoamericana. Autore prolifico, i lavori più imprtanti sono La città e i cani (1962) per la cui vicenda si ispira alla propria esperienza nell’accademia militare di Lima, La Casa Verde (1972), Conversazione nella Cattedrale (1969) una lucida analisi della vita politica e sociale del proprio paese e dell’enorme potere della dittatura instarauta dal generale Odría, La zia Julia e lo scribacchino (1977), in cui sono presenti dei rifermenti biografici alla gioventù dell’autore