Il nostro viaggio di Libri da… continua tracciando la sua rotta in Nuova Zelanda, approdiamo in questo luogo come fece nel 1769 il britannico James Cook
Nuova Zelanda una pentola di fusione, un calderone di etnie, dove la natura regna sovrana, una terra alla fine del mondo, un luogo selvaggio dominato da vulcani, terremoti, gayser e fanghi bollenti, ghiacciai, alpi e fiordi.
La latitudine della Nuova Zelanda (da 34° a 47° sud) corrisponde all’incirca a quella dell’Italia situata nell’emisfero boreale, la Nuova Zelanda ha una forma “a stivale” speculare alla nostra, nell’opposto emisfero australe; altra curiosità: dal South Cape neozelandese alla zona a nord di Auckland, c’è quasi l’esatta distanza che esiste in Italia tra il confine nord del Trentino-Alto Adige e Capo Passero in Sicilia, e quasi la stessa opposta latitudine (tra i 47° ed i 36°) ovviamente l’una a sud e l’altra a nord dell’equatore.
Aotearoa in lingua Maori significa terra dalla lunga nuvola bianca. Secondo la legenda: Maui, un semidio, uscendo dall’Oceano Pacifico con la sua waka -canoa che simboleggia l’Isola del Sud Te Wai Pounamu, che significa l’acqua della pietra verde, dove la pietra verde è la giada, conosciuta anche con il nome di Te Waka a Māui– si fermò a pescare e il suo amo tirò fuori l’Isola del Nord Te Ika-a-Māui.
Sir Peter Jackson, il regista, ti fa innamorare della Nuova Zelanda, location della trilogia del Signore degli anelli e di lo Hobbit, terre oniriche raccontate attraverso le immagini e se come meta per il tuo prossimo viaggio hai scelto proprio questa, non posso che appoggiare la tua decisione, ma nel caso hai deciso di farti un trip virtuale va bene comunque, basta leggere J. R. R. Tolkien perché il Signore degli Anelli non è un libro, è un mondo!
Questa è la mappa in cui sono state girate le scene dei film: una vera figata nerd non trovi?
Altra bella storia è quella mitologica narrata dal film animato Oceania targato Disney, il quale ha suscitato una bella polemica che riguarda il semidio Maui perché troppo grasso e offenderebbe la cultura polinesiana, non rispettando il popolo Maori, è ritenuto controproducente per la battaglia contro l’obesità: sono queste le accuse mosse dalla parlamentare laburista Jenny Salesa (in parlamento a Wellington dal 2014), la quale afferma sulla sua pagina Facebook: Quando guardiamo le foto degli uomini e delle donne polinesiane degli ultimi 100-200 anni, vediamo che la maggior parte del nostro popolo non era in sovrappeso e questo stereotipo negativo di Maui è semplicemente inaccettabile. No grazie Disney.
Il film è stato proiettato in lingua Maori ad Auckland la città più grande della Nuova Zelanda, in un tentativo di far sopravvivere la lingua originale suscitando l’interesse dei più giovani. Dopo il fallimento dei provvedimenti ufficiali, l’ex capo del Governo Haami Piripi responsabile della promozione del “te reo Māori” come linguaggio ha affermato: Il linguaggio deve essere accattivante e sexy e pertinente per i giovani, e questo film è il modo perfetto per renderlo tale.
In base al censimento effettuato nel 2013, la popolazione della Nuova Zelanda risulta essere per il 74% di origine europea, principalmente inglese e scozzese, ma con considerevoli minoranze tedesche, olandesi e italiane, il 14,9% della popolazione è di etnia Maori. Gli altri indigeni di etnia polinesiana sono il 7,4%, mentre gli asiatici sono l’11%. Non deve stupire il fatto che la somma delle percentuali superi il 100%, poiché molti neozelandesi si ritengono appartenenti a più di un’etnia.
Le lingue ufficiali ufficiali sono tre: Inglese, Maori, Lingua dei segni.
Quindi, non deve stupire l’allarmante realtà che a fronte di 4.7 milioni di persone circa 125 mila della Nuova Zelanda parlano la lingua Maori, o “te reo Māori”, come è ampiamente chiamata qui, il decrescere progressivo di tali numeri, metterebbe in pericolo la sopravvivenza stessa della lingua.
Con la sua natura incontaminata, gli spazi immensi e le onde perfette per il surf, la Nuova Zelanda è il paradiso che molti adolescenti sognano. Forse, ma non è così per i giovani che in quel Paese ci vivono e la cui disperazione fa sì che la Nuova Zelanda detenga il più triste tra i record: il più alto tasso di suicidi tra gli adolescenti. Quindi non solo luogo di paradisi innocenti, ogni anno 500 giovani si tolgono la vita; è il II° Paese al Mondo per il record di suicidi, manco si parlasse di guinness dei primati. Dalle statistiche è emerso che i più inclini a togliersi la vita sono i giovani maori e quelli delle isole disseminate nel Pacifico, e lo fanno 1,4 volte di più. Ciò dimostra che il fenomeno nasconde anche un problema culturale legato alla colonizzazione.
Recente è anche la notizia datata 15 marzo 2019, dell’attentato alle due moschee a Christchurch, il killer suprematista ventottenne australiano, Brenton Tarrant, ha assassinato 41 persone, mentre altre nove sono morte in una seconda moschea. Tarrant ha trasmesso live su Facebook il massacro, dove ha affermato: mi sono ispirato alla strage compiuta ad Utoya, in Norvegia, da Anders Breivik nel 2011. Voglio uccidere gli stranieri invasori. Sulle armi utilizzate erano riportati nomi di storiche battaglie in cui i musulmani furono sconfitti. La premier della Nuova Zelanda Jacinta Arden ha affermato: E’ uno dei giorni più bui della Nuova Zelanda. Siamo davanti a un atto di violenza senza precedenti.
Ed è in questo territorio remoto, questa terra agli antipodi del mondo, che oltre ad illuminare ci svela la sua diversità letteraria e culturale. L’arte della narrazione neozelandese non si ferma davanti a nessuna barriera di genere o di formato: i maestri neozelandesi dello storytelling mostrano un ritratto estremamente sfaccettato della loro letteratura, a partire da Witi Ihimaera autore Maori della terra della lunga nuvola bianca Aotearoa; Anthony McCarten, Paul Cleave, Alan Duff, Paddy Richardson, Katherine Mansfield.
Il primo scrittore Maori Witi Ihimaera è nato nel 1944 a Gisborne, è di origine Te Aitanga-a-Mahakia. Si laurea nel 1971 alla Victoria University. ha lavorato per l’Alta Commissione della Nuova Zelanda a Canberra e ha trascorso quattro anni a New York e Washington, due dei quali come console della Nuova Zelanda. Interessato a scrivere fin dalla tenera età, scarabocchia storie su tutta la parete della sua stanza nella fattoria di famiglia a Whakarau. Nel 1969 inizia a scrivere sul serio. La sua prima storia: The Liar. Fin dall’inizio, ha visto la scrittura come una preziosa opportunità per esprimere e per mettere a conoscenza della stampa la sua esperienza di essere Maori. Pubblica sia un libro di racconti che un romanzo, Witi Ihimaera considera: “il mondo in cui mi trovo Maori, non europeo” e la sua narrativa si sviluppa da questa prospettiva. Crea nuove fantasiose realtà per i suoi lettori, attingendo dall’esperienza autobiografica. Il suo romanzo, The Whale Rider, è diventato un lungometraggio di successo internazionale. Māori Boy: A Memoir of Childhood ha vinto il General Non-Fiction Award agli Ockham New Zealand Book Awards 2016. Più di recente, Ihimaera è stato onorato per la sua fiction con il Premio del Primo Ministro 2017 per il rendimento letterario.