Quella di Atlantide è una storia che si presta alla perfezione per essere rappresentata in film d’azione e di avventura, nonché per diventare il soggetto di romanzi strabilianti. Uno tra questi, ma non l’unico, è Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne.
Sebbene la ricerca del continente perduto non sia il focus principale della vicenda, una volta finito a bordo del sottomarino Nautilus – quello che tutti credevano il mostro marino che la spedizione aveva il compito di abbattere – il protagonista, il naturalista Pierre Aronnax, finisce per imbattersi nelle rovine di una città sprofondata sul fondale marino, mentre esplora le profondità dell’Oceano insieme al capitano Nemo. E questo è, in sintesi, tutto il contatto che avviene tra la trama di Jules Verne e l’isola di Atlantide.
Diverso è il discorso, invece, per quanto riguarda il film d’animazione Disney del 2001 Atlantis – L’impero perduto. Qui tutto ha inizio ed esiste per un solo scopo: ritrovare il regno perduto di Atlantide e i suoi tesori (e poi ovviamente il protagonista s’innamora, ma quello ormai ce lo aspettiamo). Il tassello mancante dell’esplorazione è Milo Tatch, un linguista che nel 1914 può vantare di avere uno studio all’intero dell’istituto di ricerca Smithsonian di Washington. Che poi lo studio coincida con il locale caldaia beh, quello è un altro discorso.
Fin dall’infanzia il sogno di Milo è sempre stato quello di portare a termine la più grande ricerca del nonno: trovare Atlantide. È per questo motivo che è diventato un linguista: per poter scovare ogni minimo riferimento all’interno dei testi antichi e, una volta recuperato, per essere in grado di decifrare il diario che porterà all’impero perduto. Così, quando in quello che pare essere il giorno più buio della sua vita, un vecchio amico del nonno gli offre la possibilità di partire insieme alla spedizione di ricerca – che ha recuperato il diario misterioso, proprio dove Milo credeva che fosse, in barba a quanto affermato in precedenza dagli altri ricercatori – non gli rimane altro da fare che partire.
Così s’imbarca in un sottomarino, insieme a un equipaggio variegato e un po’ eccentrico, alla volta delle profondità marine. Il diario ben presto si rivela preciso: non solo riguardo al mostro marino e al cimitero di navi che precedono ingresso, ma anche rispetto agli ostacoli una volta toccata terra. Quello che però nessuno, tanto meno Milo, pensava di trovare erano dei sopravvissuti. Il popolo atlantideo, infatti, è sprofondato con la sua isola, e ora è pronto ad accogliere gli esploratori a suon di frecce e lance.
Fortunatamente, la capacità di Milo di parlare e leggere la lingua di Atlantide, permette ai viaggiatori di avere il permesso di rimanere per una notte. Il tempo sufficiente perchè Milo e la principessa Kida facciano amicizia e riportino alla luce antichi misteri dell’isola che erano andati perduti nei secoli. Ecco che, allora, quando il capitano rivela il suo vero scopo (il tesoro, ovviamente, in oro e reperti antichi da vendere al mercato nero), starà al gracile linguista e ai suoi amici fare in modo che la civiltà rimanga nascosta, ma non estinta – e che Kida non venga divorata dal potere che governa Atlantide.
L’Atlantide di Milo e qualche riferimento a Ventimila leghe sotto i mari
Come preannunciavo, il collegamento tra Ventimila leghe sotto i mari e Atlantis – L’impero perduto non è palese, ma piuttosto un filo sottile.
La prima somiglianza potrebbe essere vista nel tipo di protagonista: non un avventuriero temprato dalle sfide e dai pericoli, ma due studiosi, e nel caso di Milo possiamo anche dire sia parecchio goffo. Interessante è anche il modello da cui il protagonista di Atlantis ha preso forma: il linguista Marc Okrand, ideatore della lingua klingon di Star Trek e a cui i produttori Disney hanno affidato il compito di creare la lingua parlata e scritta di Atlantide.
Il sottomarino del film di animazione ricorda poi il Nautilus del romanzo. Inoltre, il mostro marino schierato a protezione dell’ingresso al regno perduto di Atlantide sembra essere meccanico – nel libro di Verne l’imbarcazione del capitano Nemo viene scambiata per un essere vivente degli abissi.