Uno degli stati più piccoli d’Europa, uno dei sei membri fondatori dell’Unione Europea, il Granducato del Lussemburgo, baluardo monarchico e punto d’incontro fra tre diverse culture.
Mir wölle bleiwe wat mir sin, in dialetto lussemburghese, Vogliamo rimanere quel che siamo è il motto di uno dei più piccoli fra gli Stati Europei: niente male per il Granducato del Lussemburgo, con i confini delimitati da tre grandi stati, Germania, Belgio e Francia che ne influenzano la cultura e i modus vivendi. Eppure questo piccolo stato nel cuore d’Europa, con orgoglio di patria e di nazione, rivendica la propria identità, roba da fare impallidire qualsiasi altro Paese che, al contrario lascia la porta aperta ad influenze estere che ne stravolgono cultura e tradizioni (leggasi Italia). No, non sono affatto diventata improvvisamente xenofoba: la mescolanza, la disuguaglianza, le aperture al mondo intero non possono che arricchire la cultura e gli abitanti di una qualsiasi nazione, ma tutto ciò non può diventare perdita d’identità o svantaggio per la propria cultura e le proprie tradizioni. E mi fermo qui, perchè il discorso potrebbe diventare lungo e articolato e invece devo parlarti del Lussemburgo e dei suoi scrittori.
Scrivevo prima che i Paesi con i quali confina, Germania ad est, Belgio ad ovest e a nord e la Francia a sud, hanno influenzato i suoi costumi e la sua cultura, fino a far diventare il Lussemburgo punto d’incontro tra le civiltà di questi tre paesi. Non solo, anche le lingue ufficiali sono il francese, il tedesco assieme al dialetto lussemburghese, nato dal tedesco con influenze francesi, in pratica una sintesi fra le due lingue, quasi a voler ribadire il concetto del “Vogliamo rimanere quel che siamo” o decidiamo noi cosa vogliamo essere.
Un Paese, il Lussemburgo, dove immagino si stia da dio o quasi, con un’economia caratterizzata da bassissima inflazione, basso tasso di disoccupazione e sostanziale stabilità. Uno dei paesi più ricchi del mondo, con un settore importante, quello dell’acciaio, oggi in linea di massima soppiantato dai servizi, in particolare quelli finanziari e bancari.
È uno Stato senza sbocchi sul mare e nonostante le sue dimensioni, il Lussemburgo vanta diverse attrazioni turistiche: dai vigneti della Mosella alle case feudali del Medioevo. Il nord del paese, Oesling, con montagne basse e colline, è attraversato da numerose valli; la parte meridionale del territorio, Gutland, è invece solo collinare mentre i fiumi ne delimitano i confini meridionali e orientali. La sua ridotta estensione non è un limite, il Lussemburgo può offrire una buona varietà di paesaggi e scorci pittoreschi. Allego e ti consiglio, la visione di un video promozionale che può darti l’idea delle bellezze naturali di questo piccolo Granducato, unico al mondo, attualmente, per la sua forma di governo (non esistono altri Granducati oltre il Lussemburgo, nel XIX secolo invece ne esistevano diversi: Toscana in Italia, Kiev e Mosca in Russia, Baden in Germania).
https://youtu.be/BekwlqzNWT4
Qualche sintetico cenno storico
La storia del Lussemburgo, inizia nell’anno 963 con uno scambio tra il conte Sigfrido di Lussemburgo e l’abbazia di Saint-Maximin e qualche secolo dopo, nel 1354, la contea diventa ducato del Sacro Romano Impero. Nel 1815, controllato dal regno dei Paesi Bassi, ridiventa Stato e nel 1839 conquista la sua indipendenza, pur perdendo parte del suo territorio in favore del Belgio. Il 1940 lo vede invaso dalla furia nazista di Hitler che ne occupa il territorio e lo considera area tedesca (anche se i lussemburghesi erano contro il regime nazista). Liberato dagli Alleati, il Lussemburgo nel 1944 aderisce al Benelux (unione economica tra Belgio, Olanda e Lussemburgo) e nel 1948 è uno dei membri fondatori del Trattato di Bruxelles. Nel 1995 la cittadina di Schengen, comune lussemburghese a sud-est del paese, acquista fama internazionale in virtù del trattato che qui ebbe luogo, che è alla base della libera circolazione all’interno dell’Unione Europea.
La sua storia letteraria
Il Lussemburgo vede lo sviluppo della sua storia letteraria, strettamente legato all’evoluzione della sua lingua nativa che per un lungo periodo ha rischiato di essere assorbita dalle lingue dei Paesi confinanti, il tedesco e il francese che ne hanno a lungo influenzato la letteratura. Il lussemburghese vero e proprio e la relativa tradizione letteraria, rischiavano di scomparire, fagocitati dalla cultura francese e tedesca fin quando, negli anni ’80, non divenne la terza lingua ufficiale del paese, grazie anche all’impegno di appassionati romanzieri come Guy Rewenig e Roger Manderscheid.
Il primo testo in lussemburghese, un opuscolo di poesie, E ‘Schrek ob de’ Lezeburger Parnassus, pubblicato nel 1829 dal poeta e matematico Antoine Meyer, includeva versi romantici, favole e sperimentazione poetica, una miscellanea disomogenea che però riuscì a stabilire l’identità letteraria del paese, aprendo la strada agli autori a venire. La tradizione letteraria continuò grazie all’opera di Edmond de la Fontaine, più conosciuto con lo pseudonimo di Dicks, giurista, poeta e paroliere, noto per le sue opere in lingua lussemburghese. Uno dei testi più ammirati del paese è del poeta, ultimo dei letterati classici, Michel Rodange: pubblicato nel 1872, Rénert the Fox è una potente epopea la cui narrativa è un interrogatorio satirico di favola, mito e linguaggio con un uso notevole del vernacolo regionale.
Il ventesimo secolo registrò, in Lussemburgo, un notevole incremento delle arti letterarie e un successivo sviluppo di analisi critica e revisione, grazie all’impegno e all’opera di Nik Welter, uno dei più acclamati autori, accademico e critico letterario, ammirato per il suo contributo sia ai canoni lussemburghesi che a quelli germanici, appassionato politico e pioniere delle arti, fu anche Ministro della Pubblica Istruzione.
Quando il lussemburghese, negli anni ’80, divenne finalmente una delle lingue ufficiali, grazie all’impegno decisivo di due romanzieri, Guy Rewenig e Roger Manderschied, il Lussemburgo trova l’identità letteraria nazionale, anelata da diverso tempo e finalmente conquistata ufficialmente e, recentemente, apprezzata oltre i confini del piccolo Paese Europeo.
Conosciamoli meglio…
Guy Rewenig, nato il 31 Agosto 1947 cominciò, nel 1963, il mestiere di letterato con la pubblicazione di una serie di recensioni cinematografiche cui seguirono, nel 1970 la sua prima opera teatrale, Intervista e una raccolta di saggi Als der Feigenbaum verdorrte. Nel 1974 è stato membro fondatore dell’Association de soutien aux travailleurs immigrés, unendo così l’impegno letterario a quello sociale (che dovrebbero camminare di pari passo a mio avviso, perchè un letterato è una persona con gli occhi aperti sulla realtà circostante e non può esentarsi dalla denuncia… ma questo è un mio personalissimo inciso). Sulla scia dell’impegno sociale, Guy Rewenig ha anche scritto molte opere satiriche denunciando le carenze sociali e politiche della vita lussemburghese (per la serie… anche nei Paesi stra-ricchi esistono le disuguaglianze sociali, ahimè!). Passando da una collezione per la letteratura infantile, Muschkilusch, approdò, in seguito, ad un romanzo, Hannert dem Atlantik nel 1984: il primo in lingua lussemburghese che funse da apri-strada ad altre opere di narrativa in lingua locale, anche se l’autore non disdegna di scrivere in tedesco e in francese. Il suo romanzo forse più famoso, tradotto in diverse lingue, è La cathédrale en flammes. Nel 2000, Guy Rewenig, assieme a Roger Manderschied, fonda Ultimomondo una casa editrice che cura le sue opere. Guy Rewenig ha ricevuto numerosi premi in Lussemburgo, incluso il primo premio per il Concours littéraire national negli anni 1984, 1988 e 1991; il premio Batty Werber nel 2005; e il Prix Servais nel 2006 e nel 2010.
Roger Manderschied, insegnante, ufficiale di riserva nell’esercito per un breve periodo, funzionario ferroviario presso il Ministero dei Trasporti e dal 1977 al 1993, funzionario presso il Ministero della Cultura, è stato anche presidente della Luxemburg Writers Association (LSV) ed è attualmente presidente onorario della stessa associazione. Scrittore, autore e poeta ha scritto anche spettacoli radiofonici, spettacoli teatrali, racconti e romanzi in tedesco e lussemburghese. La sua opera più nota è una trilogia romana lussemburghese il cui primo volume, Schacko Klak , è stato tradotto in film e girato nel 1989 sotto la direzione di Frank Hoffman e Paul Kieffer. In questo libro Roger Manderschied, racconta le sue memorie di bambino coinvolto in qualcosa molto più grande di lui, la Seconda guerra mondiale.
Il canone letterario lussemburghese più contemporaneo è, come mi risulta da qualche ricerca fatta sul web (scarsissime le notizie trovate, purtroppo e tutte in lingua tedesca che, ahimè, non conosco affatto), incentrato sulle rappresentazioni teatrali e le raccolte di poesia e questo, devo dirti, mi piace assai… E potevo non citare, seppur brevemente in quanto pochissime le notizie trovate su di lei, un poeta lussemburghese e donna per giunta? La risposta al quesito è scontata e lo conosci già: no, non poteva mancare.
Molto interessante.
Grazie….
In effetti questa rubrica Libri da…. è un’ottimo mezzo per scoprire culture al di là dei propri confini.