Caro iCrewer, oggi ti parlo della Liberia, complessa repubblica, e del concetto di panafricanismo di Edward Wilmot Blyden.
La Repubblica di Liberia si trova in Africa Occidentale, al confine con Sierra Leone e Guinea sul versante nord e la Costa d’Avorio a est. La sua capitale è Monrovia. Il suo nome deriva dal latino liber (libero): le sue terre vennero infatti colonizzate da schiavi afroamericani liberati. La sua storia inizia nel 1822, sotto il controllo della American Colonization Society.
La Liberia affonda le sue radici storiche nelle differenti tradizioni dei gruppi tribali in cui erano suddivise le tribù indigene che i coloni dovettero affrontare per guadagnare spazio lungo la costa africana. La sua indipendenza venne dichiarata il 26 luglio 1847 dagli americo-liberiani: i coloni vedevano nel territorio africano una sorta di terra promessa, pur continuando a professarsi americani a tutti gli effetti. Lo dimostrano anche i simboli della bandiera, del motto e del sigillo, con la forma del governo, che riflettono l’esperienza di emigrazione negli Stati Uniti.
La fondazione della Liberia venne finanziata in maniera privata da gruppi filantropici e religiosi americani, ma la colonia godette del supporto non ufficiale anche del governo statunitense. Il governo liberiano, modellato su quello Usa, era democratico nello stile seppure non lo fosse sempre in sostanza. Dopo il 1877 il True Whig Party monopolizzò il potere politico e la competizione per le cariche fu solo contenuta nel partito: essere nominati significava entrare automaticamente in Parlamento.
Tra i problemi che le amministrazioni liberiane dovettero affrontare ci furono anche le pressioni delle nazioni coloniali di Gran Bretagna e Francia, oltre che la minaccia di insolvenza finanziaria. Lo sviluppo dell’economia fu pesantemente ritardato dal declino dei mercati per le materie prime alla fine del XIX secolo, con conseguente prosciugamento dell’economia nazionale.
Il 12 aprile del 1980 un colpo di Stato, organizzato da un gruppo di sottufficiali dell’esercito di lignaggio tribale capeggiati da Samuel Kanyon Doe, provocò la morte del presidente in carica da nove anni William R. Tolbert Jr. Venne poi costituito il Consiglio di redenzione del popolo, con la creazione della Prima Repubblica di Liberia. Nel 1989 scoppiò una guerra civile e Doe fu ucciso dall’Indipendent national patriotic front of Liberia e dalla tribù Gio. Il presidente ad interim, Amos Sawyer, si dimise nel 1994, lasciando il potere al Consiglio di Stato. Nel 1997 Charles Taylor fu eletto presidente e l’anno successivo il governo tentò di assassinare l’attivista Kimmie Weeks. Una nuova ribellione ci fu nel 1999, con una intensificazione del conflitto nell’estate del 2003, quando i combattenti si avvicinarono alla capitale.
Nell’agosto dello stesso anno, ci fu la firma degli Accordi di Accra, che misero fine a quattordici anni di guerra civile. Nel 2005 le elezioni videro Ellen Johnson Sirleaf prendere il posto di Gyude Bryant alla guida dello Stato. La presidente sottopose al governo nigeriano un’ufficiale domanda di estradizione per l’ex presidente liberiano Taylor. Il 28 marzo 2006 egli però scomparve dalla sua villa, venendo poi catturato mentre cercava di attraversare il confine con il Camerun. Nel 2013 venne definitivamente condannato dalla Corte dell’Aja a cinquant’anni di reclusione.
POPOLAZIONE E LINGUA
Il 43,6% della popolazione è composto dai ragazzi fino ai quattordici anni (maschi 765.662, femmine 751.134), il 52,8% da persone dai quattordici ai sessantaquattro anni (maschi 896.206, femmine 940.985) e per il restante 3,7% da persone che hanno superato i sessantacinque anni d’età (maschi 64.547, femmine 63.667). Oggi la popolazione è composta per lo più da neri sudanesi e varie tribù locali: Kpelle, Bassa, Gio, Krumen, Mano, Krahn, Gola, Gbandi, Mende, Mandingo, Mand, Viau.
Le lingue mande sono utilizzate nelle zone settentrionali e occidentali del paese, mentre le lingue Kru in quelle orientali e meridionali. L’inglese è la lingua madre del 2,5% della popolazione rientrata nel paese dagli Stati Uniti ed è comunque la lingua ufficiale. La religione maggiormente diffusa è quella cristiana, a cui segue l’Islam mentre il resto della popolazione è animista.
IL PANAFRICANISMO DI BLYDEN: “The Call of Providence to the Descendants of Africa in America”
La Liberia ha accolto colui che viene considerato il patriarca del panafricanismo: Edward Wilmot Blyden, educatore, scrittore, diplomatico e politico. Blyden (1832-1912) nacque nelle Indie Occidentali e fu educatore e mentore di John Knox, pastore protestante americano. Arrivò in Liberia nel 1850, dove venne profondamente coinvolto nel suo sviluppo.
Dal 1855 al 1856 ha curato il Liberia Herald, occupandosi anche di scrittura per i primi giornali in Nigeria e Sierra Leone e svolgendo il ruolo di redattore per “Il negro e mondo africano”. Nel 1861 divenne professore di greco e latino al Liberia College. E’ stato ambasciatore per la Liberia in Gran Bretagna e Francia e ha viaggiato negli Stati Uniti, nelle principali chiese, per parlare del suo lavoro in Africa. Venne nominato anche segretario di Stato Liberiano dal 1862 al 1864 e poi Segretario degli Interni dal 1880 al 1882.
Come scrittore, Blyden è considerato il padre del panafricanismo, uno dei primi ad articolare la nozione di “personalità africana” e unicità della razza africana. Il suo lavoro principale, “Il Cristianesimo, l’Islam e la Razza Negro” del 1887, ha promosso l’idea che praticare l’Islam fosse più unificante e soddisfacente per gli africani rispetto al cristianesimo, che invece riteneva introdotto dalla colonizzazione europea.