Il nostro viaggio letterario ci porta in Guinea Equatoriale, terra di ricchezze e povertà.
Leggendo le note sulla Guinea Equatoriale, mi sono resa conto che del mondo si conosce ben poco, o almeno parlo per me. Rispetto agli Stati che abbiamo visitato e che, personalmente, ho descritto, mai avrei pensato che un Paese, in fondo, così piccolo, ritenuto, erroneamente, povero e “dimenticato volutamente” dalle potenze straniere, fosse invece, uno dei più ricchi del mondo, additato come uno degli stati dittatoriali più feroci, tale da violare costantemente i diritti civili dell’uomo e con una popolazione nel contempo costretta alla povertà voluta e assoluta.
Non esiste contraddizione più grande e questo mi ha turbato. Inevitabile l’esigenza di approfondire, di capire in quale modo le potenze maggiori, capaci in ogni dove di alzare la voce al minimo segnale, nulla hanno mosso per cambiare la situazione di un popolo destinato ad essere emarginato dal resto del mondo, votato alla miseria economica e soprattutto culturale, costantemente preda della paura e delle ritorsioni. Non mi ha sorpreso poi, constatare che tutta la letteratura della guineaequatoriale sia stata influenzata dalla situazione politica che, in qualche modo, ha spinto gli autori più rappresentativi, come una buona parte della popolazione, a migrare in terre straniere alla ricerca della libertà personale e di pensiero. Detto questo, mi sembra doveroso rivolgere, nello specifico, uno sguardo geografico e storico al Paese per alcuni aspetti fondamentale perchè contraddizioni così forti, anche se inaccettabili, possano essere comprese dando, allo stesso tempo, una giusta lettura delle contestazioni letterarie che l’hanno caratterizzato.
Ci troviamo quindi nell’Africa centrale in un territorio che si affaccia sull’oceano Atlantico. Posta tra Camerun e Gabon, la Guinea è composta da due isole: una è la regione continentale chiamata Rio Muni, a sua volta composta da 5 provincie Centro Suri, Djibloho, Kie-Ntem, Litoral e Wele Nzas con Malago come capitale mentre la regione insulare è formata dalle due isole di Bioko (precedentemente Fernando Po fino agli 1970) e Annobon, tipica isola vulcanica. La città più importante è Bata dove, oltre alle lingue di origine etniche, si usa parlare lo spagnolo, il portoghese e il francese.
La Guinea equatoriale, è abitata da popolazioni appartenenti a diversi gruppi etno-linguistici come Bantu, fang, i Bubi (o Bube). Ancora oggi esiste un movimento costruito su base etnica che rivendica l’autodeterminazione degli abitanti originari dell’isola rispetto al governo della Guinea Equatoriale. Nelle foreste dell’interno, invece, si trovano popolazioni pigmee seminomadi, in particolare, i pigmei dei gruppi Bakola e Bagyeli.
La storia ci rimanda al 1778 quando, con il trattato di El Pardo i colonialisti spagnoli costrinsero i portoghesi ad abbandonare Rio Muni, una scelta che si rivelò scomoda quando, cercando di schiavizzare gli abitanti dell’isola, si ritrovarono a combattere con una forte epidemia di febbre gialla. L’indipendenza o “il calvario”, come lo definiscono in molti, tuttavia, pur se sottoscritta nell’ottobre del ’68, non ha certo ridato la libertà sperata. Da sempre, a governare le isole della Guinea è una sola famiglia, quella dell’attuale capo dello stato, Teodoro Obiang Nguema, l’uomo più ricco del mondo, secondo Amnesty International uno dei più feroci dittatori al mondo, salito al potere nel 1979 quando rovesciò con un colpo di stato lo zio, Francisco Macias Nguema, che mandò di fronte al plotone di esecuzione. In un clima di terrore con le carceri colme di prigionieri avversi al regime, la popolazione vive sotto la soglia di povertà, la maggior parte vive senza acqua ed elettricità e il lavoro è condizionato dal pagamento di tangenti, una condizione che inserisce la Guinea tra i paese più corrotti al mondo. Il motivo lo si può intuire. E’ il Paese tra i maggiori esportatori di idrocarburi dell’Africa, motivo più che valido per le grandi nazioni occidentali per non sollevare il problema di un regime sanguinario.
Nel panorama delle produzioni letterarie la fiaba ha come sempre un posto di primo piano. I due racconti “Le sorelle disubbidienti” e “La tigre disprezza la tartaruga” sono propri della cultura Ibo e caratteristiche del territorio africano, ma la letteratura che si sviluppa come ti ho anticipato, lontana dal contesto del territorio segue, prevalentemente, correnti letterarie di contestazione.
Una presenza importante probabilmente la più significativa, è Donato Ndongo Bidyogo, scrittore, giornalista e conferenziere equatoguineano considerato il fondatore della letteratura africana in lingua spagnola, insignito dal SILA del premio “3 Orillas”, per la costante attività di divulgazione critica della cultura africana di contestazione.. Anche alla consegna del premio Canario, ultimo di molti altri riconoscimenti, non è mancata la possibilità per denunciare come “la conquista della sovranità nazionale non ha coinciso mai con la reale libertà dei popoli africani, e che in Africa – ancora oggi – non esiste un solo paese realmente indipendente.“
Per le sue convinzioni Ndongo sarà costretto, per alcuni decenni, a fuggire in esilio in Spagna, per fare ritorno solo nel 1979, anno in cui ha fine la dittatura decennale di Macías e in cui Teodoro Obiang viene proclamato nuovo presidente. Alcuni dei suoi romanzi sono stati tradotti in diverse lingue e con la pubblicazione de “Il metrò” di Gorée edizioni, è stato il primo – e unico a oggi – autore guineoequatoriano presente anche nel panorama letterario italiano.
Anche lo scrittore Juan Tomàs Avila Laurel, considerato uno dei contemporanei più importanti della Guinea, porta avanti le sue convinzioni fino alle estreme conseguenze. Nel 2011 fa uno sciopero della fame contro il boicottaggio spagnolo, reo di aver legato con il regime.
“Lo sciopero della fame è uno modo, eclatante, perfino drastico, per richiamare l’attenzione. Queste forme si scelgono quando colui che inizia l’azione è solo e vuole che, il suo gesto, sia efficace. È chiaro anche che è molto pericoloso. I mezzi di comunicazione in Guinea Equatoriale non permettono il contatto necessario per informarsi e prendere delle decisioni corrette. Questo significa che siamo isolati. Il potere ha paura quando ci sono delle parole di uno scrittore, poiché le sue parole ne denunciano vizi e debolezze e poiché le sue parole possono giungere a tante persone.”