La bellezza dell’Indonesia è una ferita che ci regala una visione intensa di questa Terra.
Un viaggio lungo sino all’Indonesia: le mille sfaccettature di questo Paese così affascinante da restarne assuefatti.
Sognare ad occhi aperti non costa nulla e, anche se le vacanze sono ormai un lontano ricordo, nulla ci vieta di fantasticare sulle mete che ci piacerebbe, almeno una volta nella vita, visitare: ebbene caro iCrewer, per il nostro viaggio di oggi ti porto in… Indonesia! Che tu ci sia mai stato o meno è senza ombra di dubbio un posto che racchiude in sé, non solo vicende storiche che l’hanno segnato, ma anche tradizioni, cultura, e luoghi paradisiaci dei quali non puoi non innamorarti. Prova a chiudere gli occhi per un istante, immagina il mercato galleggiante di Lok Baintan, quella miriade di piccole imbarcazioni colme di frutta, verdura e prodotti del pescato, galleggiare sulle acque placide, mentre il sole abbraccia il mare tingendolo di rosso.
O ancora, immagina quelle acque cristalline, talmente trasparenti da poter osservare le meraviglie del fondale, o le lunghe distese di sabbia così fine e dorata, quelle graziose palafitte, con il tetto in paglia pronte ad accoglierti, quel profumo di quiete e tranquillità misto al sapore della salsedine che ti pervade le narici…
Anche se la nostalgia del sole di agosto ti ha colpito senza preavviso, puoi consolarti e leggere questo articolo che ti aiuterà, non solo a sognare, ma ti porterà alla scoperta di una terra che cela in sé la magia di essere diversa.
Un po’ di cultura generale…
L’Indonesia, conosciuta ufficialmente come Repubblica di Indonesia, è uno Stato del sud est asiatico composto, niente di meno che, da ben 17.508 isole, ma di queste solo 2.342 sono abitate, tieni in considerazione però che questi aggiornamenti non sono molto recenti, ed è il più grande Stao – arcipelato del mondo. E’ una democrazia presidenziale con capitale Giacarta, situata sull’isola di Giava. Sotto il profilo storico la Repubblica dell’Indonesia è stata soggetta alle influenze di potenze straniere tutte, in egual modo, interessate alle risorse naturali che questa aveva da offrire; i Paesi Bassi, ad esempio, hanno dominato l’Indonesia, la quale, è riuscita ad ottenerne l’indipendenza il 17 agosto del 1945, e il 28 settembre del 1950 ha fatto il proprio ingresso nell’ONU.
Il clima è prettamente tropicale ma caratterizzato da due stagioni di monsoni, una secca e l’altra umida. Per ciò che concerne la discendenza della popolazione indonesiana è di natura austronesiana, proveniente da Taiwan mentre l’altro grande raggruppamento è quello melenesiano, prevalentemente nell’Indonesia orientale; la lingua ufficiale è l’indonesiano, lingua che viene non solo parlata da quasi tutta la popolazione ma anche insegnata nelle scuole. Il culto religioso maggiormente seguito dalla gente è quello musulmano anche se vi sono, poi, ceppi minoritari che seguono altri credo quali quello cattolico, indù e protestante. Tra l’altro la costituzione indonesiana non solo sancisce la libertà di religione, ma riconosce altresì ben sei religioni ufficiali.
Questa che ti ho appena fornito è solo una panoramica generale di questa Terra così particolare, ma lungi da me l’intenzione di tediarti, non voglio snocciolarti dati su dati ma piuttosto catturare la tua attenzione su due aspetti in particolare, ovvero quelle che sono le curiosità, a mio avviso, di questo Paese e la letteratura che ha dato i natali a scrittori di indubbia fama. Partendo dalle curiosità che hanno destato la mia attenzione, ti voglio citare il motto nazionale indonesiano, che si trova sorretto dalla leggendaria Garuda, ossia l’aquila mitologica che ne orna il blasone, ove vi è scritto: Bhinneka tunggal ika (Uniti nelle diversità, letteralmente Molti, ma uno), anche se di sovente le tensioni settarie e il separatismo hanno portato a scontri violenti che hanno talvolta compromesso la stabilità politica ed economica.
Ancora, l’Indonesia alterna aree che si trovano allo stato brado: disabitate e selvagge, ed isole che, al contrario, sono densamente popolate. L’estensione geografica, il clima tropicale, fanno sì che l’Indonesia sostenga il secondo più alto livello di biodiversità del pianeta dopo il Brasile: la flora e la fauna, difatti, sono rappresentate da una combinazione di specie asiatiche e australasiatiche; possiamo trovare mammiferi di grandi dimensioni, quali tigre, rinoceronte, orangutan, elefante e leopardo, una volta presenti in abbondanza, adesso, nostro malgrado il loro numero è andato drasticamente diminuendo.
Proprio in merito all’ambiente, forse non tutti sanno che il naturalista britannico, Alfred Russel Wallace, ha descritto una linea di demarcazione tra la distribuzione delle specie asiatiche e australiane in Indonesia, nota come linea di Wallace che passa tra Kalimantan e Sulawesi, al largo dello Stretto di Lombok, tra Bali e Lombok, dove, ad ovest della linea la flora e la fauna sono prevalentemente asiatiche; ad est di Lombok, maggiormente australiane. Nel 1869 con il libro, L’Arcipelago Malese, Wallace descrisse numerose specie uniche dell’area che ora portano il suffisso Wallacea.
Nella Nuova Guinea Occidentale, amministrata dall’Indonesia, si trova la più grande miniera d’oro del mondo e la seconda miniera di rame al mondo: sto parlando della Miniera di Grasberg che, badate bene, occupa circa ventimila lavoratori.
Avrai avuto modo di vedere, mi auguro solo tramite immagini, il noto varano di Komodo, ebbene, il 6 marzo 1980 è stato istituito il Parco nazionale di Komodo, in origine creato per proteggere proprio questo varano, oggi inserito nelle sette meraviglie del mondo naturali.
Tre sono tre i fiori nazionali dell’Indonesia: Rafflesia arnoldii, la pianta che produce il fiore più grande del mondo, riconosciuto fiore raro nazionale con un decreto presidenziale del 1993, il gelsomino bianco e l’orchidea lunare.
Infine, l’Indonesia possiede almeno 150 vulcani attivi, compreso il Krakatoa e il Tambora, entrambi famosi per la loro devastanti eruzioni nel XIX secolo.
Andando adesso alla letteratura, la più antica fonte scritta in Indonesia è formata da una serie di iscrizioni in sanscrito che risalgono al V secolo d.C., ma questo Paese, però, ha visto numerosi scrittori, rra i quali Mochtar Lubis, Mpu Prapanca, Pramoedya Ananta Toer e Eka Kurniawan che hanno riscosso notevole fama, alcuni anche nel pamorama internazionale. Tra di loro chi ha colpito la mia attenzione è Eka Kurniawan, per una sua opera in particolare, che citerò a breve, perché leggendone qualche stralcio ne sono rimasta colpita, in senso positivo, dal linguaggio diretto e schietto, usato senza mezzi termini, non lesinando termini forti e poco ortodossi, un romanzo che sicuramente ti regala una visione profonda di questa Terra. Si tratta di un giovane scrittore indonesiano, che nasce a Tasikmalaya, nella parte occidentale dell’isola di Giava, il 28 novembre 1975, giorno in cui l’ex colonia portoghese di Timor Est proclama la sua indipendenza. Ha studiato filosofia presso l’Università di Gadjah Mada a Yogyakarta. Autore di romanzi, racconti, saggi, sceneggiature e graphic novel, già finalista al Man Booker International Prize, che collabora regolarmente con il New York Times, considerato oggi il più originale, profondo ed elegante scrittore del Sud-Est asiatico. Le sue opere sono tradotte in più di 22 lingue. Il suo romanzo Cantik Itu Luka, è stato incluso nella lista dei 100 libri notabili da The New York Times.
Ed è proprio questo il romanzo a cui ho accennato, che tradotto nella nostra lingua prende il titolo de La bellezza è una ferita, un romanzo che, come detto, l’autore scrive in modo sentito ma anche ironico, fornisce uno spaccato cangiante e reale di quella che è l’Indonesia, narrando una storia che ci insegna anche qualcosa in più sull’amore.
Spero di aver destato la tua attenzione facendoti pervadere da quella voglia di visitare questa amena località, non solo per le sue paradisiache spiagge, ma anche e soprattutto per tutto ciò che racchiude in sé: potremmo definirla come un’ostrica dove al suo interno ci trovi la ricercata perla nera.
Ad ogni modo, ti lascio con uno stralcio del libro La bellezza è una ferita «Il pomeriggio di un fine settimana di marzo Dewi Ayu risorse dopo ventun anni che era morta. Un pastorello, svegliato dal suo sonnellino sotto un frangipani, si pisciò addosso e strillò, e le sue quattro pecore scapparono in tutte le direzioni fra lapidi di legno e pietre tombali, come se avessero visto una tigre. Tutto cominciò con un rumore proveniente da un vecchio tumulo infestato dalle erbacce, senza il nome del defunto sopra, anche se tutti sapevano che lì c’era sepolta Dewi Ayu. Era morta a cinquantadue anni, resuscitò ventun anni dopo e da lì in poi nessuno seppe più come calcolare la sua età.»
Alla prossima tappa di Libri da…