Il nostro viaggio letterario in Marocco tra deserti e rocce di rose, terra di scrittori e di poeti
Ci siamo lasciati alle spalle le terre norvegesi dell’aurora boreale per ritrovarci nei caldi deserti del Marocco, terra straordinaria, scintillante, da sapori e profumi unici al mondo ma al contempo piena di contraddizioni e aspre realta che forti emergono dai testi più rappresentativi della letteratura marocchina.
Di certo la posizione geografia del Marocco è importante per poterla localizzare e capire dove siamo. È un Paese del Nordafrica, confina con l’Oceano Atlantico e il Mar Mediterraneo, la costa ovest del Paese è totalmente bagnata dall’Oceano Atlantico, mentre quella settentrionale dallo Stretto di Gibilterra e dal Mar Mediterraneo. Confina a ovest con l’Algeria, a sud (oltra al Sahara) con la Mauritania, mentre a sud affaccia sul famoso Stretto di Gibilterra che gli consente per 14 km di lunghezza, di essere il paese africano più vicino all’Europa. Non solo, in maniera specifica il Marocco è situato nel Maghreb una regione situata a ovest del Nord Africa che comprende lo stato della Tunisia, dell’Algeria e del Marocco definiti arabi, per la prevalente presenza dell’arabo come lingua ufficiale, un’appartenenza per la quale gli stessi marocchini si sentono più maghrebini che africani.
Ma cosa significa Maghreb? In arabo significa “luogo in cui tramonta il sole” proprio perchè è situato nella parte occidentale dei paesi arabi, mentre la parte orientale si definisce Mashrek, che vuol dire “dove sorge il sole”.
Da un punto di vista politico il Marocco è un Paese libero con una Costituzione approvata nuovamente nel 2011, il sistema giuridico si basa sulla legge islamica e francese, quello legislativo è impostato da una bicamerale Camera dei Consiglieri e Camera dei Rappresentanti, mentre quello giudiziario è coordinato dalla Corte Suprema e prevede la pena di morte con l’uso del plotone di esecuzione, l’ultima risale al ’93, ma è certo che nel braccio della morte ci siano almeno 115 prigionieri.
Come sempre, prima di scoprire la cultura letteraria di questa terra magica e misteriosa scopriamola un po’ insieme. Intanto ti confido, sono molto felice di poterti raccontare personalmente del mio Marocco, di ciò che mi sono portata come bagaglio di conoscenze da uno viaggio non recente, ma che ricordo con immenso piacere per la particolarità con cui l’ho vissuto e scoperto.
L’ho attraversato con un piccolo camioncino guidato da un Tuareg del deserto, 15 giorni incredibili da Casablanca alla medina di Marrakesh, passando per le città imperiali di Fes, Rabat, Meknes, visitando Moschee e palazzi imperiali, mercatini colorati detti souk, la casba e le piccole botteghe artigianali dove confezionano con le loro mani manufatti meravigliosi, dai tappeti persiani agli articoli in pelle, le farmacie con le ampolle di vetro piena di hennè, una pianta miracolosa usata moltissimo dalle donne per disegnare la pelle e farsi belle. le sue regioni divise tra loro dal colore della roccia che prende la tonalità alla luce del sole, dalle quali spuntano miracolosamente piante di rose meravigliose, o le gole di montagne altissime tagliate con la punta di un coltello dalle acque del fiume dove le famiglie usano bagnarsi per trascorrere qualche ora di vacanza.
Ricordo il deserto infinito e la sabbia smossa dai cammelli delle carovane dei tuareg, uomini imponenti con le loro tuniche blu, parte di un’etnia tra le più antiche del territorio arabo, pronti ad accoglierti negli accampamenti assemblati tra le dune, dove stare insieme, senza parlare, sembra quasi scontato, al tuo posto parla il silenzio della notte e il vento che annulla improvvisamente il calore del sole del mattino. E si guarda il cielo tinto di nero, queste dune che da lontano paiono piccole; avvicinando lo sguardo si trasformano in montagne di sabbia che salirle sembra impossibile, ma una volta giunti alla cime, lo spettacolo del tramonto lascia senza fiato. E li rimani, seduto a guardare l’orizzonte che man mano si colore delle sfumature del sole che se ne va lasciando in regalo lo spettacolo più bello che si possa vedere, momenti che ti porti dentro per sempre, e così l’alba di un nuovo giorno, dove ci si risveglia ma con realtà completamente diverse.
Al luccichio degli argenti, le vesti delle principesse colorate dai profili d’oro, si contrappone la realtà di un Marocco poverissimo dove la maggior parte della popolazione vive lavorando giornate intere sotto il sole cocente per pochi soldi, famiglie numerose costrette a vivere confinate nelle caverne della periferia, supplicando per un gesto di carità, affamata di cibo e di pace. Il Marocco è anche questo, diviso tra lo sfarzo di palazzi d’oro dai quali escono i rampolli delle grandi famiglie, e le grotte dove si dorme stesi sui tappeti costruiti con le proprie mani, le piccole botteghe di ceramiche dove i giovani siedono per 12 ore dipingendo piatti per un piatto da mangiare. Il Marocco è soprattutto questo, l’ostentazione continua del troppo e il troppo poco, culla di tradizioni e magnificenze, ma anche di analfabetismo e di una arretratezza culturale che colpisce profondamente.
Il Marocco è tutto questo ma è anche tanta cultura letteraria, tra narrativa e poesia, da menzionare Mohammed Bennis uno dei più importanti autori della poesia araba moderna. Nato a Fès, nel 1948, ha amato la poesia fin da piccolo; dopo gli studi filosofici all’università di Fes inizia ad insegnare e pubblica la sua prima raccolta di poesie nel 1960, al momento ha raggiunto le 11 raccolte. Nel 71 fonda l’importante e influente rivista letteraria Al-Thakafa al-Jadida [Nuova Cultura], che ha continuato a pubblicare fino al divieto nel 1984. Innovatore di una poesia meno legata al classico ma più libera, lo scrittore ha comunque scelto di continuare a scrivere in arabo e non in francese per mantenere la sua originalità locale.
Per la letteratura, tra le diverse voci, è importante ricordare Driss Chraïbi, considerato il patriarca della letteratura maghrebina contemporanea il primo a trattare il tema dell’identità culturale e razziale. Lo scrittore, morto in Francia all’età di 81 anni, è autore di una quindicina di romanzi, è stato ospite nel ’97 del Festival Letteratura di Mantova, ed è noto particolarmente per “L’Uomo del Libro”, “Nascita dell’alba” e per la divertente saga dell’ispettore Alì: si tratta del detective più coriaceo, erotomane e poetico della storia del noir internazionale.
Fra gli scrittori più noti, emerge anche Muhammad Shukri, autore del romanzo autobiografico Il pane nudo (Theoria 1989, trad. M. Fortunato). Da ricordare anche il romanzo Ibn Khaldūn: il grande erudito edito da Jouvence, del 2006 di Bensalem Himmish. Il romanzo ripercorre gli ultimi anni di vita di un personaggio di spicco del mondo arabo-islamico, l’insigne storiografo e sociologo ante litteram Ibn Khaldūn, e Il gioco dell’oblio di Muhammad Barrada (Mesogea, 2009)
Non si può trascurare di citare Marocco, romanzo il libro di Tahar ben Jelloum che dice “Un paese è ciò che noi siamo nel momento in cui lo visitiamo”. Dal 1971 lo scrittore vive a Parigi. Suoi articoli in Italia appaiono di frequente su «La Repubblica»; ha collaborato anche con «Il Corriere della sera», «Panorama», «L’Espresso». Scrive inoltre per «Le Monde». Per il profondo messaggio del libro Il razzismo spiegato a mia figlia (Bompiani 1998) gli è stato conferito dal segretario delle Nazioni Unite, Kofi Annan, il Global Tolerance.
Autore di Creatura di sabbia Jelloum accompagna il lettore verso l’anima più autentica del Marocco, in un itinerario le cui tappe sono le città e i deserti, i ricordi personali e la storia ufficiale, le leggende della sua terra e le tracce lasciate dagli stranieri che l’hanno attraversata.
Ci sono paesi che ci incantano e altri che ci maltrattano o che sono una pena per gli occhi e ci danno l’emicrania», ma è anche vero che molto dipende dalla nostra disposizione ad accogliere quello che ci viene presentato: «L’anima non si dà, non si concede, non svela niente della sua intimità. È in noi o non è».