Tre autori nati in Germania per parlare di immigrazione, dell’ipotesi Gaia e di uno strano caso del destino.
Quando mi è stato chiesto di scrivere un pezzo sulla Germania per questa nostra rubrica di libri in giro per il mondo, ho pensato: “Oh mamma!”. Davvero, come avrei potuto scegliere un paio di autori, massimo tre, per raccontare un paese con una storia letteraria così densa? Subito mi si sono affastellati nella mente nomi come Johann Wolfgang Goethe, Thomas Mann, Hermann Hesse, Rainer Maria Rilke, per dirne alcuni..
Ma poi ho pensato di vedere questa cosa sotto un altro punto di vista e ho deciso di raccontare la Germania letteraria attraverso tre autori contemporanei che mi hanno colpito per i temi trattati o per la loro storia personale.
Ti parlerò, quindi, di Jenny Erpenbeck, Frank Schätzing e Jennifer Teege.
Jenny Erpenbeck
Jenny Erpenbeck nasce nel 1967 in quella che allora era Berlino Est, in Germania. Cresciuta in una famiglia culturalmente molto attiva (suo padre era il filosofo e scrittore John Erpenbeck e sua madre la traduttrice Doris Kilias), dopo la laurea si specializza in regia di musical e intraprende così una carriera nel mondo del teatro. Inizia a scrivere sul finire degli anni ’90. Nel 2015 vince l’Independent Foreign Fiction Prize con E non è subito sera, e nel 2017 il Premio Strega Europeo con Voci del verbo andare. Ed è proprio di questo libro che ti voglio parlare. Jenny ha iniziato a scriverlo nel 2014 quando decise di andare nel campo degli immigrati in Oranienplatz, a Berlino, per conoscere di persona le loro storie. Non le bastavano le notizie dei media, Jenny voleva toccare con mano questa realtà. Ne è nato un libro in cui verità e finzione si amalgamano perfettamente (non è infatti un reportage) per cercare di rispondere a un’unica domanda: cosa vuol dire essere umani?
Voci del verbo andare
Richard è un filologo classico in pensione, quasi per caso entra in contatto con un gruppo di africani alloggiati in un campo profughi di Berlino. È un uomo solo, vedovo e senza figli, e ha molto tempo a disposizione; in quel luogo si scoprirà capace di ascoltare le vite degli altri, le peripezie e le vicissitudini di chi viene dal Ghana, dal Ciad, dalla Nigeria, storie di lutto, fame, guerra, coraggio e difficoltà. Nel dialogo con gli esuli Richard scorge un’umanità a tratti capace di essere innocente e integra. La sua cultura classica funge da elemento rivelatore, lo aiuta a immergersi in un mondo e in una diversa visione del mondo, a confrontare valori a volte contrapposti. L’antichità e la modernità, l’universalismo e l’interesse individuale, il difficile bilanciamento tra gli ideali e la sopravvivenza. Gli uomini a cui pone le sue domande sono riusciti ad arrivare a Berlino nell’autunno del 2013, dopo essere sbarcati a Lampedusa. Sono quattrocento stranieri in terra straniera, e tutto per loro è diverso, difficile, alieno. Prima si accampano in una piazza del quartiere Kreuzberg per chiedere aiuto e lavoro, ma la polizia li sgombera e li ricovera nella zona orientale della capitale. Vitto e alloggio, una prima conquista, e poi un corso per apprendere la nuova lingua. Ma per loro, come per quasi tutti quelli che sono scappati dai paesi di origine per approdare in Europa in cerca di un rifugio e di una casa, la normalità è una conquista difficile.
Frank Schätzing
Frank Schätzing nasce a Colonia, in Germania, nel 1957. Attivo come scrittore dal 1990, è autore di romanzi di successo che trattano temi anche molto diversi tra loro ma sempre attraverso la formula del thriller. Parla così, tra le altre cose, di cambiamento climatico, delle profondità marine, del lato nascosto della Luna, della mente umana, delle guerre storiche e di quelle che in futuro si potrebbero scatenare per il dominio dell’energia. Il suo libro più famoso, finora, è Il Quinto Giorno.
Il Quinto Giorno
Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie… Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari»… E fu sera e fu mattina: quinto giorno. GENESI 1, 21-23
14 gennaio. Huanchaco, costa del Perú. Il povero pescatore Juan Narciso Ucañan non crede ai suoi occhi: dopo lunghe settimane di magra, davanti a lui si stende un enorme banco di pesci. Ma ben presto il terrore cancella la sua felicità: i pesci, muovendosi come un unico essere, prima gli distruggono la rete, poi rovesciano la sua barca e infine si compattano, impedendogli di tornare in superficie. E, prima di morire, Ucañan scorge qualcosa che serpeggia verso di lui… 13 marzo. Costa norvegese. A bordo della nave oceanografica Thorvaldson, il biologo marino Sigur Johanson e Tina Lund, responsabile della Statoil per la scoperta di giacimenti petroliferi, guardano sconcertati il monitor che rimanda le immagini di un robot calato sul fondo del mare: milioni di «vermi» sembrano aver invaso lo zoccolo continentale. Cosa sono? Da dove vengono? E, soprattutto, perché sono così tanti? 5 aprile. Vancouver Island, Canada. Leon Anawak fa da guida ai turisti che vogliono osservare le balene nelle acque della British Columbia. Da qualche tempo, però, gli enormi mammiferi marini non si vedono più, come se si fossero «smarriti» da qualche parte. Poi, improvvisamente, riappaiono e si comportano in modo del tutto anomalo, arrivando addirittura ad attaccare la Barrier Queen, un cargo da sessantamila tonnellate. Ed è proprio sullo scafo di quella nave che Leon scopre una gigantesca colonia di mitili… Tre avvenimenti lontani, un unico tratto comune: il mare. Un mondo brulicante di esseri misteriosi, un universo di cui si conosce a malapena la superficie, un enigma che avvolge i sette decimi del nostro pianeta. Dall’Europa all’America, dal Polo Nord al Giappone, il mondo intero dovrà confrontarsi con questo enigma: scienziati, militari, capi di governo e individui comuni saranno trascinati in un’avventura senza precedenti, verso uno scontro titanico in cui si deciderà se la specie umana può avere ancora un futuro. Perché nessuno può sapere cos’è veramente successo nel quinto giorno della creazione. Fino a ora…
Jennifer Teege
Jennifer Teege nasce nel 1970 in Germania. All’età di 38 anni scopre, per caso, di essere la nipote di Amon Göth, lo spietato ufficiale nazista a capo del campo di concentramento di Płaszów, in Polonia. Se non ricordi chi sia, è quel sadico, soprannominato il macellaio di Płaszów, che nel film Schindler’s List di Steven Spielberg si divertiva a sparare con un fucile ai prigionieri del campo, dal balcone della sua villa. E purtroppo questo non è un fatto inventato. Jennifer nacque da una relazione tra un soldato nigeriano e una donna austro-tedesca. Quella donna, che diede la sua bimba in adozione pur rimanendo in contatto per qualche tempo con la nuova famiglia, a sua volta era la figlia di Amon Göth. Monika, la madre biologica di Jennifer, non conobbe mai suo padre e visse una vita spaccata a metà e con poche verità. Sconvolta da questa rivelazione, Jennifer ha deciso di scrivere un libro per venire a patti con la propria esistenza e cercare di uscire dallo stato di forte depressione in cui era caduta. Perché, se da un lato si rese conto che suo nonno avrebbe sparato pure a lei, dall’altro non sapeva come avrebbero reagito i suoi amici ebrei alla notizia (Jennifer visse 5 anni in Israele, dove studiò l’ebraico). E ancora, c’era qualche possibilità di aver ereditato la crudeltà inumana del nonno? Questo libro si chiama Amon. Mio nonno mi avrebbe ucciso.
Amon. Mio nonno mi avrebbe ucciso
“È lo sguardo della donna in copertina che mi sembra famigliare. Sono nella Biblioteca Centrale di Amburgo con un libro in mano. Ha una copertina rossa con la foto in bianco e nero di una donna di mezza età. Il suo sguardo è pensoso. Addolorato e spento. Sembra infelice. Leggo il sottotitolo: ‘La vita di Monika Göth, figlia del comandante del campo di concentramento di Schindler’s List’. Conosco Monika Göth. È mia madre”. Anche Jennifer ricorda la scena del film “Schindler’s List” in cui il comandante nazista interpretato da Ralph Fiennes appena sveglio dall’alto del balcone sceglie prigionieri a caso nel campo di concentramento e spara con il fucile. Come tutti, anche lei nel vederla è inorridita. E ancora non sapeva che quell’uomo, Amon Göth, era suo nonno. Lo scopre per caso quel giorno in biblioteca. Scopre che Monika, la madre che l’aveva avuta da un soldato nigeriano e l’aveva data in adozione a poche settimane, era la figlia di Amon e della sua amante Ruth Irene. Quindi il responsabile di migliaia di morti nel campo di concentramento di Plaszów era suo nonno. In un secondo il mondo le crolla addosso. Nonostante l’amore della famiglia adottiva, mille dubbi l’assalgono. Inizia a interrogarsi, a cercare in sé tracce del male, come fosse ereditario. Si rende conto che, per il suo sangue misto, forse suo nonno l’avrebbe uccisa. Si chiede se i suoi amici in Israele la considererebbero una traditrice.