Eccoci oggi ad esplorare la letteratura della Repubblica di Capo Verde. Chi ha mai sentito parlare di “Chiquinho“, di Baltasar Lopes?
Caro iCrewer ecco che oggi andiamo ad esplorare non soltanto una magnifica terra, ma anche un’opera considerata dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità” in quanto fondatrice della letteratura dell’arcipelago capoverdiano: “Chiquinho – Romanzo Capoverdiano”, di Baltasar Lopes, che è in pratica il primo vero romanzo africano scritto di cui abbiamo testimonianza. Le prime pagine comparvero nel 1935 in Portogallo su un supplemento letterario del “Diario de Lisboa” e il testo vedrà la luce soltanto nel 1947 per le Edizioni Claridade. La sua traduzione italiana risale al 2008 grazie all’interessamento di Edizione Lavoro e del traduttore Vincenzo Barca.
Capo Verde è un grappolo di isole di origine vulcanica disposte a semicerchio nell’Oceano Atlantico. Nel 1456, Alvise Cadamosto scoprì alcune isole di Capo Verde. Nello stesso anno, Antonio Bartolomeo da Noli, Vicente Dias e Diogo Gomes, navigatori nolesi e portoghesi al servizio del Portogallo, sbarcarono nelle isole descrivendole ufficialmente come terre disabitate. La posizione strategica rese ben presto Capo Verde snodo fondamentale per i commerci e per il redditizio traffico di uomini verso le Americhe che vide coinvolti gli schiavi di colore della Nuova Guinea; con l’abolizione della schiavitù nel 1875 l’arcipelago perse importanza ed iniziò una progressiva tendenza all’emigrazione verso l’Europa e l’America. Conquistata nel 1975 l’indipendenza dal Portogallo, lo stato di Capo Verde è attualmente una Repubblica parlamentare.
Il patrimonio naturale di indubbia bellezza dell’arcipelago capoverdiano spazia dalle lunghe spiagge incontaminate ai paesaggi lunari e desertici, dalle vette montuose (come Pico do Fogo che vanta un’altezza di 2829 metri) alle verdissime vallate di Santo Antao. Sotto il profilo culturale le animate città coloniali di Capo Verde (su tutte Mindelo e Praia) offrono a chi visita questi luoghi la vera immagine del paese e lo spirito creolo dei capoverdiani.
Capo Verde dunque è la patria di Chiquinho, vale a dire Francisco Soares protagonista e alter ego di Baltasar. Il romanzo è molto probabilmente autobiografico, l’autore è infatti nato a San Nicolau nel 1908 ed è morto a Lisbona nel 1989. Laureatosi in Legge e filologia a Lisbona, è stato tra i fondatori della rivista “Claridade”, un progetto culturale dei giovani intellettuali di Capo Verde, prima espressione di una rivendicazione intellettuale africana in cui si incontravano l’aspetto ideologico con l’espressione poetica e letteraria.
Il racconto è diviso in tre parti, corrispondenti all’infanzia (“Infanzia”), all’adolescenza (“S.Vicente”) e alla maturità prima della partenza per l’America (“Le piogge”):
“Dalle isole di Capo Verde, “dieci puntini gettati a caso in mezzo all’Atlantico”, ci arriva la storia del giovane Chiquinho. È lui stesso a raccontare la sua vita: l‘infanzia, dominata dal mondo degli affetti e popolata di storie di fantasmi, sirene, eroi e cavalieri; l’adolescenza, con le amicizie, i primi amori e la nascita di una coscienza civile; la maturità e il difficile momento della scelta: rimanere nella propria terra e lottare per essa o imbarcarsi, come tanti conterranei, su una nave con la prua rivolta alle Americhe. Immerso nella ‘marabeza’, quello speciale tratto di affabilità che distingue i capoverdiani, e accompagnato dalla musica struggente della ‘marna’, il romanzo ci introduce in un mondo sempre in bilico fra terra e mare, dove chi resta è forte quanto chi parte e porterà sempre con sé la nostalgia del suo paese. Un viaggio emotivo raccontato attraverso le molteplici voci dei protagonisti, il rapporto con la potenza della natura dei luoghi natii e le scelte da operare durante tutto il percorso.“
Sai che mi è venuta una grande curiosità, caro iCrewer? Un intenso racconto da leggere magari proprio durante le vacanze, per godere di un doppio viaggio. Facci sapere nei commenti se anche tu hai deciso di immergerti in quest’avventura!