Vivo in una città che uno dei miei nipotini ha identificato come una scarpa sulla cartina geografica; la città di cui parlo è Cosenza, che come sai si trova in Calabria.
Libri da… Calabria. Gli anni veloci
Oggi ti farò viaggiare attraversando questa regione che forma la punta dello STIVALE di questa nostra Bella Italia.
Chissà se mai i calabresi hanno pensato che vivere sulla punta, metaforicamente parlando, potesse risultare un vantaggio!
Una punta che è lambita dalle splendide acque del mar Ionio e del mar Tirreno, separata dalla Sicilia dallo stretto di Messina.
Strano a dirsi spesso è trascurata dalle grandi rotte del turismo sebbene possieda una natura selvaggia e misteriosa, con un clima accogliente, splendidi colori dei suoi due mari,
coste rocciose alternate a litorali sabbiosi e i sapori intensi e genuini della cucina locale e le testimonianze delle sue antiche origini rendono questa regione un posto unico, da ammirare sia d’estate che d’inverno
Se le coste non ti bastano potrai addentrarti nell’entroterra calabrese dove scoprirai un paesaggio puro ed incontaminato con immense distese di verde interrotte dal blu dei suoi laghi e da cascate nascoste.
È stata eletta nel 2016 la regione più bella del mondo nel concorso indetto dal National Geographic, ed ora ti accompagno in questo viaggio alla scoperta di questa regione vilipesa e dimenticata!
Il tour inizia sulla Riviera dei Cedri che indica una parte di territorio della provincia di Cosenza che si affaccia sul Mar Tirreno e si estende per circa 80 km, dal comune di Tortora a nord, a quello di Paola a sud, includendo anche diverse zone montane a ridosso della costa, sulle pendici dei Monti dell’Orsomarso, catena montuosa del Parco Nazionale del Pollino.
Il nome gli deriva dalla coltivazione dei cedri, definito nella Bibbia “il frutto dell’albero più bello”, e che ha trovato in questo lembo di terra calabrese il suo habitat naturale con un clima mite e temperato, poco ventilato e non soggetto a forti sbalzi termici.
Ora proseguiamo e scendiamo più giù, lungo la costa degli Dei, o Costa bella.
Questo è il nome con cui è stato battezzato il tratto di costa calabrese del Tirreno meridionale, ricadente interamente nella provincia di Vibo Valentia.
Questa meravigliosa parte del litorale, che delimita il cosiddetto corno di Calabria, è famosa per il susseguirsi di baie, promontori, bianche spiagge e mare cristallino, paradiso dei sub.
E chiudiamo sulla Costa Viola, inframmezzata da fermate nel mezzo dei due Parchi Nazionali – la Sila e l’Aspromonte -.
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Dove la Calabria sembra toccare la Sicilia ci sono luoghi della storia millenaria. Essi appartengono al mito quanto alla storia.
Oggi chiamiamo questa terra la Costa Viola, uno dei tratti costieri più belli di tutta la Calabria, dove la bellezza è tranquilla e intatta, dove le notevoli testimonianze archeologiche, sono inserite in una cornice di straordinaria bellezza paesaggistica e ambientale; dove il verde scende fino ad arrivare a toccare il blu del mare creando la magia, il colore viola che contraddistingue la Costa.
L’area deve il suo nome alla descrizione del filosofo Platone che, navigando lungo questo tratto di mare, rimase colpito dalle varie tonalità di viola, caratteristico colore che assumono in certe ore del giorno le limpide e profonde acque che lambiscono le sue spiagge spesso raggiungibili solo dal mare.
Le spiagge sono interrotte da tipiche falesie rocciose, le quali, senza soluzione di continuità, dall’Aspromonte si immergono rapidamente in mare, facendo si che gli si possa attribuire la denominazione di “montagna a mare”.
La bellezza del mare violaceo e l’unicità della costa frastagliata, esaltono uno scenario unico e suggestivo, avvolto dal mito e dalle leggende che tutt’oggi resistono.
La credenza popolare colloca il colore della Costa alla leggenda di Donna Canfora, ricca nobildonna, che la vide respingere l’offerta d’amore da parte di un saraceno, che la attirò con l’inganno sulla sua nave, da cui lei si lanciò per non infrangere il ricordo del marito.
Nel punto un cui la donna annegò, le acque diventarono di colore azzurro e verde smeraldo e il fondo si coprì di alghe.
Il ricordo di Donna Canfora rivive ancora oggi quando le onde, infrangendosi sulla terraferma, simulano l’abbraccio della donna alla sua terra.
La Calabria viene annoverata come culla della Magna Grecia, oltre all’ampia scelta di chiese e monasteri, castelli e palazzi, borghi e luoghi dove sopravvivono usi e tradizioni secolari.
La storia e le tradizioni calabresi risentono delle influenze di vari popoli che si sono susseguiti sul territorio.
Le prime tracce della presenza dell’uomo in Calabria risalgono al paleolitico come ne testimoniano i ritrovamenti nelle grotte di Scalea e il graffito del “Bos primigenius” a Papasidero, un figura di toro incisa nella roccia 12.000 anni fa.
Dai primi coloni greci, tra l’VIII e il VII sec. A.C., con i quali si assistette ad un grande sviluppo socio-economico, culturale ed artistico tanto da definirla “Magna Grecia”, la regione è passata sotto i domini romani (III secolo A.C.), bizantini, normanni (1060), svevi, aragonesi e borboni.
Scenario di una famosa battaglia del Risorgimento, in cui Giuseppe Garibaldi rimase ferito, fu l‘Aspromonte.
La popolazione calabrese presenta ancora oggi un’identità abbastanza variegata, con una serie di dialetti parlati che derivano da altre lingue.
Passeggiata per la Calabria di Justus Tommasini
Come attraverso la vita dei giovani:
O ancora attraverso una delle piaghe che non ha mai abbandonato queste terre:
Il muro dei muri di Carmine Abate
Tutto quello che ti ho descritto è solo una modesta parte di quanto ancora ci sia da sapere e vedere in Calabria.
Ci sono stata da piccola ma ricordo ancora il bellissimo mare e la spiaggia di sassi. ❤️