Oggi – per la rubrica Libri e cinema – dedichiamo lo spazio a una delle pioniere dell’emancipazione femminile, Lidia Poët: una guerriera che ha lottato per far valere i suoi diritti in mezzo a una classe dominata dagli uomini, una donna con la D maiuscola.
Sai chi è?
La legge di Lidia Poët
Se il nome non ti ricorda nulla, è bene ricordarla in quanto è stata la prima donna a laurearsi in giurisprudenza, a diventare quindi il primo avvocato donna in Italia e che ha reso un contributo essenziale per il diritto penitenziario nazionale.
Un vero esempio di tenacia, resilienza e determinazione che ha ispirato Matteo Rovere e la produzione cinematografica Groenlandia a creare la serie tv che vede l’attrice Matilde De Angelis interpretare il ruolo di questa celebre donna in 6 episodi. Ma cosa vedremo ne la Legge di Lidia Poët? Scopriamolo!
Torino, fine 1800. Una sentenza della Corte d’Appello di Torino dichiara illegittima l’iscrizione di Lidia Poët all’albo degli avvocati, impedendole così di esercitare la professione solo perché donna. Senza un quattrino ma piena di orgoglio, Lidia trova un lavoro presso lo studio legale del fratello Enrico, mentre prepara il ricorso per ribaltare le conclusioni della Corte.
Attraverso uno sguardo che va oltre il suo tempo, Lidia assiste gli indagati ricercando la verità dietro le apparenze e i pregiudizi. Jacopo, un misterioso giornalista e cognato di Lidia, le passa informazioni e la guida nei mondi nascosti di una Torino magniloquente.
La serie rilegge in chiave light procedural la storia vera di Lidia Poët, la prima avvocata d’Italia. el cast, Matilda De Angelis nel ruolo della protagonista, ed Eduardo Scarpetta in quello del giornalista Jacopo Barberis. Pier Luigi Pasino è Enrico Poët, fratello di Lidia, mentre Sara Lazzaro e Sinéad Thornhill sono rispettivamente Teresa Barberis, moglie di Enrico, e Marianna Poët, la loro figlia. Dario Aita è Andrea Caracciolo. La serie debutterà il 15 febbraio.
Di seguito puoi gustarti il trailer della serie in arrivo!
Oltre alla serie tv, ci sono due libri che raccontano la storia della prima donna avvocato. Vediamoli insieme!
Lidia Poët. La prima avvocata di Ilaria Iannuzzi e Pasquale Tammaro
La prima lettura è intitolata Lidia Poët. La prima avvocata di Ilaria Iannuzzi e Pasquale Tammaro, edita da Le Lucerne: il ritratto di una donna straordinaria, che con tenacia e ingegno ha dischiuso la strada a tutte le colleghe del futuro. Ecco la sinossi!
Il 17 giugno 1881 Lidia Poët, davanti a un’immensa folla plaudente, si laurea in Legge all’Università di Torino. Ha ventisei anni, intelligenza e coraggio da vendere, ed è determinata ad arrivare dove nessun’altra era ancora mai riuscita: diventare avvocata.
Due anni dopo termina la pratica, sostiene brillantemente gli esami per l’iscrizione all’Albo, qualcuno nel Consiglio dell’Ordine storce il naso, ma la maggioranza la sostiene. Ce l’ha fatta, è lei la prima avvocata d’Italia. Ma la conquista sarà effimera: il Procuratore del Re impugna l’iscrizione davanti alla Corte d’appello di Torino, che dichiara che le donne non possono esercitare l’avvocatura. Lidia si prepara al ricorso in Cassazione, mentre l’intero Regno attende col fiato sospeso la sentenza definitiva.
Tutti i giornali, i giuristi, le femministe, i politici durante quei mesi non parlano d’altro: chi è a favore, chi è contro, chi precorre i tempi e chi rimane ancorato al passato. Ne emerge una polifonia di voci, l’affresco di un’epoca fervida e contraddittoria e, soprattutto, il ritratto di una donna straordinaria, che con la sua tenacia e il suo ingegno ha dischiuso la strada a tutte le colleghe del futuro.
Lidia e le altre. Pari opportunità ieri e oggi: l’eredità di Lidia Poët di Chiara Viale
La seconda lettura intitolata Lidia e le altre di Chiara Viale, edita da Guerini next, entra nel vivo di quello che ha significato la figura di Poët per le tutte le donne: un esempio di quanto è stata dura – e lo è ancora – la lotta per i pari diritti tra uomo e donna.
Ecco la sinossi!
La giustizia è donna, ma non sempre è stata giusta con le donne. Lo dimostra in modo esemplare la storia di Lidia Poët, la prima avvocata italiana che, in tempi in cui le ragazze – per citare le sue stesse parole – si occupavano “esclusivamente di trine all’ago e di budini di riso”, osò immaginare di poter esercitare davvero la professione nelle aule di tribunale, tanto da avere l’ardire di richiedere l’iscrizione all’Albo (concessa e poi negata), dopo anni di impegno, ostinazione, scelte anticonvenzionali e passione per lo studio del diritto e dei diritti.
Anni di esami, viaggi (dal piccolo paese di nascita in Piemonte, Lidia arriva a Parigi, Londra, perfino in Russia), dibattiti sul suffragio femminile, sull’emancipazione delle donne, sulle condizioni delle carceri.
Per la prima volta proposta al grande pubblico in un libro che ne ripercorre non solo la biografia ma anche l’eredità intellettuale, la figura di Lidia giganteggia in tutta la sua pacata e caparbia concretezza che la porta a sfiorare traguardi mai toccati prima e soprattutto ad aprire la strada a tutte coloro che sono venute dopo di lei.
La strada da fare è ancora molta, ma è indubbio che se oggi possiamo parlare di parità lo dobbiamo a donne come Lidia Poët. Con un’intervista a Elena Bonetti. Presentazione di Marta Cartabia. Prefazione di Pierluigi Battista.