Oggi, nella Giornata mondiale del Libro e del Diritto d’autore, credo sia indispensabile parlare anche di ciò che ci permette di festeggiare una tale conquista, del presupposto di ogni pubblicazione: il diritto alla libertà d’espressione, che nella Costituzione italiana è sancito dall’articolo 21.
Articolo 21
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.
Perchè è così importante il diritto alla libertà d’espressione?
Prima di tutto, come insito nell’espressione, si tratta di una libertà che per il nostro Stato è inviolabile.
Questo diritto, in più, non riguarda soltanto giornali o case editrici, no, è molto, molto più ampio. L’artico 21 della Costituzione è quello che consente a ognuno di noi di esprimere liberamente il proprio pensiero, senza dover temere di seguire ripercussioni per questo (ovviamente possono esserci ripercussioni sociali, però).
È ciò che ci consente di scrivere post sui social, articoli di giornale, fare discorsi o interviste, senza rischiare che delle parti vengano arbitrariamente censurate – salvo restando che ogni ente può avere le sue linee guida, che dichiarano cosa è ammesso affermare in una piattaforma, e cosa no, per fare il possibile per rispettare l’integrità morale e la dignità di tutti.
E se tutto ciò ti sembra normale, quasi scontato, beh, gioisci, perchè non è sempre stato così. Uno dei modi migliori per influenzare l’opinione pubblica è, infatti, controllare le informazioni di cui essa entra in possesso. Per questo, solitamente, nei regimi totalitari viene fatto ampio uso di censura.
Parlando di carta stampata, nei secoli scorsi, la censura si applicava a volte prima della pubblicazione delle opere; in altri casi, invece, il sequestro delle copie era successivo a una prima distribuzione. E che fine facevano i libri (o le riviste) non congeniali? Molto spesso venivano bruciati, per cancellare ogni prova della loro esistenza, o messi al bando – com’è capitato ai titoli inscritti nell’Indice dei libri proibiti – e l’autore era controllato a vista.
Oggi, per fortuna, la musica è cambiata e il diritto alla libertà d’espressione è una garanzia. Pensiamo, ad esempio, a tutti i libri di denuncia che affollano gli scaffali delle librerie (da quelli contro la criminalità organizzata, a quelli che portano alla luce corruzione e macchinazioni illegali), o quanti volumi che esprimo verità scomode o controverse. Per non parlare dei titoli che criticano apertamente Stati e Governi. Ecco, senza l’articolo 21, non sarebbe possibile.
Ciò non toglie, però, la necessità di fermarsi e riflettere, prima di dire o scrivere qualcosa. Perchè, secondo me, avere libertà d’espressione non significa essere in possesso del diritto di espellere grumi di parole di disprezzo, razzismo, discriminazione e ignoranza, brandendo la bandiera di “è un mio diritto”. O meglio, ognuno di noi, a mio parere, è libero di pensare ciò che vuole, di vedere il mondo nei colori che preferisce, ma ha anche il dovere di esprimere il proprio pensiero tenendo conto della sensibilità altrui.
Credo che ogni diritto, compreso quello di libertà d’espressione, vada esercitato con buon senso, proteggendo noi stessi, ma anche gli altri. In questo caso specifico, ciò significa rispettare ogni opinione, anche le più distanti dal nostro pensiero. Perchè sebbene sia così estremamente facile lasciare andare il leone da tastiera che si nasconde nel profondo (in certi casi, mooolto profondo) di ognuno di noi, è necessario ricordare sempre che abbiamo a che fare con altre persone, con sentimenti, ragioni e pensieri validi tanto quanto i nostri. E che, come noi, sono in pieno possesso del diritto d’espressione.