Che la fotografia sia uno strumento di denuncia sociale molto potente, ormai è un fatto assodato. Tante volte commuove o fa molto più arrabbiare un’immagine, rispetto alla stessa scena descritta a parole, perchè vedere significa fare molta più fatica a dimenticare una prima impressione. Ed è per questo che il lavoro di Lewis Hine è stato così importante.
La nostra quotidianità è bombardata da immagini e foto in tempo reale degli avvenimenti. Non serve smanettare così tanto sul web per vedere foto di guerra; o di salvataggi in extremis; di vittorie e di sconfitte; di assegnazioni di premi o di grandi processi. Oppure di tramonti mozzafiato, viste spettacolari e miracoli della natura che fanno venire le lacrime agli occhi. Eppure, sebbene i nostri sensi siano quasi saturi – troppa esposizione fa sì che pian piano una determinata scena diventi normale, e quindi non abbia più effetto – immagini struggenti riescono ancora a far risuonare emozioni forti.
Non c’è da stupirsi che nei primi anni del Novecento, una fotografia potesse fare ancora più scalpore, attirare ancora più l’attenzione, rispetto a oggi (anche se sicuramente non aveva la stessa diffusione e nemmeno con altrettanto velocità). Forse è anche per questo che il sociologo statunitense Lewis Hide scelse proprio la macchina fotografica come strumento con cui approcciarsi al mondo.
Lewis Hine e le sue fotografie di denuncia
Nato in una cittadina del Wisconsi nel 1874, Lewsi Hine si laureò in sociologia e divenne professore in una scuola di New York. Una sua peculiarità era lo spingere i ragazzi a osservare e scoprire il mondo attraverso la lente dell’obiettivo.
Tuttavia, Lewis Hine si trovò ad allontanarsi dalla cattedra, per catturare istanti della realtà e della quotidianità degli americani. Un soggetto a cui dedicò molti scatti furono gli immigrati che arrivavano in nave nel Nuovo Continente, non solo stremati dal viaggio e accalcati sui ponti delle navi, ma anche mentre erano impegnati nei controlli post sbarco.
Durante la Prima guerra mondiale immortalò gli sforzi della Croce Rossa americana, giunta in Europa per prestare soccorso. Affiancò lo stesso ente anche nei mesi dopo la Grande depressione (1929), quando prestò soccorso in alcuni territori allagati.
Nel 1930 gli fu commissionato di documentare il processo di costruzione dell’Empire State Building e per fare ciò salì sulle impalcature e corse gli stessi rischi degli operai, sospesi a centinaia di metri dal suolo senza una minima sicurezza o protezione.
Tuttavia, il progetto a cui partecipò Lewis Hine di cui voglio parlare più nello specifico è la sua collaborazione con il National Child Labor Committee, un comitato per l’abolizione del lavoro minorile, iniziata nel 1907. Con i suoi scatti l’ex-professore, ormai votato al fotogiornalismo, documentò un fenomeno sociale molto diffuso, ma le cui implicazioni erano fortemente sottovalutate: il lavoro minorile.
La forte industrializzazione e l’aumento di produzione generato dall’invenzione di macchinari fecero sì che la richiesta di manodopera aumentasse vertiginosamente. Per rispondere a questa domanda del mercato del lavoro, si optò per assumere una moltitudine di bambini: agili, giovani, facili da plasmare e da sottopagare. Sebbene nella seconda metà dell’Ottocento alcune regolamentazioni avevano ridotto l’orario di lavoro a dieci ore, si era ben lontani dallo stabilire un’età minima accettabile – ora è sedici anni.
Le fotografie di Lewis Hide non solo documentarono la situazione nero su bianco, senza fronzoli – sfruttamento, malnutrizione, condizioni di vita abominevoli, fatica e infortuni frequenti – ma resero quei bambini reali. Il sociologo allegò a ogni immagine il loro nome e la loro età, rendendoli un volto distinto e nitido, non più parte di una massa informe.
Ovviamente questo suo lavoro non era visto di buon occhio dai proprietari, e spesso per riuscire a entrare in contatto con i bambini dovette intrufolarsi nelle fabbriche in incognito, vuoi come venditore di cartoline o come fotografo industriale, interessato a immortalare i macchinari più recenti.
La legge americana contro il lavoro minorile fu promulgata solamente nel 1938, ma le foto di Lewis Hine aiutarono a rendere l’opinione pubblica più consapevole della realtà che si nascondeva dietro a titoli di grandi assunzioni.
Purtroppo, prima della sua morte nel 1940 Lewin Hine attraversò anni difficili, in cui nessuno era più disposto ad assumerlo. Ora più di cinquemila sue fotografie sono conservate nella Biblioteca del Congresso e visibili in varie raccolte fotografiche.