Per la nostra rubrica Leggilo anche tu ho scelto un libro di Francesco Guccini uscito per Mondadori nel 2014: Nuovo dizionario delle cose perdute.
Mi sono chiesto, in realtà, nei giorni che precedevano l’uscita di questo articolo, se dovevo sfruttare il mio turno in questa rubrica in cui noi della redazione di libri.iCrew consigliamo un libro che fa parte della nostra vita, dovendo adattare la mia proposta alla stagione estiva oppure semplicemente proponendoti un titolo che in qualche modo è stato importante nella mia crescita. Ho optato per tener conto dell’estate, e quindi di scegliere un libro che mi è molto piaciuto ma anche che vada incontro alle esigenze della stagione: poco impegno e tanto intrattenimento.
Negli ultimi giorni si è fatto un gran parlare di Guccini, per via del suo ultimo romanzo Tralummescuro, che è stato inserito tra i finalisti del Premio Campiello, il cui vincitore sarà svelato in autunno a Venezia. Risultato questo, per lo storico cantautore modenese, che mi rende molto felice, perché dotato davvero di una splendida penna, già emersa nei testi delle sue tante canzoni.
Di Guccini apprezzo molto la capacità di raccontare e di far rivivere momenti di storia popolare che oggi, vuoi per la modernità o per la frenesia, non riusciamo più a ritrovare. In questa ottica, la lettura di Nuovo dizionario delle cose perdute, mi ha catapultato in una Italia che per via della mia carta d’identità non ho potuto conoscere ma che da sempre mi ha affascinato da morire.
NUOVO DIZIONARIO DELLE COSE PERDUTE
Nuovo dizionario delle cose perdute è una vera e propria collezione di oggetti, tradizioni, modi di dire e modi di vivere che oggi non esistono più. Un elogio del vintage sostenuto dai ricordi e dalle storie che ad essi girano intorno.
Alcuni esempi?
L’idrolitina, quella polvere che si usava per rendere frizzante l’acqua, le autoradio estraibili, Coppi e Bartali, le osterie… e via dicendo, senza elencarne troppi per non correre il rischio di togliere il piacere della lettura. Aneddoti e racconti carichi di nostalgia per quei tempi andati che tutti, e sono sicuro di questa affermazione, proviamo davanti ad una situazione che ci fa tornare alla mente momenti tanto cari della nostra vita passata.
Ogni oggetto o storia, costituisce un capitolo, un racconto, ed è proprio per questo che ritengo Nuovo dizionario delle cose perdute una lettura ideale per l’estate. Si legge un contributo e poi ci si lascia cullare dai propri ricordi, dalle proprie storie passate, senza doversi accanire nella lettura come si fa con un romanzo.
Secondo me, oggi, i racconti presenti nel libro potrebbero catalogarsi sotto la tecnica di scrittura dello storytelling, ma tenendo fede al concetto base dell’opera sono semplicemente e italianamente da ritenersi delle straordinarie testimonianze da tramandare senza mai smettere di farlo.
IDEA PER LE VACANZE
Ad inizio articolo ho affermato che la lettura estiva deve anche essere intrattenimento leggero, ed ecco che, approfittando di questo spazio, mi è venuto in mente che potrebbe essere divertente prendere un quaderno e segnare le nostre cose perdute. Quelle cose che non ci sono più ma che ricordiamo sempre con piacere. Chiaramente un’idea figlia della lettura del libro di Francesco Guccini, che si basa sui ricordi legati al periodo del primo dopoguerra e degli anni ’50.
Io l’ho fatto, tornando per forza di cose agli anni ’80 e ’90 e che in arricchimento a questo articolo ti aggiungo, caro iCrewer. Solo alcune righe da leggere, alcune righe frutto dei miei ricordi e di tutta la mia nostalgia possibile:
La merenda delle 16: Era per me un rito immancabile. Ricordo benissimo che avevo l’appuntamento fisso con il cartone animato Holly e Benji mangiando il formaggino Susanna spalmato sui crackers.
La coppa delle coppe: La competizione calcistica che giocava la squadra che vinceva la Coppa Italia. Il giovedì sera. Se sei un tifoso appassionato di calcio non dimenticherai mai il Vicenza di Guidolin in semifinale. Un baluardo del calcio che forse oggi non esiste più.
La sera di Natale: La giornata di Natale si passava sempre da mia nonna materna, che abitava a circa venti minuti di macchina da casa mia. Durante il tragitto di ritorno c’era sempre l’immancabile conta degli alberi di Natale per strada. Ogni anno io e mia sorella cercavamo di superare il record dell’anno precedente, che avevamo accuratamente riportato sul calendario per non dimenticarlo a distanza di 365 giorni. Mio padre, barando bonariamente, credo allungasse spesso volontariamente la strada per farci esultare.
I nonni: Può sembrare stupido o troppo melodrammatico ma è così. Troppi ricordi legati ai momenti felici di quando eravamo bambini e troppe attenzioni (spesso clandestine ai nostri genitori) per non guardare indietro con malinconia.
Il gel: Che oggi senza capelli al massimo potrei soltanto mangiarlo. Le ore davanti allo specchio per trovare l’architettura giusta dei capelli in modo da poter far breccia nella testa e nel cuore delle ragazze. Ripensandoci ora, a che pataccamenti uscivano fuori, mi viene quasi da ridere.
Sono solo alcuni esempi, dei miei ricordi, riportati in maniera veloce e sintetica, ma in Nuovo dizionario delle cose perdute, credimi amico lettore, le situazioni sono molto più amplificate e molto meglio scritte, e non potrebbe che essere così. Un libro da leggere col sorriso amaro sulle labbra e con il cuore gonfio di emozione.