Romanzo di esordio per Massimo Coppola, conosciuto dal grande pubblico come sceneggiatore, autore, conduttore e regista televisivo, adesso anche scrittore
Massimo Coppola, classe 1972, nasce a Salerno. Laureato in Filosofia, intraprende la carriera di regista di documentari e di conduttore televisivo. Dopo un’esperienza in campo editoriale si dedica alla ricerca artistica e in seguito alla cinematografia, diversi i documentari che lo vedono in veste di regista. Nel 2010 presenta alla sessantasettesima edizione del Festival di Venezia, il suo primo lungometraggio Hai paura del buio. Molteplici le conduzioni di vari programmi radiofonici e televisivi, come diversi sono i saggi che lo vedono autore. Una personalità versatile e piena di interessi come la sua, non poteva non scandagliare un altro settore, la scrittura e infatti eccolo esordire in veste di romanziere con Un piccolo buio, edito da Bompiani. (Il buio sembra essere il suo filo conduttore, almeno dai titoli…)
Pubblicato lo scorso 6 Marzo, il romanzo di Massimo Coppola, si sviluppa tra le stanze del Palazzo Vittoria, a Milano. La prima scena si svolge nel 1936, in piena era fascista ma è soltanto l’inizio, in quanto tutta la storia narrata attraversa i decenni tra le stanze e gli specchi del palazzo che vedono il susseguirsi e l’evolversi dei personaggi, nelle varie generazioni.
“Massimo Coppola, costruisce un libro stratificato in cui sperimenta registri linguistici e inquadrature, mescola il romanzo storico alla commedia italiana, racconta la paura di vivere che attraversa il nostro tempo: un piccolo buio nascosto nel cuore di ognuno, sempre sul punto di allargarsi e inghiottire tutto, come uno schermo che si oscura. Ma sopratutto questo romanzo da dignità di personaggio a un luogo chiave della vita moderna, il condominio che diventa il teatro di una possibile nékya, il rito antico per riportare sulla terra gli spettri dei morti: ciascuno di loro ci consegna il suo frammento di vita pubblica e di privato destino, ci costringe ad un bilancio del secolo da cui veniamo e poi lascia spazio ad un futuro in cui, forse, costruire qualcosa di nuovo sarà ancora possibile”.
…da questa descrizione, sembra un libro da leggere in full-immersion, per riemergere soltanto a pagine finite.